Giorgio Bocca: La forza delle armi

10 Novembre 2004
I marines avanzano fra le macerie di Falluja, i superstiti dei bombardamenti aerei sono in fuga, Allawi proclama la legge marziale. Ecco il nuovo vecchio corso della politica di George Bush in Iraq: la guerra continua. A più di un anno dalla proclamazione della vittoria da parte del presidente americano siamo alla "coventrizzazione", o distruzione totale di una città di ottantamila abitanti per domarne la ribellione che i superstiti testimoniano e allargano nell´intero paese.
A dirigere il Pentagono c´è sempre Donald Rumsfeld, e i firmatari del Manifesto del conservatorismo americano da Paul Wolfowitz a Condoleezza Rice sono in attesa di promozioni. Insomma, forza militare e globalismo, la realizzazione di un´espansione della Way of life americana assicurata dalla forza delle armi.
Il risultato di questa tragica perseveranza è che la spaccatura fra Stati Uniti ed Europa si fa più profonda: il presidente francese Chirac ha evitato la visita a Parigi di Allawi, il presidente tedesco Schroeder ha confermato che i soldati tedeschi non andranno mai in Iraq, lo spagnolo Zapatero è sotto attacco dalla Chiesa per le sue riforme, mentre l´Italia deve rassegnarsi ad avere Fini al ministero degli Esteri.
Non è finita: mentre a Falluja si combatte, già fra i consiglieri di Bush si discute di un attacco all´Iran e si esaminano le ipotesi: un attacco aereo ai centri dove gli iraniani lavorano alla bomba, un raid israeliano come nel passato o una guerra classica con colonne di carri armati che vanno a finire in un pantano?
Nella guerra che continua di George Bush noi italiani moltiplichiamo le reazioni velleitarie e scomposte. Uno sciame di riformisti buoni e furbi ha occupato giornali e televisioni per spiegarci la loro ricetta per abbattere il berlusconismo: primo non combatterlo, evitare di essere contro perché ad essere contro si perde, e soprattutto evitare l´antiberlusconismo dei salotti. Da noi quando non si sa più con chi prendersela si reinventano i salotti che se mai sono esistiti sono scomparsi da decenni. Non sono stati certo i salotti gli autori del "sette a zero" elettorale nelle suppletive di ottobre, ma centinaia di migliaia di persone che non ne possono più del cavalier Dulcamara e dei suoi giochi delle tre carte sulla riduzione fiscale e le grandi opere. Comunque questi sedicenti riformisti ci hanno invitato a meditare sulla lezione americana, soprattutto sulla sorpresa dell´America profonda, intesa come una preziosa secolare, intangibile riserva di saggezza e di moralità, "Dio, patria, famiglia" del popolo genuino e virtuoso delle grandi praterie. Non si è capito bene a che ci esortassero i nostri riformisti compassionevoli: se ad imitare il fanatismo religioso delle genti americane di mezzo, il loro disprezzo per gli intellettuali, gli scienziati, gli artisti che hanno fatto dell´altra America il centro del mondo. Non credo che volessero ricordarci che siamo maestri nel "correre al soccorso dei vincitori" o che a questo mondo in politica vince chi ha grinta o "gli attribuiti", sublime volgarità che dalle cronache sportive è passata a quelle politiche. E ancora i nostri saggi riformisti conservatori ci hanno rimproverato il pettegolezzo alla Moore sul Bush incolto e stupido, che fa il paio con la diffamazione continua del Cavaliere.
La vittoria di Bush ha avuto l´effetto da noi di accentuare il ritorno del passato in pieno corso: una rivincita sul pacifismo, una incontenibile gioia per il successo dei potenti del mondo, una rabbiosa richiesta di risarcimento per gli anni, ormai finiti, in cui la democrazia governava il Paese. Ultima melanconica osservazione: continua la grande strategia del Pentagono, la marcia verso oriente, lo spostamento ad est di corazzate e marines, per fare che cosa resta un mistero. E qualcuno si ricorderà del nostro corpo di spedizione dimenticato nel deserto di Nassiriya, ancora in dubbio, secondo i nostri governanti, se sia li per fare la guerra o per fare la pace.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …