Gianni Vattimo: Quale Croce?

20 Dicembre 2004
La Corte Costituzionale avrà avuto certo le sue buone ragioni "tecniche" (ossia, che ci sfuggono); ma la sentenza con cui ha liquidato il problema, postole da un magistrato, del crocifisso nelle aule scolastiche somiglia maledettamente alla "madre di tutte le sentenze", quella con cui, qualche giorno fa, il tribunale di Milano ha "prescritto" il reato di corruzione di un giudice imputato a Berlusconi. Significa che lo ha assolto - il reato non esiste; oppure che lo ha solo prosciolto avendo accertato che il reato c'era, che meritava (bah) le attenuanti generiche e quindi, complici i termini della prescrizione, che non dava luogo a conseguenze penali? Così ora: la Corte Costituzionale si dichiara semplicemente incompetente a giudicare del problema postole, oppure dichiara che il problema non ha ragione di essere posto - in quanto "manifestamente inammissibile"? La Corte dice solo che è un affare di "arredamento scolastico", perciò amministrativo, e dunque non ha niente a che fare con la violazione di eventuali diritti costituzionali. Sia in un caso sia nell'altro il dibattito merita di rimanere aperto; e lo sarà, probabilmente - giacché già si sentono i clamori trionfali dei clericali e dei teo-cons nostrani, che celebrano nella sentenza la riaffermazione delle radici cristiane della nostra civiltà, così come i berlusconiani hanno celebrato la "assoluzione" del signore di Arcore con canti e champagne. Ma in entrambi i casi, quel che si prova davanti alle due pronunce della magistratura è una sensazione di disagio e, diciamolo pure, di vergogna. Va bene, dovremmo aspettare la motivazione (almeno della sentenza milanese) prima di parlare, ce lo ripetono tutti sbattendoci in faccia la nostra incompetenza. Comunque le sentenze, per quanto diverse, hanno entrambe il sapore di quello esprit florentin che manda in brodo di giuggiole Ferrara e i suoi adoranti estimatori; ma che esprime solo il perenne sostrato clerico-fascista-moderato , il vero e proprio "zoccolo molle" della società italiana.
La questione del Crocifisso nelle aule scolastiche non è, di per sé, una questione di vita o di morte. Nessuno di noi, anche tra i più credenti (anzi, soprattutto tra questi), ci ha mai fatto caso; e proprio quando la questione si è posta esplicitamente per merito di qualche giudice illuminato o semplice cittadino laico, ha dovuto riconoscere che fare del Cristo crocifisso il "simbolo della nostra cultura nazionale" (così, cito a memoria, il cardinale Ruini) era una bestemmia, o per lo meno un ritorno indietro di vari secoli, ai tempi dei missionari al seguito dei conquistadores. Non solo fuori della Chiesa, ma forse soprattutto al suo interno, c'è oggi una presa di coscienza largamente anticoncordataria, motivata dalla constatazione che i privilegi ancora riconosciuti alla chiesa cattolica in Italia sono un ostacolo alla fede più che un aiuto al lavoro di evangelizzazione. Con tutto il rispetto per le "motivazioni" tecniche della Corte, ci pare che il modo in cui essa ha liquidato il problema (riducendolo, forse con consapevole senso dell'umorismo, a una faccenda di lavagne, banchi, cancellini..) testimoni una chiara incapacità (o non volontà) di capire la portata della questione, in un momento in cui, quando ancora si parla di problemi seri nei nostri media, essi si concentrano appunto intorno al rapporto tra religione/religioni e società, o alla libertà di coscienza, alle pretese vaticane di monopolizzare la bioetica.
Insomma, un insieme di problemi di valore, su cui un consesso come quello dei custodi della Costituzione (sia pure ancora carica dell'art.7) non dovrebbe rifiutare di pronunciarsi.

Gianni Vattimo

Gianni Vattimo (Torino, 1936) è uno dei più importanti e noti filosofi italiani. I suoi studi su Heidegger e Nietzsche hanno avuto risonanza internazionale e, al pari delle sue opere …