Parla Doris Lessing: "Io dalla parte di anziani e bambini"

17 Novembre 2013

Parla Doris Lessing: "Io dalla parte di anziani e bambini"
Di Francesco Mannoni, tratta da “La Provincia di Como”, 2 gennaio 2005


Il suo modo di parlare, ha qualcosa d'angelico, ma il guizzo dello sguardo che fissa l'interlocutore, ha il balenio di una luce intermittente che ad intervalli regolari flagella come uno scudiscio: “L'atteggiamento condiscendente nei confronti delle persone anziane in generale, è una caratteristica fissa della razza umana: quello di trovarsi un gruppo, un individuo, un animale con cui essere paternalistici. C'è sempre qualcuno da condannare o da ghettizzare: oggi potranno essere gli stupidi e i disabili, domani i musulmani, e tutti quelli che non sono e non la pensano come noi. Come specie siamo ancora molto tribali: noi siamo i buoni, gli altri i cattivi. È una vecchia logica della quale non ci siamo mai liberati, e la usiamo con particolare riguardo verso le persone anziane, perché vecchio per tanti significa stupido, incapace… Una guerra non finisce mai davvero. Continua a lavorare sotto traccia, nel sottosuolo, come sta succedendo in Iraq e in Palestina, e per questo fatto, alla situazione attuale del terrorismo e ai rapimenti che sono diventati un'arma di ricatto, personalmente non vedo una soluzione e non ne ho una da proporre. Di una cosa però sono certa: non credo che Ceorge Bush libererà il mondo del terrorismo.”

"Sono una vecchia cinica, lo so", dice Doris Lessing con voce ferma e un sorriso disarmante. Ma questa amabile e sorprendente nonnina inglese di 85 anni, nata in Iran quando ancora il paese si chiamava Persia e vissuta nello Zimbabwe, un pezzo di Sudafrica ex Rodhesia, non è certo una cariatide del passato.
Tenace e provocatoria, in romanzi e racconti che hanno fatto epoca ha raccontato l'apartheid e la Grande Depressione, i movimenti di liberazione e l'Europa del secondo dopoguerra dall'Africa ai ghetti londinesi, passando dai frenetici anni Sessanta ai tremendi anni Ottanta. Opponendosi alla rigida educazione inglese prima con le sue simpatie comuniste e poi operando sul fronte del femminismo con dissacrante e irriducibile passione, si è sempre ribellata a tutto ciò che era costrizione, regola imposta.
Il suo modo di parlare, ha qualcosa d'angelico, ma il guizzo dello sguardo che fissa l'interlocutore, ha il balenio di una luce intermittente che ad intervalli regolari flagella come uno scudiscio. Di questa scrittrice bella, serena, i capelli bianchi e lisci tirati all'indietro e uniti in una crocchia come facevano le nostre nonne, in Italia sono stati appena pubblicati due libri, Le nonne, appunto, tre racconti in cui hanno grande spazio i sentimenti e le condizioni degli anziani, e Mara e Dann, un'avventura fantastica di bambini coraggiosi. La Lessing non si smentisce, e come le puntigliose e querule signore inglesi, risponde compiutamente ad ogni domanda senza imbarazzi o indecisioni. È una perfetta e inossidabile rappresentante del fair play anglosassone.
"Le tre storie contenute ne Le nonne - informa -, sono storie vere. Uno dei racconti ha per protagonista una ragazza nera, e originariamente la vicenda era accaduta a New York, ma io l'ho trasferita in Inghilterra ambientandola nella Seconda Guerra Mondiale. Ho pensato a questa trasposizione perché il fulcro della storia americana roteava attorno al denaro, mentre io ho fatto della differenza di classe la questione centrale. Forse è il racconto che mi piace di più, perche invecchiando ho scoperto che il ricordo della guerra mi crea addosso una sorte di nube, e anche altre persone anzia-ne mi hanno raccontato di provare la stessa sensazione".

La vecchiaia ha dei vantaggi?
La vecchiaia non ha vantaggi. Credo però che l'invecchiare sia una questione d'aspettative degli altri nei nostri confronti. Quando sono andata in Pakistan nel 1986, ho avuto la ventura di incontrare donne abbastanza giovani che potevano essere mie figlie, ma avevano l'aspetto di bisavole, perche era quello che la società si aspettava da loro. M'è capitato anche di conoscere uomini e donne che hanno deciso di dire basta e tirare i remi in barca: quello è il momento in cui, per una questione di volontà, si diventa vecchi.

Secondo lei, perché c'è una certa condiscendenza nei confronti delle persone anziane?
L'atteggiamento condiscendente nei confronti delle persone anziane in generale, è una caratteristica fissa della razza umana: quello di trovarsi un gruppo, un individuo, un animale con cui essere paternalistici. C'è sempre qualcuno da condannare o da ghettizzare: oggi potranno essere gli stupidi e i disabili, domani i musulmani, e tutti quelli che non sono e non la pensano come noi. Come specie siamo ancora molto tribali: noi siamo i buoni, gli altri i cattivi. È una vecchia logica della quale non ci siamo mai liberati, e la usiamo con particolare riguardo verso le persone anziane, perché vecchio per tanti significa stupido, incapace.


Conosce abbastanza l'Italia per esprimere una sua opinione sul nostro Paese?
Non posso dire di sapere molto dell'Italia, ma c'è sempre un divario tra quello che sento dire dai miei amici italiani - che sono molti - e quello che leggo sui giornali. Si continua a dire quanto sia difficile la vostra situazione, ma tutte le volte che vengo in questo Paese, mi sembra di essere in paradiso. Mi viene in mente però il fatto che molte donne italiane hanno deciso di non avere più figli. Questa mi sembra una decisione spaventosa. Se non non abbia ragione Kurt Vonnegut, per il quale le donne smettono d'avere figli, perché vogliono impedire alla guerra di portarglieli via.

Cosa ne pensa della violenza del fondamentalismo islamico?
Le persone che fanno della religione una violenza sono insensibili. A mio parere sono figli della guerra anche loro, come furono le Brigate Rosse in Italia. Una guerra non finisce mai davvero. Continua a lavorare sotto traccia, nel sottosuolo, come sta succedendo in Iraq e in Palestina, e per questo fatto, alla situazione attuale del terrorismo e ai rapimenti che sono diventati un'arma di ricatto, personalmente non vedo una soluzione e non ne ho una da proporre. Di una cosa però sono certa: non credo che Ceorge Bush libererà il mondo del terrorismo.

Un suo libro degli anni Ottanta si intitolava La brava terrorista: oggi, davanti all'escalation del terrorismo che sta sgomentando il mondo, userebbe ancora un titolo simile?
Il titolo di quel libro era una definizione ironica, non so se mi spiego. Per un certo periodo ho fatto parte anch'io di quel tipo di sinistra, pronta a sterminare milioni di nemici del popolo e nello stesso tempo capace di commuovermi per il destino delle balene e dei cani. Una contraddizione che mi sembrava interessante, un territorio da esplorare. Molti militanti dei movimenti estremisti e perfino alcuni ex terroristi si sono riconosciuti nei personaggi del libro, mi hanno scritto per confermare che era successo proprio così. Una frase che mi ha colpito molto di queste lettere è: "Si sono lasciati prendere dal linguaggio che usavano".

I bambini, come i protagonisti di Mara e Dann, sono sempre coraggiosi e riescono a sopravvivere ai tanti orrori del nostro tempo?
I protagonisti del mio libro sono bambini che si tirano fuori da ogni minaccia grazie alla loro furbizia e al loro coraggio, sopravvivendo ad ogni genere d'orrori. I bambini sono molto coraggiosi quando sono costretti ad esserlo. Questa considerazione si può allargare a tutto il genere umano. Siamo fatti tutti dello stesso materiale genetico, della stessa stoffa, e in determinate condizioni tutti riusciamo a sfoderare un coraggio straordinario per difenderci dalle devastazioni dell'ambiente, dagli uomini politici mediocri e dalle guerre; e andiamo avanti, perché il genere umano è nato dalla crisi e dalla catastrofe, perciò come potrebbe non essere fatto di gente coraggiosa?

I bambini sopravvivono, ma escono sempre indenni dal male che attraversano?
In Europa, per fortuna, non c'è una guerra da molti anni e i giovani nei confronti dei temi della sofferenza hanno un atteggiamento completamente diverso da quello che abbiamo avuto noi a causa delle sofferenze patite. A loro vorrei dire come monito, che questa situazione non durerà. Perché lo dico? Non è mai successo nella storia che la pace in assenza di guerra durasse tanto a lungo. Perciò credo che non possiamo realmente proteggere i bambini. D'altronde come potremo fare? Come possiamo pensare che recuperino la salute fisica i bambini iracheni, molti dei quali già in tenera età hanno assistito a molti orrori? Tutta l'infanzia, in qualsiasi condizione, è traumatica e crescendo decidiamo di lasciarcela alle spalle. La vita dei bambini è una sorta di maratona di sopravvivenza. Sono inflitte delle prove che credo non infliggeremmo a un cane. Siamo stati selvaggi un tempo... Un tempo?

Doris Lessing

Doris Lessing (1919-2013) è nata a Kermanshah, in Iran, e ha vissuto fino a trent’anni in Zimbabwe (allora Rhodesia). Nel 1949 si è definitivamente trasferita in Inghilterra. Feltrinelli ha pubblicato: …

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