Doris Lessing. Le vite che non ho

12 Gennaio 2005

Pensando all'età, ci si immagina una vecchina dolce e arrendevole. Piccola, coi capelli grigi raccolti morbidi sul capo. La voce mutata dagli anni, bassa e remissiva, perfetta per raccontare storie, tra un sorso di ‟tea” e un paio di "biscuits". Guardandola ci sembra di aver azzeccato il quadro. Respirandola, no. Doris Lessing, un nome che a pronunciarlo fa soggezione, nell'aria lascia il profumo fresco dell'energia.
L'energia di ottantacinque anni vissuti tra impegno politico e letterario, facendosi interprete in prima linea della condizione della donna. L'energia di un'intelligenza virile, imperiosa, che sprigiona dal corpo non appena, in silenzio, comincia a osservare chi le sta di fronte.
Doris Lessing, una delle più grandi autrici del nostro tempo, ha pubblicato una trentina di romanzi di narrativa, per non contare le opere di saggistica, drammi e quant'altro. Ha ricevuto oltre venti premi letterari tra i più prestigiosi, ai quali incomprensibilmente manca solo un Nobel. Sarà oggi la volta buona? Ma di certo non è per portarselo a casa che continua ad aggiungere titoli alla sua immensa produzione letteraria.
E' stata una delle prime ad aver parlato di Afghanistan e di Pakistan. Si è infilata nei panni dell'infanzia e dell'età al tramonto. di una barbona, di una terrorista, perfino di un gatto. Ha sfidato l'editoria quando, già autrice di best seller, ha deciso di spedire un manoscritto sotto falso nome.
È stato pubblicato uno dei suoi più bril-lanti capolavori, "Il diario di Jane Somers". ‟È straordinario”, disse l'editore. "Sembrano pagine uscite dalla penna di Doris Lessing...".
"L'anziana prepotente che bistratta Jane è realmente esistita. Aveva circa ottant'anni quando la conobbi", dice. "Siamo diventate subito amiche. Era poverissima e furiosa. Viveva in uno squallore estremo fatto di sporcizia e deprivazione. Temeva di essere acciuffata dai servizi sociali e portata in una comunità per anziani. Decisi di darle una mano perché potesse sopravvivere. Non cambiai le sue regole e il suo modo di vivere, perché non ne voleva un altro".
Oggi avrebbe agito diversamente? "Odio chi vuole mettere ordine a tutti i costi. Sono persone ossessive, mi fanno paura", sorride. "Sono convinta che ognuno dovrebbe poter essere come gli pare".
Le braccia conserte, appoggiate sul tavolo spiega come è nato il suo ultimo libro Le nonne . "Vicende realmente accadute che mi sono state narrate tempo fa. Le ho tenute un po' con me prima di scrivere, per farle mie".
Si parla di passioni, di libertà, di amori e di guerre: "La nostra memoria della guerra si concentra su pochi fatti eclatanti, come lo sbarco in Normadia, ad esempio. Non ci si ricorda, invece, che la guerra è stata terribile per tutti, ha sconvolto e sconvolge le vite di ogni abitante sul pianeta. Ora che sono vecchia lo sento più l'orrore e non posso fare a meno di pensare a tutte quelle persone che oggi avrebbero la mia età se non avessero perso la vita al fronte". Non riesce a continuare, la voce si spezza e le parole si fermano. Sono fantasmi che ritornano.
Nata nel 1919 in Persia, a cinque anni Doris Lessing fu portata in Rhodesia. Iniziò a scrivere da bambina. Entrò in collegio e a 13 anni scappò quando pubblicò in Sudafrica i due primi racconti. A 15 anni era già fuori casa, a 19 sposata, subito madre di due figli, e pochi anni dopo di nuovo sola, a Salisbury. Indomita, insofferente, incontrò Gottfried Lessing: lo sposò, e pure da lui ebbe un figlio. Nel 1949 prese Peter e si trasferì a Londra: trentenne, era libera.
Rimpianti? "Penso spesso alle mie vite alternative. Quelle che avrei potuto vivere, oltre la mia. Avrei fatto l'agricoltore. Oppure l'esploratore".

Doris Lessing

Doris Lessing (1919-2013) è nata a Kermanshah, in Iran, e ha vissuto fino a trent’anni in Zimbabwe (allora Rhodesia). Nel 1949 si è definitivamente trasferita in Inghilterra. Feltrinelli ha pubblicato: …