Vivian Lamarque: La lezione del gigante egoista

17 Febbraio 2005
Qualcuno dovrebbe raccontare il finale della favola di Oscar Wilde a chi recinta gli spazi per i bimbi. Ricordate Il gigante egoista di Oscar Wilde? Mi viene in mente ogni volta che in città mi capita di passare accanto a dei giardini vietati ai bambini. Poiché pare ne stiano spuntando qua e là diversi. Spesso sono giardini creati dai costruttori dei sottostanti box. Siccome però la manutenzione delle aree verdi costa, e i bambini hanno abitudini dissimili da quelle delle statue dei parchi, per esempio hanno il vizio di muoversi, di camminare e persino di correre, ecco l’idea di impedire l’accesso al pubblico. Emblematico il caso dei giardini di piazza Sicilia: là i lavori sono terminati da un anno, altalene nuovissime, scivoli, vialetti con fiori e fontanelle, i bambini passano e guardano dalla recinzione invano. (Sono in compenso apertissimi altrove, giardinetti polverosi, con scivoli sporchi, arrugginiti: segnalate cittadini, segnalate). Per di più ora gli scolari dì piazza Sicilia non hanno a disposizione neppure il cortile dell’ottima scuola Novaro Ferrucci, per lavori in corso. C’è il rischio che passi un altro anno così, ma due anni, nell’arco della sempre più breve infanzia dei nostri figli, sono tanto, tantissimo. Per non dire di cosa rappresentano due anni per i vecchi: file di panchine nuove di zecca li aspettano, loro aspettano le panchine, ma l’incontro è vietato. Nel giardino dal Gigante Egoista proibito ai bambini gli uccelli per protesta non cantavano più e gli alberi si dimenticavano di fiorire. Tre delle quattro stagioni se ne erano fuggite, regnava un inverno perenne, invano il Gigante Egoista aspettava la primavera. Ma un giorno un gruppetto di bambini, approfittando di un buco nel muro di cinta, disubbidì al divieto... I Giganti dei Box e dei Contratti non leggono fiabe, ma qualcuno provi a raccontargli almeno il finale di questa. Wilde stesso, quando lo raccontava ai suoi due figlioletti, aveva le lacrime agli occhi, idem quando gli leggeva Il principe felice, ve la ricordate? Nessuna rondine, dopo averla letta, l’ha più dimenticata. E chi al cinema è andato o andrà a vedere Neverland legga, di J.M. Barrie, Peter Pan nei giardini di Kensington. Troverà splendide pagine sull’"Ora di Chiusura", ma si trattava di "ora", non di un anno, due anni, un’eternità per un bambino che aspetta. Un’eternità anche per i milanesi cresciuti. Da troppo tempo infatti tutti noi, di ogni età, aspettiamo che accada qualcosa, una specie di primavera, di rinascita per questa città che sembra no tenere più, da tempo, al bene dei suoi cittadini. Sembra solo tamponare di volta in volta le varie emergenze, in qualche modo, qualche domenica ecologica a caso per l’aria d’inverno, qualche spettacolino brioso per l’estate, è la primavera che manca, quella che nel Gigante Egoista fece alla fine rifiorire tutti gli alberi.

Vivian Lamarque

Vivian Lamarque è poetessa e autrice di numerosi libri per bambini.