Gianni Rossi Barilli: Berlusconi attacca Ciampi

28 Febbraio 2005
Durissima la vita per un governo che voglia far approvare una legge in Italia. Così Silvio Berlusconi ha scelto ieri l'incongruo palcoscenico della seconda conferenza nazionale sul commercio con l'estero per sfoggiare un po' di vittimismo istituzionale e attaccare frontalmente il presidente della repubblica Ciampi, colpevole a suo giudizio non di salvaguardare la compatibilità con la costituzione delle leggi approvate dal parlamento ma di dare troppo retta alle "sirene della sinistra". "Per entrare in vigore - ha spiegato Berlusconi - è necessario che le leggi siano firmate dal capo dello stato e che le sirene della sinistra non siano ascoltate dal presidente della repubblica". Comunque, anche nel caso in cui Ciampi non si facesse condizionare dai diktat dell'opposizione, bisogna dire che anche il parlamento ci mette del suo per mettere i bastoni tra le ruote all'attivismo governativo. Quando il consiglio dei ministri vara un provvedimento legislativo, dichiara infatti il Cavaliere, "ci sono tempi infiniti in commissione, sono presentati tanti emendamenti e ci sono estenuanti bracci di ferro sull'arrivo in aula, sia alla camera che al senato. Alla fine, quando una legge esce fuori è diversa da quella inizialmente progettata". È quindi necessario, secondo il presidente del consiglio, modificare i regolamenti parlamentari per risolvere l'incresciosa situazione. Il discorso vale in generale, naturalmente, e non riguarda qualche legge blindata in particolare. Come per esempio la ex Cirielli sulla recidiva e la prescrizione ("salva Previti" per l'opposizione). Questa legge che suscita anche le pubbliche perplessità dei centristi della maggioranza si potrebbe anche modificare. "Non esistono dogmi - garantisce Berlusconi - noi non ci chiudiamo mai alle giuste richieste". Quindi la ex Cirielli potrà cambiare "qualora dovessero esserci profili di incostituzionalità" che in ogni caso lui afferma di non aver notato. E tuttavia, aggiunge, "mi hanno detto che ci sono delle cose precise". È così che gli chiedono se non abbia magari in mente le voci diffuse nei giorni scorsi sull'intenzione di Ciampi di rinviare la legge alle camere in mancanza di modifiche. E lui risponde che non si tratta di questo ma più in generale delle molte osservazioni critiche espresse nelle scorse settimane: "Ci sono posizioni a favore e contro e, come sempre, noi guardiamo alle cose con molta oggettività".
Il Cavaliere non parla invece dell'inchiesta milanese sui fondi Mediaset e si limita a mimare il gesto della bocca cucita, pur ribadendo che su questa magistratura "c'è ancora molto da fare".
Già che si trovava a un convegno sul made in Italy, comunque, il presidente del consiglio ha tenuto a incassare i propri meriti di rappresentante commerciale dell'Italia nel mondo. "Le nostre imprese - ha detto - possono contare oggi su un governo che tramite le ambasciate italiane nel mondo tutela e promuove il made in Italy". Tra frizzi, calembour e tragiche barzellette tratte dal suo inesauribile repertorio cabarettistico, il presidente-piazzista ha illustrato teorie sulla competitività dell'azienda-paese e concluso che l'Italia non è affatto in declino, come si ostinano a sostenere i giornali. Parlare di declino è già darsi la zappa sui piedi e il Berlusconi pensiero non ammette nient'altro che un eterno ottimismo. Le tasse scendono ("sotto il 40% per la prima volta nel 2006"), il Pil cresce e il governo ha mantenuto tutti gli impegni presi anche se, concede il Cavaliere, con qualche lentezza in più del previsto. Questi e molti altri "dati di fatto" sono la prova più lampante che altri cinque anni di riforme made in Silvio alla scadenza di questa legislatura sono un traguardo certo e più che meritato.

Gianni Rossi Barilli

Gianni Rossi Barilli, nato a Milano nel 1963, giornalista, partecipa da vent’anni alle iniziative del movimento omosessuale, come militante, scrivendo, discutendo e anche litigando. Ha lavorato a “il manifesto” dal …