Marina Forti: Angola. Gli sporchi diamanti del Cuango
Il rapporto diffuso qualche giorno fa a Lisbona parla però del presente e delle condizioni in cui i diamanti vengono estratti nelle province di Lunda. Estrarre i diamanti può essere un lavoro artigianale oppure un'industria meccanizzata, a seconda della natura del terreno e dei giacimenti: in Angola ci sono alcune grandi miniere ma è molto importante anche la produzione alluvionale, i diamanti trascinati nel letto dei fiumi dalle piogge stagionali. E in quel caso, è un lavoro artigianale, di uomini armati di pale e setacci che passano la vita con i piedi nel fango. Un lavoro miserabile, cercare diamanti: qualche mese fa un'altra indagine diceva che il cercatore non fa più di un dollaro al giorno in media, un reddito da "povertà assoluta". Ora l'indagine sponsorizzata dalla fondazione Mario Soares (portoghese), dall'Istitute for Southern Africa (olandese) e dalla Open Society - ma condotta da ricercatori angolani e portoghesi - parla anche di una situazione di sfruttamento e violenza inaudita. Le concessioni minerarie, dice, hanno reso gran parte della superfice delle due province di Lunda (180mila chilometri quadrati in totale) off limits per il milione e passa di abitanti. La polizia è spesso indistinguibile dalle guardie private delle compagnie minerarie. I governatori delle due province hanno il diritto di garantire licenze commerciali, minerarie o agricole e possono limitare i movimenti della popolazione e delle merci. "Questo, in termini legali, è il panorama che fa delle province di Lunda un immenso campo di concentramento dive i diritti individuali sono sospesi", dice il rapporto. Per condurre l'indagine, Rafael Marques e l'avvocato portoghese Rui Falcao de Campos hanno viaggiato per 7.000 chilometri nelle due province, per sei settimane. Hanno intervistato lavoratori, parenti di detenuti uccisi, ufficiali di polizia. Citano episodi inquietanti, come i 5 detenuti in custodia di polizia, morti per soffocamento per essere stati ammassati in una minuscola cella. O il ritrovamento di altri otto corpi buttati in un fiume, pochi giorni dopo l'arresto. Nella valle del Cuango gran parte della produzione è fatta da free-lance, cercatori non registrati che lavorano in pozzi considerati abusivi: questo li espone a raid di polizia e alla tirannia dei compratori delle compagnie concessionarie - spesso sono pagati semplicemente sotto forma di cibo. Il rapporto conclude con un appello: boicottare i diamanti estratti dove non sono rispettati i diritti fondamentali delle persone.