Chiara Valentini sulla fecondazione assistita

27 Maggio 2005
Gli appassionati interventi di una grande esperta di fecondazione assistita, alla vigilia del referendum. Per chiarirsi le idee su uno dei temi di dibattito più importanti della nostra epoca.
Per leggere tutti gli interventi sul blog di Chiara Valentini e interagire con lei vai al sito:
http://blog.espressonline.it/

Seminando granelli di riflessione

16 giugno 2005


Beh, non è stato facile farsene una ragione. Liberi di pensare quel che vogliono alcuni frequentatori di questo blog, che peraltro con la loro aggressività e con qualche parola di troppo rendono evidente il pensiero dei tanti che con toni più diplomatici mandano a dire la stessa cosa: abbiamo vinto noi, e questo ci servirà nei prossimi anni per imporre le nostre ideologie e la nostra concezione della vita.
Si, imporre, care amiche e amici. Perchè nessuno obbliga chi la pensa diversamente a fare la fecondazione assistita, a chiedere la diagnosi preimpianto, a scegliere l'eterologa e via elencando. Ma chi invece avrebbe il diritto di usare queste tecniche non può farlo, al contrario di quel che succede nel resto d'Europa.
Perchè questo, care amiche e amici, è un punto su cui non ho sentito molte risposte. Perchè nel resto d'Europa , sia pure con gradi diversi, queste tecniche non solo sono lecite ma fanno parte della vita della gente, del loro immaginario? Perchè solo da noi chi opera nella fecondazione assistita può incorrere in 21 diversi reati, perchè chi è nato in questo modo (70 mila, da calcoli approssimati per difetto) non è più un cittadino come gli altri, è un cittadino di serie B?
Come ho avuto modo di dire lunedi scorso, in una trasmissione su Sky, non c'è molto da vantarsi ad aver reso il proprio paese meno laico, meno compassionevole, più preoccupato delle cellule che degli esseri umani. C'è poco da vantarsi ad aver scatenato discussioni terroristiche, ad aver fatto leva sulla cattiva informazione, sulle paure, sui fantasmi. Non venitemi a dire che le percentuali basse basse del Mezzogiorno, contrapposte alle alte affluenze delle città del centro-nord non significano qualcosa..
Detto questo, non c'è dubbio che il cardinal Ruini abbia giocato con grande abilità la sua partita, fino alla rivincita sui referendum degli anni '70. Se fossi credente però non vedrei nessuna ragione per rallegrarmente. Immagino che invece saranno entusiasti quei poco raccomandabili compagni di strada che sono i cosidetti atei devoti. E lo saranno le "femministe libertarie e di sinistra", Alessandra Di Pietro e Paola Tavella, che hanno scritto anche a Rosa Blog, e che sono entate in scena due minuti prima di questa triste vittoria, denunciando soprusi e censure a proprio danno.
A queste nuove eroine dell'Italia che si aggrappa al passato consiglierei, per lo meno, di documentarsi un pò meglio. Scrivere, per esempio, che le tecniche di fecondazione assistita sono grezze, poco sicure e ignote nelle conseguenze, a quasi trent'anni dalla nascita di Louise Brown, con 2 milioni di esseri umani nati da provetta, con i test e le ricerche fatte a livello internazionale e pubblicate sulle migliori riviste scientifiche farebbe semplicemente ridere se l'aria italiana non lo sconsigliasse.
A tutte e tutti noi che siamo invece dalla parte di una minoranza che ha perso resta la soddisfazione di aver aperto una grande discussione, sia pur convulsa e disordinata, su temi appassionanti con cui dovremo continuare a misurarci. Ci illudiamo di aver seminato granelli di ragione, che forse prima o poi si svilupperanno.
P.S.
Il nostro lungo confronto collettivo finisce qui, anche se ovviamente chi vuole potrà intervenire ancora, e anzi è invitato a farlo.
Dalla prossima volta Rosa Blog non sarà più monotematico, cercheremo assieme altri temi capaci di appassionarci.

Per un week end riflessivo
11 giugno 2005


Come in tutte le cose del mondo anche noi siamo arrivati alla fine, cioè ai referendum, dopo discussioni e interventi a volte esagitati, spesso però animati dalla voglia di parlare in modo non banale di questo argomento in fondo nuovo per l'Italia anche se vecchio di trent'anni che è la fecondazione assistita. Mi fa un po' sorridere che in chiusura siano tornate in scena Grazia e Mae con le loro posizioni inconciliabili, ma anche con una certa voglia di continuare a parlarsi.
E così mi viene da pensare, forse con troppo ottimismo, che senza i diktat di chi sta cercando di far fallire i referendum con quell'arma impropria che è l'astensione politicizzata e organizzata avremmo potuto vivere mesi più utili e interessanti.
Sento parecchia amarezza quando vedo incombere negli spazi elettorali il faccione di Vescovi che facendosi forte della sua scienza invita a non andare alle urne. Ma poi leggo, perfino sul ‟Foglio”, che la maggioranza dei 90 giornalisti non si asterrà. Ascolto in Tv giovani donne come l'avvocata Giulia Bongiorno che smontano i meccanismi di una legge inaccettabile, la più restrittiva del mondo dopo quella del Costarica.
E così, quando mi telefona da Cagliari il professor Monni, uno dei pionieri della diagnosi preimpianto, per raccontarmi di una sua paziente che aveva accettato la roulette russa della nuova fecondazione assistita, riesco a restare calma, anche se non è facile. Perché la storia di quella donna che già aveva dovuto abortire due volte a causa dell'anemia mediterranea, che aveva riprovato ancora ma che ha avuto una crisi all'idea di impiantarsi un embrione che poteva essere ancora una volta malato e quindi si è rivolta alla Corte Costituzionale per tutelare il suo diritto alla salute sembra inventata da Dario Fo.
E invece sta succedendo in questi giorni, in un paese che fra disinformazione televisiva e grida mediatiche forse non ha avuto la possibilità di capire fino in fondo di che cosa stiamo parlando.
Ma ormai, come si dice, quel che è fatto è fatto. Ci risentiamo a urna chiuse, un felice week end riflessivo a tutti!

La matita spezzata
27 maggio 2005

Le arringhe finali, come dice Mae, mi sembra siano state pronunciate e sull'embrione, sull'inizio della vita e sull'eugenetica è stato detto molto. Libero (libera) chi vuole di continuare, fino al 13 giugno è la filosofia di questo blog per così dire monotematico. Ma oggi vorrei proporvi un altro terreno di discussione, che ci porta su un punto dolente della campagna referendaria.
Come forse avete già indovinato è della campagna organizzata e sempre più massiccia per l'astensione che bisogna decidersi a parlare, di quella scelta di non andare alle urne che dovrebbe essere una questione privatissima. E che invece sempre più con il passare dei giorni ci sta portando verso la famosa guerra di religione, in un clima da 1948 (li avrete visti riprodotti da qualche parte quei manifesti che gridavano "In cabina Dio ti vede, Stalin no").
Questa volta la situazione è in qualche modo rovesciata. Perché Dio in cabina non dovrà proprio vederti, a meno che tu non disubbidisca agli inviti sempre più pressanti della Chiesa. Non solo al cardinal Ruini, l'inventore della campagna, ma anche a quelli recentissimi del cardinal POmpedda, secondo cui il cattolico che "non ascolta il suo vescovo compie una grave e imprudente disobbedienza". Il fatto è che quelli che guarda caso decidessero di "disobbedire" diventerebbero visibilissimi, non solo a Dio ma al mondo intero.Che cosa c'è di più pubblico del presentarsi al seggio, far vedere il documento e la tessera elettorale, magari intrattenersi con chi è lì a fare la fila ?
Dunque, una specie di gogna per il cattolico che disubbidisce. Potrà essere rimproverato dal parroco, anche pubblicamente, emarginato dalla sua comunità. Ma c'è anche di peggio. Vel'immaginate quale libertà di scelta avranno a questo punto gli insegnanti di religione delle scuole pubbliche, per non parlare degli insegnanti di ogni genere di quelle cattoliche, del personale delle cliniche religiose, degli asili e via di questo passo? Che cosa rischierebbero andando alle urne, magari semplicemente per votare no?
Credo che la coscienza laica avverta un leggero brivido per la schiena, che aumenta se si leggono le dichiarazioni dell'autorevole cardinal Martino, quando richiama i fedeli a non lasciarsi intimidire "dal gioco della democrazia" . E il brivido diventa molto più prolungato se capita di aprire il sito del cosidetto partito dell'astensione. Qui il leit motiv della propaganda astensionista è rappresentato da un'immagine, una matita spezzata. Si, proprio quella semplice, modesta matita che ci viene messa fra le mani ogni volta che andiamo a compiere il nostro dovere di cittadini. Quella matita che è forse il maggior strumento di libertà che abbiamo, per esprimerci sulla gestione pubblica del nostro paese, sulle leggi approvate e bocciate, in definitiva sulla nostra stessa vita.
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano i cattolici e non che frequentano questo blog. 


Due gemelli come testimonial
19 maggio 2005

È vero, sono in ritardo con questo blog, come mi fa notare Chiara. Ma ci sono due spiegazioni. Da un lato vedendo che si stava sviluppando sulla diagnosi preimpianto e in sostanza sull'embrione una discussione di ottimo livello, senza perdigiorno e senza insulti gratuiti, mi dispiaceva interromperla: come può succedere quando si apre una finestra nuova (devo dire fra l'altro che condivido buona parte degli argomenti di Mae, mi sembra che sia questo il passo laico con cui muoversi sul terreno della bioetica). 
L'altra ragione è proprio in quel che sta vivendo in questo periodo chi come me si occupa di fecondazione assistita, con gran quantità di incontri, dibattiti, presentazione di libri e nascita di comitati da una parte all'altra dell'Italia, che si mangiano ogni pezzetto di tempo libero(compreso quello del blog...), a ritmi crescenti. D'altra parte non è facile dire di no, e non solo perché chi ce la mette tutta per spiegare che bisogna cambiare almeno nei suoi punti peggiori una legge che fatta così non ce l'ha nessuno in Europa secondo me merita appoggio.
Da ogni riunione, da ogni incontro vengono fuori storie di persone in carne ed ossa, sofferenze, speranze, risentimenti che credo bisogna ricordare sempre, quando si fatto discussioni alte, quando ci si confronta su norme che poi ci obbligano tutti, qualunque siano la nostra religione e le nostre scelte morali.
A Roma, alla fine di una lunga e bella discussione in una facoltà di lettere, sono stata avvicinata da un ragazzo con un giubbotto nero, lo chiameremo Francesco. Senza tanti preamboli mi ha detto di essere sieropositivo, ma di avere molte speranze, molta voglia di vivere. Anche perché aveva incontrato una ragazza disposta mettersi con lui, con cui voleva fare un figlio. Un figlio non malato di Hiv, ovviamente. Prima che arrivasse la legge 40 per le persone come lui era possibile il cosidetto "sperm washing", una tecnica messa a punto proprio in Italia, che consente di "ripulire" il seme maschile e poi procedere alla fecondazione in vitro.
Sapete perché oggi Francesco e tanti altri non possono più farlo? Perché la legge 40, nella sua ansia di trasformare la provetta in una corsa a ostacoli, ne limita l'accesso a chi è sterile. E questa, ovviamente, non è la condizione di Francesco. "Che cosa si può fare per quelli come me?", mi ha chiesto sconsolato. Devo dire che ho provato una certa vergogna.
L'altra sera invece, proprio quando tornavo da un altro dibattito, mi telefona un amico pittore che non sentivo da tempo. "C'è qui di passaggio una mia conoscente di Torino, vorrebbe incontrarti, poi capirai perché". Quando arrivo all'appuntamento, in un piccolo ristorante dietro Campo dei Fiori, mi è subito chiaro di che cosa si tratta. Al tavolo del mio amico c'è una donna carina sui 40, un uomo della stessa età e due bambini indiavolati e bellissimi, che si rotolano sotto le sedie.
La storia che mi racconta Sara (lei non mi ha chiesto di cambiare il suo nome e poi vi dirò perché) è abbastanza semplice. Da qualche anno cercava di avere un figlio con metodi naturali, senza riuscirci. Tutti e due erano sempre più nervosi e angosciati, la loro convivenza stava andando in crisi. Si erano rivolti a un centro torinese che collabora con un centro svizzero all'avanguardia e le avevano fatto capire che alla sua età non c'era tempo da perdere, le possibilità di aveva una gravidanza diminuivano ogni giorno che passava.
Sara aveva fatto le stimolazioni ormonali e i medici avevano prodotto una decina di embrioni. Gliene avevano impiantati tre, gli altri li avevano congelati. Il primo tentativo era fallito,( proprio come può succedere nella riproduzione naturale, dove ogni volta molti embrioni vengono espulsi spontaneamente), e così il secondo. La terza volta aveva funzionato ed erano nati quei due splendidi gemelli.
Oggi non sarebbe più possibile. Il congelamento è vietato e le donne come Sara, perdendo anni in tentativi sempre più improbabili, hanno visto cadere almeno del 60 per cento le loro probabilità di riuscita. Sara, che pensa di aver avuto una fortuna molto grande, mi ha chiesto di metterla in contatto con chi sta facendo campagna per modificare la legge, per andare a raccontare la sua storia. Le ho consigliato di portarsi dietro, come testimonial, i suoi due gemelli. 


La libertà non è una lotteria
04 maggio 2005

A proposito del mio ultimo blog, "Forza Veronica", voglio rispondere a Chiara, perché come sempre quando si parla di fecondazione assistita ci sono un sacco di cose che vanno approfondite. Indubbiamente Veronica Lario non avrebbe potuto fare la diagnosi preimpianto, per la buona ragione che una ventina d'anni fa (sembra che questi fossero i tempi) la tecnica non esisteva ancora. Anche oggi d'altra parte è una tecnica ancora agli inizi, basti dire che in Italia la si praticava solo in cinque o sei centri, perlo più privati. Ho scritto "si praticava" perché come saprete la preimpianto è stata proibita dalla legge 40, caduta sotto una serie di divieti che hanno spedito in cantina i costosi e sofisticati macchinari che permettevano di selezionare embrioni sani alle coppie portatrici di gravi malattie genetiche.
Chi ha seguito mesi fa la trasmissione Report di Milena Gabbanelli o magari ha sfogliato L'Espresso di quel periodo avrà visto forse le immagini di grandi macchine avvolte nella plastica e relegate in un magazzino. Nel mio articolo il professor Monni,direttore di uno di questi centri, l'ospedale Microcitemico di Cagliari, esprimeva indignazione e sconforto per non poter più aiutare le molte pazienti, portarici sane di anemia mediterranea, che non potevano piùfar selezionare i loro embrioni e dovevano giocare alla roulette russa dell' aborto terapeutico. Se a quattro mesi, grazie a una diagnosi di tipo tradizionale come la villocentesi, scoprivano che il feto era ammalato, quella era la strada che sceglivano in più del 90 per cento dei casi.
Eravamo ancora nella fase iniziale della diagnosi preimpianto. Ma le speranze di allargare queste analisi a un numero molto maggiore di persone e anche di malattie era diffusa. Per esempio a Bologna il professor Luca Gianaroli aveva cominciato a selezionare gli embrioni di persone che avevano nella loro famiglia casi ricorrenti di tumore. E molte altre ricerche erano in corso.
Non dico che progressi spettacolosi fossero attesi per domani. Ma la strada della prevenzione alle origini stesse della vita è una delle strade maestre del nostro presente. Altro che eugenetica, come ripete sempre più ossessivamente Giuliano Ferrara sul "Foglio", altro che bambino commissionato su misura, altro che rifiuto della malattia e del dolore. La libertà non è una lotteria e i genitori devono fare il possibile per assicurare al figlio che vogliono mettere al mondo le migliori condizioni di vita. Eravamo, molto più laicamente, sul terreno della prevenzione, e qui è caduta la mannaia del divieto.
Avevo richiamato il caso di Veronica Lario perché questo, credo, sia stato il senso del suo outing, far capire che forse lavorare perché certe scelte laceranti si possano evitare in futuro è un impegno di civiltà. 
Intanto, proprio in questi giorni, le cronache ci hanno riportato un altro caso angoscioso, la diciassettenne di Milano che ha scelto di abortire, scontrandosi con la madre che era di parere opposto, per le gravissime malformazioni del feto. Non è difficile immaginare quanto dolore, quante lacerazioni abbia comportato quella scelta. I giornali ne hanno parlato per giorni, proprio per la sua drammaticità.
Neanche quella ragazza, probabilmente, avrebbe potuto evitare quel calvario con una diagnosi preimpianto. Non avrebbe potuto oggi. Forse però, come Veronica, preferirebbe vivere in un paese dove la medicina e la scienza si stiano facendo carico di questi problemi. 


Forza Veronica
5 aprile 2005

E così è andata come peggio non poteva andare. Parlo della data dei referendum sulla fecondazione assistita (stavo per scrivere "proibita", mi sono fermata con il dito sul tasto..), in quel 12 giugno con le scuole chiuse e con metà italia attratta dai primi week end dell'estate..Continuo a pensare che sia una scelta miope, oltretutto una scelta che non tiene in nessun conto la mezza rivoluzione che sta succedendo in Italia.
Non è senza significato che le regionali abbiano avuto i risultati che sappiamo, che gli italiani abbiano dimostrato di essere molto più laici, senza pregiudizi e preoccupati della sostanza più che degli stereotipi di come li giudica la loro classe dirigente. Per esempio, eleggendo Niki Vendola, e per di più in una regione del Sud. Per esempio, penalizzando in Lazio i candidati legati alla Curia e portavoce della campagna stile anni '50 voluta dal cardinal Ruini.
Deve essersene reso conto Silvio Berlusconi, che infatti si è improvvisamente dimostrato molto più laico del passato, insistendo, peraltro senza successo in consiglio dei Ministri per indire i referendum a fine maggio. Ma c'è di più. Berlusconi si è spinto fino a chiamare in causa sua moglie Veronica, contraria da sempre alla legge 40, proponendola scherzosamente come possibile testimonial della campagna referendaria. 
Ma questa conversione tardiva gli si è ritorta contro. Con una velocità record ha infatti provocato un' esplosiva intervista di Veronica Lario alla sua biografa Maria Latella sul Corriere della Sera. Dove vengono fuori alcune cose di grande interesse. Veronica liquida con una battuta pungente l'idea della testimonial ("Mi fa quasi sentire una in gara a "dilettanti allo sbaraglio"). E poi spiega che per formarsi un'idea su argomenti così importanti, che attengono alla vita, alla morte, alla nascita, forse ognuno di noi dovrebbe partire dalle sue esperienze personali.
E qui viene la parte drammatica e perfino emozionantedell'intervista. Perché l'esperienza personale che Veronica porta in campo è durissima, un aborto, se ancora si può chiamarlo tale, di un feto di sette mesi, deciso dopo una lunga riflessione drammatica, avendo saputo che era affetto da una grave malattia, che era "malformato".
Siamo veramente nel cuore della legge 40. A che cosa mai serve quella diagnosi preimpianto, quell'esame in laboratorio degli embrioni quando c'è il timore di una malattia genetica, se non ad evitare tragedie come questa?
Forse senza volerlo Veronica Lario è diventata sul serio una straordinaria testimonial contro la legge voluta dal Polo, di cui suo marito è il capo. Ha dato una lezione di coerenza e di coraggio, ha tolto molti argomenti a chi invece continua a parlare di eugenetica e di bambini costruiti su misura,di tecniche usate per andare incontro a una specie di consumismo femminile.
Viene proprio voglia di dirle "brava". E di pensare che forse non bisogna essere troppo pessimisti.


Se la dottoressa trucca le carte
08 aprile 2005 

Vedo che anche vari commenti di Rosa Blog richiamano le polemiche piuttosto rumorose della dottoressa Eleonora Porcu nei miei confronti. E allora parliamone, care amiche e amici, anche perché può essere utile per capire meglio le trappole della legge 40.
Eleonora Porcu è una ricercatrice universitaria, che lavora in un centro pubblico, il Sant'Orsola di Bologna, è stata a lungo collaboratrice di Carlo Flamigni e da qualche tempo è diventata un'accesa sostenitrice della legge 40. Fino a spiegare in una posta con le lettrici sull'Avvenire, il quotidiano dei vescovi e della campagna antireferendaria, che la legge 40 non fa danni a chi vuol avere figli. Se ci sono meno pazienti che si presentano ai centri italiani e vanno a cercar di avere un figlio all'estero (precisa la Porcu sul Foglio) la colpa sarebbe non di queste norme restrittive ma dei cattivi giornalisti come la sottoscritta, che fanno campagne di disinformazione e spaventano le aspiranti mamme.
Sembra uno scherzo ma non lo è. Potrei perfino sentirmi lusingata scoprendo di avere una simile capacità di convinzione. Ma purtroppo sono in gioco cose troppo serie per aver voglia di scherzare. Dunque, secondo Eleonora Porcu anche con la legge 40 le gravidanze non calano perché c'è un trucco semplice semplice. È proibito congelare gli embrioni, con grave danno per le pazienti che devono ogni volta sottoporsi alle stimolazioni ormonali? Niente paura, possiamo congelare le cellule uovo femminili, i famosi ovociti, e grazie a loro produrre embrioni "freschi" e far nascere lo stesso tanti bei bambini.
Peccato che la dottoressa Porcu ometta di spiegare che il congelamento degli ovociti, praticato da lei e da altri ginecologi, è ancora in fase strettamente sperimentale. Le donne che cercano di avere un figlio in questo modo sono in qualche modo delle cavie di una tecnica tutta da verificare da ogni punto di vista. Infatti, nonostante proclami ai quattro venti di aver pubblicato su prestigiose riviste e di aver spiegato ad importanti convegni scientifici i suoi risultati, la nostra dottoressa ha squadernato le sue cifre una volta sola. Nella suacomunicazione si parla di 19 tentativi su altrettante donne, con il 17 per cento di gravidanze ottenute.
Non bisogna essere dei grandi matematici per concludere che i bambini venuti al mondo dagli ovociti congelati della dottoressa sono stati tre. Non mi sembra una cifra molto rassicurante per una donna che voglia affidare a questa tecnica le sue speranze di maternità.
Ma queste sono le forche caudine a cui la legge sottopone le donne. Invece della strada semplice e sperimentata da più di 20 anni in tanti paesi, devono arrampicarsi su un sentiero stretto, che ci è stato imposto da una legge ideologica. Mi sembra incredibile che proprio un medico, e perdipiù donna, non avverta l'ingiustizia di quel che sta succedendo.


Agli ordini di San Pietro
01 aprile 2005 

Non mi piace per niente l'aria che si respira attorno ai referendum sulla fecondazione assistita. Non mi piace la campagna della Cei e del Cardinal Ruini per convincere i cattolici (e adesso addirittura gli italiani tutti quanti) a non presentarsi alle urne. C'è qualcosa che non va nella scelta non di convincere gli elettori della bontà delle proprie idee ma di aggirare il referendum, prendendo come alleati involontari quel 30, 35 per cento di italiani che comunque non vota.
"Vuole dire che al cardinale basterà convincere il 20 per cento dei cattolici a tenersi lontani dai seggi per avere vinto?", mi chiedeva qualche giorno fa a un dibattito una ragazza giovane e un pò timorosa, che chiaramente si faceva forza per parlare in pubblico. SEmbrava stupefatta, non voleva credermi. Da cattolica convinta e leale avrebbe desiderato battersi per le proprie idee, non ottenere una vittoria grazie a un escamotage. Mi dicono che è uno stato d'animo diffuso nell'associazionismo cattolico, fra quei militanti della Fuci, dell'Azione Cattolica o di Pax Christi che proprio perché credono fermamente alla sacralità dell'embrione vorrebbero poter proclamare la "loro" verità, convincere, fare proselitismo.
Non sono certo queste, invece, le preoccupazioni dei tanti nomi illustri che un giorno dopo l'altro fanno atto di obbedienza. Dall'inossidabile Giulio Andreotti, che dopo aver detto che il voto è comunque un dovere civile, si smentisce e si umilia fino a dichiarare la decisione di "inchinarsi" alla volontà della Cei resrandosene a casa.
Va di gran moda l'obbedienza dei politici al Vaticano, come ha capito quell'anima bella di Mino Martinazzoli ("Non andrò a votare, oggi è più coraggioso obbedire "), come ha capito il rampante Enrico Letta e come ha capito persino l'ex re delle discoteche Gianni De Michelis (ve lo ricordate, sudato e debordante, in pista con la bonazza di turno?). Per non parlare dell'ex laico Marcello Pera, sostenitore accanito, fino a qualche anno fa, della tesi che non si potevano scrivere le leggi sotto dettatura del Vaticano. Oggi invece, dalla sua poltrona di seconda autorità dello Stato, è fra i più convinti a far far fallire i referendum. 
A nessuno di questi signori, fra l'altro viene in mente che 
più i giorni passano, più si configurano comportamenti che stridono con il Consordato, sottoscritto dalla Chiesa nel lontano 1929. Sarà forse per il passare del tempo che si sono dimenticati l'articolo 24? E allora Rosa Blog provvede a ricordarglielo. "La Santa Sede, in relazione alla sovranità che le compete anche nel campo internazionale, dichiara che essa vuole rimanere e rimarrà estranea alle competizioni temporali".
Mi sembra un pò difficile non giudicare come "competizione temporale" un referendum che chiede agli italiani di pronunciarsi su una delle leggi più controverse che siano mai state approvate nel nostro Paese.Ruini invece ha deciso che questa verifica delle urne non deve esserci, e butta in campo tutta la forza organizzata dell'istituzione-Chiesa, fra l'altro in un momento in cui il Papa in carica non è libero di far sentire la sua voce. E voi che cosa ne pensate, care amiche e amici di Rosa Blog?


Aspettando Giuliana
23 marzo 2005

Mi trovo un'altra volta a scusarmi di un silenzio troppo lungo.Avevo quasi la tentazione di far finta di niente e riprendere da dove eravamo rimasti, ma poi ho pensato che era meglio, come si usa dire, una franca spiegazione.
A tenermi lontana dalla fecondazione assistita è stata un'altra emergenza che ha occupato il mio tempo e soprattutto la mia testa, il rapimento di Giuliana Sgrena. La conosco molto bene, non solo per il suo lavoro di giornalista, ma anche perché facciamo parte tutte e due di un'associazione di giornaliste e scrittrici, Controparola. È un gruppo che si potrebbe definire post-femminista, che interviene, come e quando può, sui temi più caldi che riguardano le donne. Dagli stupri etnici che sempre più, nelle guerre locali, sono diventati un'arma contro le popolazioni civili, alla tratta delle prostitute e delle baby prostitute straniere fino ad argomenti più legati alla nostra quotidianità: per esempio gli exploit della ministra Moratti sui programmi scolastici.
Giuliana era entrata nel nostro gruppo da poco più di un anno. Anche se passava molta parte del suo tempo in giro nei posti più pericolosi del mondo , sentiva l'esigenza di impegnarsi anche qui, di far sentire la sua voce assieme ad altre donne, come d'altra parte aveva sempre fatto nei paesi di cui si era occupata. Passavano anche a Roma le sue amiche algerine, che per lei avevano una vera adorazione, le afgane, le iraniane in polemica con il fondamentalismo. 
Lei era convinta, e lo aveva scritto nei suoi vari libri, che attorno alla condizione della donna si sta giocando una partita enorme, nell'Islam come nella civiltà occidentale. Parlava con frasi veloci, era documentatissima e girava spesso carica di carte, di dossier. Era gentile e riservata, ogni tanto raccontava dei suoi gatti, soffriva molto il freddo.
Rosa Blog, come milioni di italiane e italiani, aspetta che torni a casa


Teologi alla sbarra e "badanti" della maternità
25 febbraio 2005


Sulla fecondazione assistita il clima si sta scaldando, almeno sulla carta stampata (molto meno nelle Tv...). Vengono fuori nuove idee e riferimenti culturali non banali. Per esempio un guru della sinistra come Massimo Cacciari , nell'intervista che gli ho fatto sull'Espresso cartaceo di questa settimana, affronta anche da un punto di vista teologico la questione dell'embrione-persona : per ricordare che una posizione così rigida non è giustificata da un pensiero consolidato della Chiesa in materia.
È invece una scelta di "questa" chiesa trattare come un dogma di fede una questione opinabile, dimendicando che sui temi scientifici, da Galileo in poi, le sue stesse opinioni sono cambiate molte volte.(Proprio su questo argomento poi vi preannuncio per il prossimo numero dell'Espresso un'intervista-scoop piuttosto inaspettata).
Intanto, girando l'Italia nei week end per presentare il mio libro, "La fecondazione proibita" trovo anche nel campo di chi fa campagna per i referendum opinioni che non sempre condivido. È successo a Parma, dove nei giorni scorsi ho discusso con uno dei più noti bioeticisti laici, Maurizio Mori. Beh, più che discusso ho avuto quasi uno scontro, a proposito dell'utero in affitto. Secondo Mori quella pratica, che non è mai comparsa in una proposta di legge italiana e che è vietata in molti paesi europei (ma non, per esempio, in Inghilterra) dovrebbe essere ammessa anche in Italia. 
Chi guarda con favore alla fecondazione assistita , secondo Mori, dovrebbe superare le prudenze e darsi da fare per dare diritto di cittadinanza anche alla maternità surrogata (o utero in affitto, secondo la definizione più comune)..Perché non sono d'accordo? Prima di tutto perché è l'unica forma di nascita da provetta che in qualche modo spezza la naturalità della nascita. Qui non si tratta di una donazione di materiale genetico come nell'eterologa. Qui veramente le madri diventano due, quella che porta la gravidanza e quella che si terrà il bambino. E da qui , non per caso, è nato il maggior numero di cause legali. Madri portatrici che non volevano più consegnare il bambino e come nella famosa storia di Baby M fuggivano inseguite dall'Fbi come se fosse un rapimento. Madri committenti che al contrario rifiutavano il bambino, pechè era nato malato o con un handicap, madri confuse e disperate che si dilaniavano a vicenda..
No, in ogni caso l'utero in affitto, che pure in molte altre storie sembra aver funzionato, non è proponibile in un paese dove ancora le idee sulla fecondazione assistita sono così confuse, dove le "geometrie della mente" di chi deve adattarsi a questo nuovo modo di venire al mondo sono ancora da costruire. E poi, anche quando le avremo costruite, cosa ne dite del fatto che una donna che accetta il compito tanto impegnativo di portare una gravidanza lo farà perché spinta dal bisogno economico, per avere i soldi che le mancano? 
Anche l'etica laica dovrebbe esitare, io credo, di fronte alla prospettiva di creare una figura poco rassicurante, la "badante" della maternità.


Non produrremo replicanti. Ma forse non avremo più il diritto all'aborto
25 gennaio 2005

S
ono arrivate decisamente prima del previsto le decisioni della Corte Costituzionale sui Referendum, questione sempre più al centro della scena politica. SE avevo sbagliato, come tutti,a pensare che ci sarebbero ancora volute settimane prima della pronuncia, avevo invece indovinato sul fatto che, come nelle scatole cinesi, ogni giorno dal contenitore dei referendum sarebbe venuto fuori un altro contenitore, e poi un altro, e poi un altro ancora...
Ha cominciato il professor Prodi, no non Romano ma suo fratello Paolo, che peraltro gli assomiglia come una goccia d'acqua, con un dotto articolo sull'"Unità" dove in sostanza a proposito della fecondazione assistita chiamava in causa l'eugenetica, e prevedeva che a furia di modificare i geni si arriverà, fra una cinquantina d'anni, all'uomo programmato e privato in sostanza del libero arbitrio, capace nello stesso modo "di vincere il premio Nobel o di uccidere il suo migliore amico".
Gli ha risposto uno dei medici più noti della provetta, il professor Flamigni, in un articolo sempre sull'"Unità sottoscritto da vari bioeticisti, per ricordargli in sostanza, sia pure con giusto rispetto, che questi scenari da fantascienza non hanno niente a che vedere con lo stato dell'arte della genetica. Nessuno per il momento è nemmeno in grado di intervenire sui geni di un embrione. Fare una diagnosi preimpianto per evitare di impiantare un embrione portatore di malattie terribili come la fibrosi cistica è qualcosa che proprio non ha niente a che vedere né con la selezione della razza né con i superuomini costruiti in laboratorio de "Il mondo nuovo" di Huxley. 
Oggi invece dal grande contenitore dei referendum è venuta fuori un'altra scatoletta ancora più insidiosa. Ce la recapita il ministro Buttiglione, intervistato su Repubblica da Concita De Gregorio. Concita gli fa osservare che la difesa a oltranza dell'embrione nella legge 40 appare in contraddizione con la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza. "Prima o poi la legge sull'aborto va rivista", dichiara il ministro: smentando per la prima volta tutti quei cattolici integralisti, lui compreso, che a chi esitava a votare la legge talebana della provetta temendo di mettere in pericolo l'aborto rispondevano che quella era una norma acquisita, che nessuno avrebbe toccato.
"È possibile che debba passare tutta la mia vita a combattere contro le stesse persone, che dopo trent'anni ricominci tutto dacapo?", mi diceva sconsolata ieri sera Emma Bonino alla fine di una trasmissione Tv, dove aveva avuto sostenere gli assalti dell'ex magistrato Carlo Casini, l'uomo che l'aveva fatta arrestare ai tempi degli aborti clandestini organizzati dai radicali. Si cara Emma, è proprio possibile, e anzi questa volta la partita mi sembra ancora più difficile e insidiosa.
Insomma, come già avrete capito, Rosablog per il momento non mollerà la presa sulla provetta. 
 

Come ostriche sulla provetta
14 gennaio 2005


Mi vergogno un pò dell'assenza troppo lunga di Rosablog, sia pure con l'attenuante delle feste (mi sono quasi commossa vedendo che ben due messaggi sono arrivati il giorno di Natale...). Mi fa comunque piacere che continui
una discussione negli spazi di questo blog, anche perché mi sono fatta un punto d'onore di non cancellare mai nessun messaggio, tenedo come unico limite il codice penale.
Altri argomenti mi hanno incuriosita e intrigata in questo periodo. Ma la grande onda asiatica via via li cancellava tutti dalla mia testa, finchè alla fine è ritornata a galla la "nostra" fecondazione assistita, con tutto il suo carico
di speranze e dolori, di ipocrisie e di questioni non risolte.
E allora ho deciso
che almeno fino a che non arriveranno le decisioni della Corte Costituzionale sui referendum a questo resteremo
attaccati come ostriche, cercando fra l'altro di capire che cosa succede in quelle stanze dove si giocano cose importanti per tutti noi, non importa se in età o no di fecondazione assistita. Perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, su questo terreno si giocano questioni che riguardano in primo luogo le nostre libertà di cittadini.
Credo poi che non potrebbe succedere niente di peggio se per noia o
per disinformazione, questi referendum non raggiungessero il
quorum. Una sconfitta su cui molti sperano di poter costruire un futuro dove l'embrione sarebbe un ottimo pretesto per cambiare varie coordinate della nostra vita.
P.S. Se avete voglia di dare un'occhiata al sito Kataweb troverete una mia intervista e varie altre piacevolezze, compreso il link con Rosablog.


Contrordine, compagni
12 gennaio 2005


Dopo molti mesi di discussioni sulla "natura" dell'embrione (comprese queste a Rosa blog, dove non mancano le opinioni interessanti) sembra che improvvisamente stia succedendo qualcosa di nuovo. Nel campo dei "laici devoti" di cui si è fatto portabandiera Giuliano Ferrara sembra che di colpo l'interesse per le grandi questioni della vita e della "sacralità" dei suoi inizi sia stata di colpo sostituita da una preoccupazione pignola e accanita per quel che succede realmente ai pazienti della fecondazione assistita.
Mi riferisco a una fluviale contro-recensione (il termine è bruttino ma non mi viene in mente niente di meglio) che un collaboratore del Foglio, Francesco Agnoli, ha dedicato al mio libro "La fecondazione proibita". Addirittura un'intera pagina di quotidiano , venerdi 3 dicembre, per dimostrare, usando esempi concreti presi in prevalenza dal mio libro, che la fecondazione assistita è un obbrobrio, che la legge italiana è anche troppo permissiva. Che insomma la provetta, come recita il titolo dell'articolo, sarebbe "da proibire" senza tanti complimenti.
Che cosa avevo scritto di tanto impressionante? Semplicemente, ricostruendo per la prima volta in Italia la storia della fecondazione assistita, avevo raccontato, assieme ai molti risultati positivi, anche le vicende di malasanità, gli eccessi, le scorrettezze. Certamente riprovevoli ma che si ritroverebbero nella storia di altre pratiche mediche prodotte dallo sviluppo della biomedicina, a cominciare dal trapianto di organi: dove, lo sappiamo bene, ne succedono di tutti i colori, fino al rackett dei ladri di organi.
Nessuno però si è mai sognato di proporre restrizioni a queste pratiche mediche. Caso mai si cerca di fare il possibile per perseguire gli abusi. Il discorso invece sembra non valere per la provetta. Ci sono state donne sottoposte a iperstimolazione ormonale? Si sono verificati scambi di seme, o furto di ovociti? invece che mettersi sulle tracce dei colpevoli, i nostri "laici devoti" propongono direttamente di mettere in ceppi la provetta, la vera e unica colpevole. E non importa se per fare questa operazione hanno dovuto stravolgere il senso e la lettera di chi aveva raccontato una storia senza volerne nascondare anche gli aspetti negativi.
La logica mi sembra un pò zoppicante, soprattutto da parte di maitres à penser così accreditati. Ma forse c'è anche qualcosa di positivo in questo "contrordine compagni", in questo interesse improvviso per quel che succede nelle sale operatorie e non solo nei cieli della teoria. Riusciremo finalmente a discutere anche di persone in carne ed ossa, ci interesseremo a quel milione e mezzo di bambini della provetta che popolano il mondo, a quei 50 mila che stanno crescendo in Italia, alla felicità dei loro genitori, alla soddisfazione dei medici?
Sarebbe una scolta interessante.

Sottomarino sarà lei!
10 dicembre 2004 

Mi sembra piuttosto appassionante e anche abbastanza sincera la discussione che è partita in questo blog. Per qualche giorno c'è stato un protagonista indiscusso, l'embrione. Ma poco a poco, grazie ai vari interventi al femminile, siamo arrivati al nodo principale della questione: alle donne, al loro/nostro diritto di decidere sia in positivo che in negativo sulla procreazione (non mi stancherò mai di ricordare che la provetta è la faccia buona e gioiosa di quell'altro triste diritto femminile che è l'aborto).
Sono convinta che queste scelte si debbano svolgere in una cornice di regole, come infatti è da tanto tempo e con risultati più che positivi per l'interruzione volontaria di gravidanza. Ma poi alla fine non può esserci che la decisione di quella che dovrà dare la vita con il suo corpo (o invece bloccarla). 
Non è certo un caso se uno dei laici integralisti più accaniti contro la provetta, Giuliano Ferrara, abbia definito pochi giorni fa il corpo femminile come un "veicolo", ma si proprio come un tram o un sottomarino, attraverso cui il signor Embrione viene al mondo.
Questo è il punto più inquietante. Qui diventa chiaro l'attacco alla libertà femminile, che in questa fase di riflusso i rappresentanti del pensiero neoconservatore sembrano ben decisi a riprendersi. Ed è anche per questo che è tanto importante occuparsi di fecondazione assistita, non farsi abbagliare da ragionamenti contorti o da clamorosi paradossi.
Non meno importante è poi la sofferenza delle tante donne e delle coppie alle prese con problemi di sterilità. Che, vorrei ricordare ad Alepa, sono molto spesso cattoliche, come ho potuto verificare fra l'altro nella mia inchiesta.
Cattoliche che proprio per la loro formazione culturale desiderano a volte in modo speciale poter generare un figlio. Che si mettono in rotta con la Chiesa perché avvertono l'ingiustizia di posizioni ciecamente proibitive. E che magari trovano sulla loro strada, come ho raccontato, un frate o un parroco che le incoraggia a non smetterla con la provetta visto che tanto "se Dio ha deciso altrimenti il bambino non arriverà". 



La fecondazione proibita

09 novembre 2004

Fecondazione proibitaSi sta parlando un pò meno, in queste settimane, di fecondazione assistita. Anche questo argomento, come tanti altri, è stato messo in ombra dal grande show delle elezioni americane, con la spettacolare vittoria di Bush e l'emergere dei fondamentalisti cristiani. 
Eppure anche la fecondazione assistita fa parte di quei diritti civili che proprio in Italia sono stati clamorosamente feriti da una visione integrista, dalla volontà di una parte di imporre per legge a tutti gli altri i propri valori e i propri modelli di vita.
Insomma, quel che voglio dire è che sta suonando un campanello d'allarme molto forte per le pretese di varie strutture religiose, certo molto diverse fra loro, di interferire con le scelte pubbliche, magari portando alla ribalta l'idea di peccato...
È anche questo, come avevo già accennato in un altro blog, che mi aveva spinto a passare l'estate a scrivere un libro proprio sulla fecondazione assistita, che è uscito in questi giorni da Feltrinelli e che si intitola "La fecondazione proibita".
Ho voluto raccontarne la storia partendo dall'inizio: dal primo bambino della provetta nato in Italia una ventina d'anni fa, per arrivare agli scontri furibondi alla Camera e al Senato per approvare la legge 40 e al proibizionismo di oggi. Ho raccontato anche le storie di molte decine di donne e di uomini che hanno vissuto in prima persona la pratica della provetta. Ho incontrato i ragazzini che ne sono stati il frutto e anche qualche donatore oggi messo fuori legge.
Mi piacerebbe discutere di tutto questo con voi. Vogliamo provare a farlo fuori dai preconcetti e delle guerre di religione?

La fecondazione proibita di Chiara Valentini

Quando nel marzo scorso viene approvata definitivamente la legge sulla fecondazione assistita, molti la giudicano come la peggiore legge d’Europa e forse del mondo. L’incapacità di tradurre in norme ragionevoli la rivoluzione della maternità artificiale ha prodotto una serie di assurdità e divieti …