Giorgio Bocca: Strappo di Rutelli nel centrosinistra. Roma diventa municipio del Vaticano

21 Giugno 2005
Vediamo, se possibile, di capire qualcosa in questa confusa e spesso penosa campagna elettorale. Negli ultimi anni il paese sembra uscire da un cattivo incantesimo. Silvio Berlusconi e il berlusconismo hanno stancato, non se ne può più di false promesse, di menzogne, di volgarità, di arroganza, di offese alla democrazia e alla sua Costituzione.
La reazione è chiara: 12 elezioni che coinvolgono la maggioranza dei cittadini si concludono con la vittoria del centro-sinistra e appaiono i segni ben noti agli italiani di una svolta generale: trasmigrazioni di politici e di burocrati dalla barca che affonda a sponde più sicure.
Molti credono di aver colto nell'aria ‟il senso della storia”, il momento del tutti sul carro del vincitore. In certi pubblici uffici, come i ministeri e la Rai, la manovra trasformista ripercorre italiche indecenze. Il gioco è fatto, si pensa, i galli del pollaio di centro-sinistra faranno le loro finte zuffe, i loro balletti, le loro distinzioni capricciose, ma arriveranno uniti alle elezioni del 2006.
Pare che non sia così. Pare che neppure davanti alla prospettiva da incubo di un'altra legislatura dominata da Berlusconi le ambizioni dei leader e leaderini che dirigono i nostri partiti e partitini conservino un minimo di amor di patria e la speranza grande e generale di uscire finalmente da uno dei periodi più avvilenti della nostra storia, da questa interminabile introduzione a una mediocre tirannia.
La partita elettorale non brillava di intelligenza e di generosità politica ma sembrava seguire il comune buon senso, il più normale pragmatismo.
C'era un leader, Romano Prodi, che aveva tutte le carte per assumere la guida dell'alleanza: un moderato con grandi esperienze di governo e consenso popolare. C'era un ventaglio di posizioni ideologiche che andava dagli ex democristiani della Margherita, ai riformisti Ds e che poteva contare sull'appoggio elettorale dei partiti comunisti ricostruiti. E si pensava che, salvo qualche reminiscenza dorotea e qualche mattana di Fausto Bertinotti, si sarebbe arrivati uniti al giorno della rivincita, da alcuni vista come una nuova liberazione.
Molti pensano che la situazione sia ancora questa; che nei prossimi sei mesi si tornerà a un generale rinsavimento. Ma coloro che conoscono i labirinti e il gioco degli specchi della nostra politica non sono così ottimisti, pensano che l'imbroglio sia più serio e meno aggiustabile. E dicono: qui non si tratta di risolvere gli attriti, i dissensi nella direzione politica dell'Unione, ma di rovesciarla.
Francesco Rutelli e i suoi più combattivi compagni di cordata non vogliono trovare un accordo di leadership con Prodi, vogliono cacciarlo, e comunque sconfiggerlo. Con quale alternativa? Quelli che conoscono la politica dei giri di valzer rispondono: una nuova alleanza di potere, l'alleanza consolare dei sindaci, Rutelli e Veltroni, due che hanno una comune esperienza amministrativa, una comune tendenza alla diplomazia, alla voglia di andare d'accordo con il cardinal Ruini, perché hanno capito che il municipio di Roma sta nel mondo come municipio del Vaticano, come parte di un regno che può permettersi e si permette di suggerire la politica interna dello Stato italiano.
Il gesto di Rutelli, il suo rifiuto di votare, cosa è se non allineamento ai desideri vaticani? Ma non si troverà un modo per aggiustare il malo passo? Certo che lo si troverà, ma è di questi aggiustamenti che è fatta la debolezza della nostra democrazia, l'incapacità italiana di difenderla con decisione e fierezza.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …