Vittorio Zucconi: New Orleans evacuata per l´uragano

29 Agosto 2005
«Questo è l´incubo che New Orleans ha sempre temuto, questo è l´uragano che abbiamo sempre aspettato. Scappate, evacuate immediatamente, salvatevi» ripete il sindaco Nogin a ogni microfono che gli mettano davanti. Lo ripete ai 480 mila figli e abitanti di una città che vive l´avvicinarsi dell´uragano monstre non come una tempesta, ma come il giorno del giudizio per la sua lunga storia di peccati. Se i meteorologi e le foto dei satelliti hanno ragione, se il protettore ufficiale della città, San Luigi dei Francesi o la protettrice segreta, la bellissima regina creola del Vodoo Marie Laveau sepolta qui, non avranno fatto un miracolo nella notte, in queste ore del mattino "the Big Easy", New Orleans, sarà sotto i colpi dell´uragano più spaventoso che abbia visto, nei suoi due secoli di storia americana, da quando fu venduta nel 1803 da Napoleone a Thomas Jefferson. Proprio come una delle schiave nere che qui andavano all´asta, vendute ai "massa", ai piantatori più ricchi e golosi.
Mancava soltanto Katrina, il mostro di venti a 320 chilometri costanti di velocità e onde di 7 metri, per sigillare questa brutta estate americana di caduti, di malumori, di benzina che brucia buchi nei portafogli della gente comune e per colpire la città simbolo della "douceur de vivre". "The Big Easy", la città troppo "facile", è forse l´unica città straniera in territorio Usa, la terra dove ancora, due secoli dopo la sua annessione per danaro, e non per scelta, al resto della repubblica americana, le contee si chiamano "parrocchie", la governatrice si chiama Babineaux Blancò, la senatrice più importante Breaux e sopravvivono i "Cajun", i profugi cattolici fuggiti dall´Acadia canadese protestante con i loro culti, la loro cucina, i loro riti, la loro lingua. E dove la adorata squadra di football non porta nomi di belve feroci, guerrieri, rapaci, ma quello di "Saints", di santi. I "Santi di New Orleans".
Nei villaggi delle paludi attorno alla città, negli acquitrini dove brulicano i "mocassini", i serpenti d´acqua velenosissimi, nessuno sta ascoltando il sindaco Nogin, la governarice Babineaux Blancò e neppure il Presidente Bush che ha aggiunto la sua voce ai «si salvi chi può» ufficiale dal suo Texas vicino. I "cajun", il popolo delle paludi aggrappato alla propria storia e alla propria miseria, in questo Delta del Mississipi dove la povertà è massima negli Stati Uniti, l´autorità è quella della famiglia, la legge è quella dello schioppo. E la salvezza è l´illusione di una baracca sopra un argine o un rigonfiamento della terra, dove si rifugiano uomini. Ma anche i mocassini, per sfuggire all´invasione dell´acqua salata spinta dal Golfo. E i vecchi ricordano ancora i cadaveri che galleggiavano nei canali, uccisi non dalle tempeste, ma dai serpenti velenosi nel panico dentro quei rifugi.
Erano 40 anni esatti, da Betsy nel 1965, che New Orleans non era investita da un uragano vero. E Betsy fu una bambina di categoria "1", rispetto alla furia di Katrina, che è una "categoria 5", il massimo della violenza nella scala degli uragani di Saffir-Simpson. Della vendetta del serpente, simbolo insieme diabolico e nemico quotidiano concreto nel duello perdente (per i rettili) per il territorio del Delta, predicano quegli invisibili sciamani vodoo e anche qualche sacerdote cattolico, in queste ore di un´attesa che soltanto la fede, o le credenze, possono lenire. Nessun meteorologo, nessun professore di idrologia e di geologia alla Louisiana State University può predire con certezza dove Katrina toccherà terra, perché pochi chilometri possono fare la differenza tra una catastrofe storica e un danno grave. Ma i peccati sono tanti, ricorda improvvisamente la gente, e la pena proporzionata.
Ma il vero, imperdonabile peccato di New Orleans di fronte al "castigo di Dio" che viene dal Golfo, non è la sua storia di magnifica cortigiana francese comperata e venduta per finanziare le avventure Napoleoniche. Non sono quella musica peccaminosa e bastarda chiamata "jazz", nata qui, neppure la feroce resistenza all´assedio Nordista nella guerra di secessione, il primo massacro di "pulizia etnica" contro gli immigrati clandestini, che erano sette italiani e nel 1891 furono linciati insieme come "criminali", e neppure il vodoo creato dal sincretismo degli schiavi, le prostitute, le malizie di Marie Laveau che andava a letto con i potenti per proteggere i suoi meticci euro africani, le orge annuali del "Mardi Gras", dove le ragazze si affacciano oggi ai balconcini in ferro battuto del Quartiere Francese e scoprono il petto, le più modeste, per la processione dei festanti.
La colpa imperdonabile della "grande battona" è di giacere tutta sugli acquitrini bassi del delta del Mississipi, sotto il livello del mare per un media di tre metri. Gli esperti dell´Università della Louisiana hanno già calcolato che se Katrina la terribile la centrasse in pieno questa mattina la città sarebbe completamente allagata e occorrerebbero mesi per farla riemergere, perché le pompe e i canali che dovrebbero prosciugarla sarebbero tutti sott´acqua. Frances, una modesta tempesta tropicale nel 1998, affondò un´intera contea sulla costa, o "parrocchia" come sono ancora chiamate le suddivisioni amministrative nella cattolica Louisiana.
Rimase sommersa per due settimane, mentre gli alligatori pasteggiavano con gli incauti che avevano osato contendere loro i pochi lembi di terra asciutti.
Con gli argini frangiflutti destinati a essere scavalcati facilmente dalle onde spinte fino a sette od otto metri e il mezzo metro di pioggia che Katrina scaricherà nel suo passaggio su un sistema fognario travolto e nel lago cittadino, il Pontchartrain, condannato a tracimare, non servirà rifugiarsi nella bella cattedrale di San Luigi, accanto alla riva e nei ristoranti che non potranno più friggere i "beignets", le paste allo zucchero di vaniglia, così dolcemente europei e incongrui, sul Mississipi. Le tombe dei santi e quasi santi, quella di Louis Armstrong e della "Vodoo Queen", Marie, saranno sommerse e per questo i disperati che non sono riusciti a scappare si rifugeranno nella cattedrale del nostro tempo prosaico. Non da San Luigi, ma nell´enorme stadio coperto, di cemento armato, dove giocano, unica concessione mistica, appunto i "Saints", i santi, e il governo dello stato ha predisposto i servizi di emergenza.
Per chissà quanto tempo, se il peggio accadrà, resterà vuota Boubon Street, intitolata ai regnanti di Francia, non al "whiskey" americano, e il bar dove storia, o leggenda vuole, che un barista a corto di liquori versò le gocce di quello che gli restava in un "coquettier", un portauovo, così inventando il "cocktail". Katrina potrebbe saldare altro conto con la storia nella grande bufera risanatrice, segnare un altra punto nell´interminabile scontro di culture fra Nord e Sud, allagando e punendo quella New Orleans che della ribellione di "Dixieland", era il vero cuore segreto. Se hanno ragione gli storici che fanno risalire quel soprannome dell´America sudista ai dollari da dieci stampati qui, sui quali i locali pretesero di scrivere, accanto al "ten" inglese, anche il "dix", il dieci in francese.
Peccato che il conto lo pagheremo anche noi all´altro capo del mondo, trascinati da Katrina nel purgatorio per i vizi della "Grande Facile". Su questa costa c´è la più grande raffineria d´America, a Gulfport. Davanti a New Orleans, nelle acque basse e opache del Golfo, spuntano 952 isole artificiali per l´estrazione del petrolio e da questo mare arriva un quarto dei carburante consumato negli Stati Uniti.
In questa fine di una brutta estate di paure, di caduti al fronte delle guerre, di uragani, di malumori che scuotono e spezzano l´unanimità americana e occidentale, anche noi pagheremmo immediatamente il prezzo di una catastrofe lungo la costa del petrolio, attraverso l´ingordigia insaziabile della speculazione che da oggi tornerebbe a spingere il costo del barile. Sarebbe una pena minore, rispetto al castigo che tra poche ora potrebbe abbattersi su New Orlerand, ma giusta. Visto che i vizi di New Orleans sono esattamente anche i nostri.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …