Marina Forti: Uranio e petrolio, la sfida dell'Iran
E però la denuncia al Consiglio di sicurezza non sembra un rischio imminente, per Tehran. Ieri a Vienna, dove l'Aiea ha cominciato una seduta dedicata in parte al caso Iran, è circolata in via ‟informale” la bozza di risoluzione proposta dall'Unione europea: chiede all'Aiea di ‟riferire al Consiglio di sicurezza e all'Assemblea generale delle Nazioni unite ... le molte mancanze e violazioni dei suoi obblighi in base al Tnp commessi dall'Iran”. La bozza non parla di sanzioni; chiede però che il Consiglio di sicurezza ingiunga all'Iran di permettere ispezioni dell'Aiea in qualunque suo sito, anche quando non fosse un suo obbligo legale. Il punto è che l'Iran non ha violato il Trattato di non proliferazione, anche se per 18 anni non ha riferito di aver lavorato all'arricchimento dell'uranio (per motivi pacifici, sostiene Tehran). Non è una violazione neppure la ripresa delle attività legate all'uranio, avvenuta ai primi di agosto: infatti nell'ultimo suo rapporto il direttore dell'Aiea si limita a prenderne atto.
Difficilmente quella bozza sarà approvata, in quella forma, stando ai commenti circolati ieri. Russia e Cina (che hanno potere di veto al Consiglio di sicurezza) continuano a opporsi a un'eventuale denuncia dell'Iran al Consiglio di sicurezza. Contrari anche l'India, e così molti dei paesi ‟non allineati” rappresentati all'Aiea (che condividono l'insofferenza per lo ‟strapotere” delle potenze atomiche ufficiali: si rivolgeva a loro Ahmadi-Nejad quando parlava di ‟apartheid nucleare”).
In tutto questo conta molto il petrolio. La Cina, l'India, e molti paesi occidentali, comprano petrolio e gas iraniani. ‟Alcuni paesi hanno relazioni economiche intense con l'Iran, ma non si sentono responsabili di difendere i diritti delle nazioni oppresse. Il Consiglio supremo di sicurezza nazionale è deciso a bilanciare queste due questioni”, ha detto ieri Larijani - esplicitando una possibile minaccia di ritorsione.
L'assistente segretario di stato Usa per gli affari europei, Daniel Fried, ha dichiarato in un'intervista al quotidiano francese ‟Le Monde” che alla fine Russia, Cina, India e altri ‟si possono persuadere” a sostenere la posizione occidentale, ‟ma bisogna lavorarci”. Ma questo sembra poco probabile, al momento. E poi, l'Iran ha anche presentato un lato ‟propositivo”: il ministro degli esteri iraniano ha detto a New York ai colleghi di Francia, Germania e Gran Bretagna che l'Iran è pronto a riprendere i negoziati cominciati due anni fa (e interrotti in luglio quando Tehran ha definito inadeguata una proposta del trio europeo). Il presidente iraniano poi ha proposto di allargare il negoziato al Sudafrica e altri paesi in via di sviluppo; anzi: li invita a partecipare al programma nucleare iraniano, per testimoniare dei suoi scopi pacifici e godere insieme di questa tecnologia.