Giorgio Bocca: Solo per gli innamorati questo mondo è divino

21 Ottobre 2005
Siamo a una festa in campagna, nel Monferrato e sarei anche in pace con me stesso se una amica non mi mormorasse all'orecchio: "Sai cosa dicono di te? Che ti ripeti nel tuo pessimismo senile. Sei vecchio e il mondo ha cessato di piacerti". "Sono vecchio", le dico, "ma la domanda che mi pongo di continuo è se il mondo mi piace di meno perché sono vecchio o perché è sempre meno fatto per piacere". Lei se ne va contenta di avermi trasmesso le sue malinconie ed io ripenso a questo mondo che piace sempre meno e perché.
La prima ragione, detta in soldoni, è che ci sono troppe cose difficili da capire a cominciare dai giornali. Una idea intelligente del secolo borghese era stata quella del giornalismo a misura d'uomo, qualche editoriale incomprensibile, ma poi tutto il resto leggibile da chiunque, io fra di essi da quando ero ragazzo.
Ora è vero che sono di un pessimismo senile, ma una buona parte di quel che c'è scritto sui giornali non lo capisco più: la politica per il suo politichese sciatto e falso; l'economia e la scienza coperte da modi di dire specialistici. I gerghi della moda e dello sport, la pioggia continua di parole e modi di dire stranieri, tutto l'ermetico su cui si buttano gli ignoranti che non sanno scrivere, tutte le storie sceme e incoerenti, le finzioni per cui non è più dato di distinguere fra una cronaca vera e la scena di un film, tutta questa pubblicità enigmatica, allusiva, che ti chiedi ogni volta che cosa voleva dire, quale era il target come bisogna dire.
Poi c'è faticosissimo il funzionamento delle protesi cioè di tutti gli aggeggi che ti sostengono i cinque sensi, sempre rotti e da buttare perché nessuno sa come siamo fatti e se valga la pena di aggiustarli.
E passare il giorno davanti a macchinette che non funzionano più e che non sai come aggiustare questo sì che è pessimismo totale, senso di impotenza totale. Mica tanto senile perché se chiedi a un giovane di aiutarti neppure lui sa come.
Sono incomprensibili o come drogati, truccati, anche gli aspetti più comuni della vita: lamenti di povertà in un mondo di obesi e di automobilisti, retoriche patriottarde in una società di riformati o renitenti. Ammutoliti, dinnanzi i misteri dell'alta strategia militare.
Che avranno voluto dire quei due ufficiali cinesi Qiao Liang e Wang Kiangsui con la loro ‟Guerra senza limiti” fatta prima di dichiararla con armi improprie come le catastrofi e gli uragani e la siccità?
E come sopravvivere a una politica di bugiardi sistematici che dicono e disdicono, cambiano le regole mentre la partita è in corso, si fanno togliere le rughe e rinascere i capelli? Ma perché non hanno riportato di moda le parrucche che ognuno poteva comperarsene una con profitto delle montanare della Val Naira che cedevano i loro capelli ai parrucchieri perché andassero a venderli a Parigi?
Poi ci sono i piccoli dolori, le piccole cattive sorprese. Per esempio, la scomparsa dei macellai o dei salumai che si vergognano di fronte ai loro figli pulitini ed elegantini di fare un lavoro che sporca di sangue o di grasso.
È vero che la vecchiaia è pessimista, ma l'ottimismo della gioventù è drogato dal vitalismo giovanile, dall'eros giovanile per cui agli innamorati, anche in un mondo fetido, può sembrare divino. Nei miei ricordi il momento di una felicità piena è stato quello di una vittoria in una gara di sci che certo non cambiava in meglio il mondo, ma che a me pareva lo facesse.
Pessimismo senile? Certo, ma a guardarsi attorno lo spettacolo attuale non è dei più incoraggianti. Ai giovani che mi chiedono come si fa a entrare nel giornalismo rispondo: "Non mi sembra il momento. Anche se, come dicono, è sempre meglio che lavorare".

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …