Giovanni Pons, Giuseppe Oddo, autori de L'intrigo: Orologi, bracciali d´oro e tv, tutti i regali di Fiorani a Fazio

02 Dicembre 2005
In Italia, è già in corso il braccio di ferro tra Geronzi e Fazio sull´opportunità di una fusione tra Capitalia e Antonveneta che darebbe vita a uno dei maggiori gruppi bancari nazionali. Il progetto d´integrazione è stato studiato durante l´estate dall´Abn Amro, già socio della banca romana con il 9 percento e di quella padovana con il 12,6. Gli olandesi chiedono l´autorizzazione a salire al 20 percento del capitale della nuova banca: una posizione che li trasformerebbe in azionisti di riferimento, con la possibilità di nominare una parte dell´alta dirigenza.
Sul progetto vi è il benestare di Geronzi, che ha già concordato la presidenza del nuovo istituto con funzioni di plenipotenziario italiano dell´Abn Amro e pensa così di ancorare Capitalia, una volta per tutte, a un gruppo bancario europeo tra i più solidi. Questa volta però Fazio è in disaccordo. E con lui dissentono i principali soci e i vertici dell´Antonveneta, che intuiscono le intenzioni di Geronzi: inglobare la banca in Capitalia, estromettendo gli azionisti veneti dal controllo. Il governatore teme in particolare che l´avanzata dell´Abn possa provocare nel sistema una reazione a catena. Il Bbva, che ha quasi il 15 percento della Bnl, potrebbe chiedere di salire al 20. Analoghe pressioni potrebbero arrivare dai francesi del Crédit Agricole in Banca Intesa e dagli spagnoli del Santander nel Sanpaolo-Imi. Perché il sistema non frani sotto la pressione degli stranieri serve un argine nazionale, un cavaliere bianco che strappi Antonveneta agli olandesi e chiuda Geronzi in un angolo. Anche se il presidente di Capitalia tenderà a negarlo, questa vicenda segna la fine del decennale asse di potere Fazio-Geronzi. I due, d´ora in avanti, combatteranno su fronti avversari.
Ed è qui che entra in scena Fiorani, l´amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi (...) Fiorani ha fatto di tutto per entrare nelle grazie di Fazio. Per esempio, c´è la famosa frase smozzicata al telefono da Domenico Caccavo, il dirigente della Vigilanza che guidò nel 2002 l´ispezione alla Bipop, che ha dato la stura alle interpretazioni più malevole. A un certo punto della conversazione, intercettata per puro caso dalla polizia giudiziaria, Caccavo pronuncia il nome di Rodolfo Cavallo, un ex funzionario della Vigilanza assunto da Fiorani e attualmente direttore generale della Bpl Ducato. Dice Caccavo di Cavallo: "Qualunque cosa (Fiorani, ndr) gli chieda di fare... gli danno 200 milioni se lo porta in giro quando va a parlare con il governatore...". E aggiunge: "Se vado a lavorare io con Fiorani per avventura... se io posso fare con Fiorani come ha fatto a suo tempo... a cui io faccio una cosa... non te la faccio dammi due miliardi e me ne vado..." La trascrizione della telefonata è lacunosa, sgrammaticata, piena di omissis che privano di senso logico intere parti del discorso. Va presa con le molle. Purtroppo, cosa intendesse esattamente Caccavo con queste parole non lo sapremo mai, perché i magistrati che hanno indagato su Bipop hanno ritenuto, a torto o a ragione, di non doversi spingere oltre.
Fiorani mostra un debole per i funzionari della vigilanza. Nel 2003 arruola un altro dirigente di via Nazionale, Gennaro D´Amico, ancora più alto in grado di Cavallo, trasformandolo nell´ufficiale di collegamento tra Lodi e Palazzo Koch. D´Amico, a capo della divisione "Analisi e interventi 3", è il funzionario che ha coordinato l´attività di vigilanza sulla Bipop... È stato l´estensore della norma, rivelatasi cruciale per la crescita della Lodi, grazie alla quale Banca d´Italia, a partire dalla seconda metà degli anni 90, ha potuto autorizzare le Opa sulle Popolari ogniqualvolta l´istituto oggetto della scalata abbia contestualmente approvato la trasformazione in società per azioni. Ha lavorato alle dipendenze di Claudio Clemente, il dirigente che avrebbe dovuto firmare l´autorizzazione all´Opa su Antonveneta. Al tempo stesso è stato molto vicino a Stefano Polis, il funzionario che verrà formalmente incaricato di seguire l´istruttoria sulla Popolare di Lodi, al quale gli uomini di Fazio si rivolgeranno per predisporre la documentazione necessaria a concedere il benestare all´Opa. D´Amico è dunque espressamente ingaggiato da Fiorani, dopo essere transitato per pochi mesi dalla Hopa di Gnutti, proprio come trait d´union con Banca d´Italia, in vista della scalata all´Antonveneta.
Per ottenere la gratitudine del governatore, Fiorani ha anche salvato dal dissesto la Credieuronord, una minuscola banca popolare costituita da militanti della Lega e travolta dalle irregolarità di gestione appena qualche anno dopo la fondazione. Raccattandola per pochi milioni di euro, in un colpo solo Fiorani ha reso un favore alla Banca d´Italia, ha vinto l´ostilità del movimento di Bossi verso Via Nazionale e lo ha convinto a votare in Parlamento per il mantenimento del mandato a vita del governatore.
C´è poi il capitolo dei regali. Durante una perquisizione a Lodi gli inquirenti hanno sequestrato dal computer personale di Fiorani un lungo elenco di omaggi natalizi che si apre con il nome di Fazio seguito, fra gli altri, da quelli di una cinquantina di funzionari e di alcuni magistrati della Procura di Lodi. Nella maggior parte dei casi siamo di fronte a oggetti di poca importanza: cibi tipici, champagne, qualche libro. Ma, nel caso della famiglia del governatore, la scelta dei cadeaux è particolarmente ricercata. Insieme a Dom Perignon d´annata, pacchi di cibarie lodigiane, volumi preziosi di san Tommaso d´Aquino e sant´Agostino, stampe e antiche carte geografiche, a casa Fazio vengono recapitati: nel 2000, un vassoio d´argento cesellato, più un bracciale d´oro di Pomellato per la figlia Eugenia; nel 2001, una scatola d´argento antico, più una borsa Cartier per la signora Fazio e una collana d´oro di Pomellato per la solita Eugenia; nel 2002, un borsone da viaggio Prada Sport per la signora, un cellulare per l´invio di foto al figlio Giovanni, una borsettina Smartly a ciascuna delle quattro figlie, più una macchina fotografica digitale. Fiorani raggiunge l´apice della munificenza nel 2003, indirizzando al governatore in persona (oltre ai soliti libri e al solito champagne) una stilografica Cartier, un giaccone da casa e un apparecchio televisivo Sony da quindici pollici; alla signora Maria Cristina un orologio Baume & Mercier d´oro; al figlio Giovanni un orologio Cartier; alle figlie Anna Maria, Valeria e Chiara tre collane d´oro con ciondoli, e un braccialetto d´oro all´immancabile Eugenia.
Abile con le parole, il banchiere di Lodi è riuscito a farsi largo anche negli ambienti di Santa romana Chiesa ed è stato notato più volte, nelle frequenti trasferte a Roma, nella casa generale dei Legionari di Cristo, una congregazione emergente fra le più potenti, ancora più conservatrice dell´Opus Dei, alla quale la famiglia Fazio è molto devota. È dunque a Fiorani che Fazio concede carta bianca perché attui un´integrazione con Antonveneta e ostacoli i piani di Geronzi. Un´operazione di questa portata potrebbe compromettere l´equilibrio patrimoniale della Bpl. L´importante, però, è fermare gli olandesi. Per il suadente ed esuberante Gianpiero l´occasione è unica.

L'intrigo di Giuseppe Oddo, Giovanni Pons

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