Michele Loporcaro: No, non è la BBC

02 Dicembre 2005
Quando si critica la RAI, in particolare i suoi tg, le risposte che si ricevono sono di due tipi. Il primo è "la RAI è perfetta, dunque non c'è niente da criticare". Il secondo è "la RAI è come tutte le altre tv, dunque non c'è niente da criticare". Il primo tipo di risposta è quello dei vertici RAI. Un esempio. La conduttrice del Tg 1 delle 20, il 3 novembre 2002, interrompe il resoconto del terremoto a San Giuliano di Puglia, per leggere questo comunicato: ‟La RAI rivendica un assoluto primato in termini di qualità in risposta ai commenti velenosi di alcuni commentatori sui giornali”.
Oggetto di critica era, fra l'altro, l'insistenza sulle interviste ai parenti delle vittime, pezzo forte dell'informazione RAI quando si riferisce su sciagure. E qui veniamo all'altra risposta, al "tutto il mondo è paese", ritornello di molti mass-mediologi.
Non è vero, e una buona occasione per rendersene conto l'ha offerta il Tg 1 del 9 luglio scorso, mandando in onda un'intervista del corrispondente da Londra Antonio Caprarica ad una dirigente della BBC a due giorni dagli attentati che hanno insanguinato la capitale britannica.
L'intervista, si nota sùbito, ha un piglio deciso, al quale chi guarda il Tg 1 non è abituato: qui le interviste – ad esempio ai ministri o agli uomini politici in genere, soprattutto (ma non solo) se di area governativa – sono sempre caute, sorridenti e innocue. Qui no. Caprarica parte all'attacco, fa domande scomode. Chiede se la BBC abbia dato un'informazione corretta e completa sugli attentati o se invece non si sia autolimitata o autocensurata, obbedendo magari a indicazioni del governo per non dare troppo rilievo all'evento.
La signora risponde che è ridicolo, che la BBC decide autonomamente. Il pubblico – prosegue – sa cosa aspettarsi da noi. E sa che cosa vuol dire "cinquanta morti". Non ha bisogno, per capirlo, che gli mostriamo immagini di persone che muoiono per strada. Tanto più in notiziari come quello delle sei, quando ci sono molti bambini davanti al video.
Questa la linea della BBC: in una parola, non si sguazza negli eventi luttuosi. Stile sobrio, preoccupazioni etiche. E' chiaro, allora, che il corrispondente del Tg1 sia critico, perché la linea della sua testata è un'altra: qui si fa di ogni sciagura uno spettacolo e non solo con le immagini choccanti, ma anche con altri mezzi. Fra gli attori di questo spettacolo, una categoria non manca mai: i parenti delle vittime.
E infatti arriva puntuale l'ultima e decisiva domanda di Caprarica: ‟Ma perché non intervistate almeno i parenti delle vittime?”.
Ovvero, perché la BBC non è come la RAI? Che invece quei parenti li cerca disperatamente: infatti a Londra intervista giorno dopo giorno fidanzato e padre della ragazza romana scomparsa nell'attentato e altrove, se vittime non ci sono, inventa qualcosa. Com'è successo il giorno dopo, al Tg1 serale del 10 luglio. Ritrovato un ordigno di Unabomber sotto il sellino di una bici a Portogruaro. Prima che esploda: dunque nessuna vittima, nessun ferito. Ma il Tg1 non si rassegna e intervista il padre della bambina ferita … nell'attentato precedente (a Motta di Livenza).
Insomma, il parente in lacrime è un ingrediente indispensabile del notiziario RAI. Non di quello BBC, però, la cui dirigente risponde all'ultima domanda di Caprarica spiegandogli che – primo – le vittime non sono state ancora identificate; secondo, che non è mestiere della BBC andare da una persona a dire "suo figlio è stato ucciso"; terzo, che in Inghilterra il dolore è una faccenda privata.
Chissà che i dirigenti RAI non ci riflettano un po' su.

Michele Loporcaro

Michele Loporcaro (Roma 1963) è professore all'Università di Zurigo. È autore di numerosi saggi di linguistica, pubblicati in Italia e all'estero. Le sue monografie, specialistiche, portano titoli poco attraenti per …