Antonio Tabucchi: Ciampi, Castelli e la Grazia

15 Dicembre 2005
Il ministro della Giustizia Castelli torna a negare a Ciampi il suo nullaosta previo affinché Ciampi possa concedere la grazia a Sofri. La delicata questione della competenza della grazia, che si è sviluppata durante tutto il mandato di Ciampi, consiste nel sapere se la grazia doveva partire da Ciampi ed essere indirizzata a Castelli affinché la approvasse e la timbrasse rendendola operante, o se l’iniziativa doveva scattare con una previa approvazione di Castelli indi essere inviata a Ciampi.
Il dilemma ha tormentato insigni giuristi nonché uomini di ogni specie esercitanti politica e ha fatto persino parlare di sé la televisione, quando era possibile.
Opinano alcuni che se Ciampi avesse preso l'iniziativa e il ministro Castelli avesse rifiutato il suo nullaosta vedendosi arrivare la grazia sul tavolo, ciò avrebbe provocato un conflitto istituzionale. Per questo Ciampi non lo ha fatto, essendo egli persona che notoriamente adopera un mezzo sottile quanto efficace, la moral suasion, che ha applicato sempre e in ogni circostanza verso il governo Berlusconi. Solo che presso il ministro Castelli, contrariamente ai successi che la strategia di Ciampi ha incontrato in questi anni, la moral suasion non ha funzionato, essendo il Castelli uomo roccioso, appartenente alla stirpe dei celoduristi e dunque moralmente non suadibile. Inoltre, non essendo italiano, concede malvolentieri la grazia ai nostri concittadini, e Sofri, com'è noto, è italiano. Così Ciampi si è visto costretto a rivolgersi alla Corte Costituzionale affinché essa dirima la questione. Il che, evidentemente, raffigura comunque una forma di conflitto istituzionale.
Se ne conclude che se Carlo Azeglio Ciampi, già tre anni fa, avesse inviato la Grazia firmata di suo pugno a Castelli, il Castelli, rifiutandosi di timbrarla, avrebbe sollevato lui la questione presso la Corte Costituzionale, e a noi sarebbe sembrato più consono che a presentare lamentele presso la Suprema Corte fosse un ministro e non il presidente della Repubblica. Senza contare che il conflitto sarebbe stato risolto da tempo e il condannato da graziare, anche se la lacerazione dell'esofago era scritta nel suo destino, l'avrebbe avuta a casa propria, e non in una celletta di una prigione, dalla quale, come si sa, per trasferirti in ospedale ci vogliono sempre quelle cinque o sei ore di traccheggiamento.

Antonio Tabucchi

Antonio Tabucchi (Pisa, 1943 - Lisbona, 2012) ha pubblicato Piazza d’Italia (Bompiani, 1975), Il piccolo naviglio (Mondadori, 1978), Il gioco del rovescio (Il Saggiatore, 1981), Donna di Porto Pim (Sellerio, 1983), Notturno indiano (Sellerio, 1984), I volatili del Beato Angelico (Sellerio, 1987), Sogni …