Giorgio Bocca: Una marmaglia al servizio del potere

24 Febbraio 2006
A Napoli, Roma, Ancona, Genova e in altre città, i retrobottega piccolo borghesi, patriottardi che produssero lo squadrismo fascista, sono di nuovo all'opera stavolta per darci un mercenarismo da poveracci che fornisce uomini al cosiddetto intelligence che in alto sarà anche professionismo militare raffinato, ma in basso è spesso un'armata Brancaleone di disoccupati, scrocconi, nostalgici, fanatici a dir il vero più attenti ai soldi che alle ideologie.
Questa fauna sta crescendo attorno alle sue aggregazioni spontanee: l'ufficiale dei carabinieri che vuol fare carriera nei servizi deviati, l'ex colonnello della Folgore uscito dai corsi Nato che conta ancora sull'anticomunismo, i poliziotti disposti a lavorare fuori servizio per arrotondare lo stipendio, quelli che sono nati neri, ed è inutile chiedergli perché, e tutti gli altri che senza un ragionevole perché si ritrovano nelle case in cui è in mostra la fiamma di Mussolini, gli italiani ‟veri” che non chiedono di meglio che lavorare per qualsiasi organizzazione militare e civile che si proclami anticomunista, meglio se sotto veste patriottica o di protezione civile.
Da Napoli a Palermo, a Civitavecchia, ad Ancona, a Milano, a Macerata si allarga questa rete di arditi, bodyguard, scout, istruttori di calcio, frequentatori di palestre di arti marziali, cultori di sollevamento pesi, mitomani di ogni tipo. Quelli che sanno veramente da chi fu ucciso Aldo Moro, chi era il professore di Firenze che guidava le Brigate Rosse, chi fu cancellato in tempo dalla lista Mitrokin, chi aiutò i compagni di merende toscani a uccidere i turisti, quelli che stavano nelle liste segrete della P2 e che ora sono entrati nella Bissa napoletana o nella Ibissa di Roma o di Firenze, legate alla Crav o alla Cisa e che partecipano ai corsi dell'accademia di difesa italo-israeliana.
Che cosa fanno in pratica questi agenti segreti a libro paga? Per la prima cosa provvedono ai più bassi servizi di informazione. Sono i sottufficiali di polizia o della guardia di Finanza, i marescialli dei carabinieri in pensione che pedinano i ‟rossi”, cioè chi è in fama di comunismo o anche solo di democrazia.
Più in alto ci stanno i bodyguard delle grandi compagnie americane impegnate in Iraq, fra cui i nostri ai quali i municipi italiani fanno a gara a intestare strade ed erigere monumenti.
La mobilitazione di un esercito poliziesco per la protezione dei buoni cittadini dai perfidi terroristi è una colossale montatura. Chiunque frequenti una spiaggia, uno stadio, un'autostrada, sa benissimo che la promessa di sicurezza è una falsa promessa, che l'offensiva terroristica è relativamente contenuta non per le nostre prevenzioni, ma per la debolezza e l'inadeguatezza di un nemico privo di un progetto politico attuabile nella realtà.
Ciò che questo terrorismo ha ottenuto è una sorta di intossicazione poliziesca che si pensava finita con la guerra fredda e che rilancia la peste delle formazioni segrete, dei traffici di guerra.
Uno degli organizzatori del mercenarismo italiano, il comandante Gaetano Saya, la cui moglie recentemente ha insultato i giornalisti de ‟l'Unità”, vanta relazioni con la Cia e altri servizi Nato e ha disegnato un logo per una formazione ‟nazista musulmana”.
I governi non disdegnano i servizi di questa marmaglia, la usano per fingere di essere bene informati e fanno finta di non sapere che i sequestri e i riscatti pagati fanno parte di un commercio in cui gli eroi sono pochi e gli imbroglioni molti e protetti dai loro complici altolocati.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …