Domenico Starnone: Benedetta laicità

27 Febbraio 2006
Per dirla con il pacatissimo Zapatero intervistato da Paolo Flores D'Arcais su ‟Micromega”, democrazia significa innanzitutto diritti e opportunità, significa leggi per allargare i diritti individuali. Se la sinistra delude i suoi elettori su questo nodo fondamentale, perde. Non è un pensiero di grandissima originalità, è solo una manifestazione di chiarezza politica. Perciò non c'è niente di male se alcuni militanti Ds hanno deciso di andare a tenere in pugno la rosa di Pannella e Boselli. Se hanno basse motivazioni. Politicamente interessa soltanto, per ora, che la loro migrazione segnala un'urgenza di laicità esplicita, senza stare a misurare le parole cioè, senza preoccuparsi di conciliare il pulpito con il parlamento.Le battaglie laiche, a sinistra, sono sempre state tradizionalmente piene di distinguo, timorosissime. Oggi - nell'epoca del ritorno in forze delle religioni, in un tempo in cui la chiesa è tirata per la tonaca perché sguaini la sua spada fiammeggiante e si rimetta a dettare la giusta linea alle coscienze - pare quasi che la laicità sia possibile solo se si accompagna a una dichiarazione di fede, al rimpianto di un'infanzia da chierichetto, a un sofferto confessato interesse per le cose ultime.
Questa particolare laicità religiosamente commossa, quando è tradotta in programma politico e culturale, comporta che si svicoli su qualunque battaglia di civiltà, anche su una battaglia ovvia, terra terra, come quella per i Pacs.
Anche su una battaglia banalotta come quella per la assoluta aconfessionalità della scuola pubblica. Senza parlare delle battaglie sulla vita e la morte. Poiché quelle tirano in ballo il cielo, la terra, il diavolo, le schiere angeliche e le colpe della donna, notoriamente più amara della morte, la sinistra le affronta in punta di piedi, trattenendo il fiato. Anzi pare quasi che ci si affretti a dichiarasi laici proprio in senso etimologico, carichi di complessi cioè, battezzati ma non istruiti come quelli del clero, membri counque della chiesa ma non della gerarchia ecclesiastica, un po' rozzi insomma, volgarotti, con due piedi in una scarpa sola di fronte a chi sa di fede, è professore di teologia.
Forse bisognerebbe dirsi una volta per tutte che la chiesa non è senza voce e se ha da dire la sua la dice. Il laico non ha affatto il compito di farle da megafono. Il laico di sinistra poi ha il dovere di ricordarsi che il suo mandato democratico non è fare ghirigori con la penna, ma scrivere a chiare lettere come intende battersi per allargare i diritti dei cittadini. Se non c'è chiarezza, fanno bene a cercare di farla, la chiarezza, quelli che la smettono con margherite e querce e vanno a tenere rose nel pugno.
Il rischio più grave non è perdere la corsa a occupare il centro, ma, come dice l'olimpico Zapatero, deludere gli elettori.

Domenico Starnone

Domenico Starnone (Napoli, 1943) ha fatto l’insegnante e il redattore delle pagine culturali del ‟Manifesto”. Oltre a opere narrative, ha scritto molti libri sulla vita scolastica (da cui sono stati …