Marina Forti: Iran. Dipendiamo troppo dal petrolio.
‟Spero davvero che non ci troveremo a fronteggiare sanzioni, perché ne soffriremmo in modo profondo”, insiste Saeed Leylaz: lo incontro nel suo ufficio di consulente presso la Iran Khodro, la maggiore impresa automobilistica nazionale, nella periferia industriale di Tehran. L'economia iraniana, spiega, è ormai molto dipendente dal commercio con l'estero: ‟Importiamo acciaio per 4 miliardi di dollari all'anno e componenti per automobili per una somma analoga. Per non parlare dei beni di consumo”. In effetti negozi e supermercati sono pieni di marche europee e perfino americane, dai cosmetici al nescafé agli elettrodomestici... E il carburante: per un deficit di capacità di raffinazione interna, l'Iran importa quasi metà dei 70 milioni di litri di benzina consumati ogni giorno... ‟Potremmo fare a meno di tutto questo? Nel paese ormai non c'è la motivazione interna a vivere in modo più spartano, come quando eravamo in guerra”. I dirigenti iraniani, sostiene Leylaz, finita la guerra Iran Iraq (nell'88) hanno scelto il libero mercato e incoraggiato i consumi: e ora non hanno davvero un piano per far fronte alle conseguenze economiche di una crisi internazionale. ‟Intanto le voci di crisi corrono, e quest'incertezza sta già facendo molto danno psicologico e politico”. (In effetti anche i progetti che coinvolgono investimenti stranieri sembrano paralizzati: come in attesa di vedere come si risolverà la crisi).
Eppure l'Iran esporta petrolio e gas naturale: non è un punto di forza, in un mondo assetato di idrocarburi? ‟Il petrolio è l'unico elemento di influenza dell'Iran sull'economia mondiale. Ma noi abbiamo bisogno di esportarlo tanto quanto il mondo ha bisogno di comprarlo, o forse di più: anche un solo giorno di fermo delle esportazioni sarebbe un disastro per la nostra economia”. L'Iran, spiega Leylaz, ha aumentato di tre volte la sua dipendenza dagli idrocarburi negli ultimi 7 anni (nella finanziaria ora in discussione il 70% delle entrate dello stato deriva da petrolio e gas). ‟Sette anni fa, per gestire l'economia nazionale avevamo bisogno di esportare 200 milioni di barili di greggio, al prezzo per barile su cui è basata la finanziaria del prossimo anno. Oggi avremo bisogno di esportarne 900 milioni per mantenere lo stesso tasso di crescita del 5%. L'export di idrocarburi ci dava 9 miliardi di dollari in un anno sette anni fa, oggi è sei volte di più. Se venisse a mancare, non si fermerebbero solo le importazioni di banane o elettrodomestici: il paese sarebbe a pezzi”.