Fabrizio Tonello: Caso Berlusconi-Annunziata. Una strategia per poter occupare ogni spazio

14 Marzo 2006
La performance del Presidente del Consiglio che se ne va dallo studio di Lucia Annunziata si capisce solo nel contesto della sua strategia di utilizzo dei media, che si basa su due pilastri: in primo luogo esserci, esserci sempre, esserci dappertutto; in secondo luogo, usare la propria presenza in tv per dominare l'agenda dei quotidiani, costringendoli a occuparsi di lui, delle sue dichiarazioni, delle sue battute. Purtroppo, i quotidiani indipendenti, o addirittura vicini all'opposizione, non sembrano capaci di opporsi a questa strategia ‟torrenziale” del premier e lo inseguono sul suo terreno, permettendogli di oscurare non tanto il centrosinistra quanto la gravità dei problemi italiani. Un caso da manuale di questa strategia è lo scontro con Lucia Annunziata, completamente presa alla sprovvista da un comportamento che pure avrebbe potuto immaginare. Innanzitutto, la collocazione: andando la domenica pomeriggio a RaiTre Berlusconi sapeva di giocare ‟fuori casa” perché le altre cinque reti generaliste di Rai e Mediaset sono più o meno controllate da uomini fedeli al centrodestra. Questo permetteva di preparare il fattaccio con cura, senza correre il rischio di incappare direttamente in spettatori vicini al centrodestra, che avrebbero potuto restare sconcertati dal carattere evidentemente pretestuoso del suo comportamento.
In un paese normale, la domanda centrale dell'intervista, imposta dalla cronaca recente, sarebbe stata senz'altro: ‟Signor Berlusconi, perché ha regalato 600.000 dollari all'avvocato Mills?”. Siamo in Italia, e quindi Lucia Annunziata si è tenuta sul terreno ben più tranquillo della crescita economica, nulla che potesse provocare reazioni sproporzionate. L'intervistatrice non offriva alcun appiglio e, quindi, Berlusconi ha dovuto creare il caso in modo del tutto artificiale, come appare chiaro dalla visione del segmento completo (ma non dallo scambio mandato in onda da Rete4).
La domanda è: perché creare un caso laddove non ce n'era alcun bisogno? La risposta sta nella strategia di ‟controllo” delle prime pagine dei quotidiani: oggi non si parla che dello scontro e per nulla di risultati dell'economia o di posti di lavoro. La stampa italiana è ossessionata dalla televisione e affascinata dal frame del duello: offrendogli lo scontro con l'Annunziata (a sua volta un personaggio) Berlusconi sapeva di poter contare sui riflessi pavloviani dei capiredattori e su tre pagine assicurate di cronaca, commento e varia umanità. Il leader del centrodestra sa che il dibattito politico (nel senso di approfondimento dei temi chiave, non di slogan ad effetto) viene considerato ‟noioso” proprio dal ceto specializzato nel seguire le campagne elettorali, i giornalisti, che preferiscono sistematicamente la cornice del ‟duello” di personalità. Di questo approfitta in modo spettacolare.
Per chi controlla le maggiori reti televisive, a cosa serve dominare anche la carta stampata? In fin dei conti siamo un paese in cui il solo Tg1 delle 20,00 ha tanti spettatori quanti sono gli acquirenti di tutti i quotidiani messi insieme. Il problema nasce dal fatto che i lettori di giornali tendono a essere più colti, più dinamici, più inseriti in una rete di relazioni lavorative e sociali di quanto non siano le casalinghe e i pensionati che seguono Emilio Fede. È quindi importante evitare che i lettori di grandi quotidiani trovino sul loro giornale dei dati o delle riflessioni che li spingano verso il centro sinistra: meglio ‟occupare” le pagine del ‟Corriere” o del ‟Messaggero” con chiacchere su quanto è avvenuto domenica pomeriggio a RaiTre.
L'elemento curioso, nella vicenda, è il fatto che il ‟colpo” era stato talmente preparato a tavolino da non lasciare spazio per valutazioni dell'ultimo minuto, che avrebbero potuto suggerire una strategia diversa. Infatti, la manifestazione degli autonomi milanesi di sabato, col suo corredo di immagini spettacolari (auto in fiamme, negozi distrutti) si prestava benissimo a un uso prolungato in chiave di ‟legge e ordine” e avrebbe potuto essere sfruttata politicamente dal centrodestra almeno fino a martedì. Del resto, il Tg5 ha mandato in onda le immagini per ore, mentre il ‟Resto del Carlino” coniava addirittura la testatina ‟I nuovi barbari” per definire i partecipanti agli scontri. Anche il ‟Corriere”, oggi considerato la fortezza dell'antiberlusconismo, adottava toni palesemente esagerati (‟Milano a ferro e a fuoco”) nel descrivere i brevi scontri di corso Buenos Aires. C'era quindi tutto l'interesse di tenere focalizzata l'attenzione del pubblico su questo, almeno fino al dibattito con Prodi.
La ‟cellula comunicazione” di Berlusconi, invece, aveva preparato la sceneggiata televisiva con l'Annunziata e, si sa, non si possono cambiare i palinsesti all'ultimo minuto.

Fabrizio Tonello

Fabrizio Tonello (1951) insegna Scienza dell'Opinione Pubblica presso l'università di Padova. Ha insegnato anche nel Dipartimento di Scienze della Comunicazione presso l'università di Bologna e nella Scuola Internazionale Superiore di …