Gabriele Romagnoli: Il voto nella casa dei delusi. "Tutti, ma non Berlusconi"

05 Aprile 2006
Nel seggio della famiglia Marra (padre, madre, 4 figli, una cognata, un amico) il centrosinistra prende 5 suffragi. Due gli astenuti. Un´indecisa (‟ma in cabina entro e di certo non voto Berlusconi”). Il risultato viene dichiarato subito perché questa non è un´indagine sul voto, ma sulle sue motivazioni, sulla pancia delle scelte. Quindi condotta nella pancia d´Italia: le famiglie. Una di sinistra, poi una di destra.
I Marra abitano a Gallico, un´appendice di Reggio Calabria. La casa è ancora parzialmente in costruzione, l´appartamento si trova al secondo piano. Nel salotto ci sono già i genitori, tre dei figli, l´amico di uno di loro, la bottiglia di liquore estratta dal frigorifero e la torta fatta dalla mamma. I cellulari vengono spenti, soprattutto per evitare la messe quotidiana di sms inviati da un candidato insistente. Tra le forme locali di persuasione non è la più preoccupante. Altri hanno bussato a casa Marra con ben diversi argomenti, ma qui la scelta era e rimane libera. Tra i fattori che l´hanno determinata ci sono: capiuffici arroganti, sorrisi impudenti, comici travestiti e un´idea di società che nessuno osa mettere in programma.
Cominciamo dal padre, Alfonso, pensionato, ex impiegato in una Asl. Di genitore fascista, con una gioventù democristiana. Poi? ‟Io votavo dc, il lavoro l´ho avuto per una raccomandazione della dc. Ma quando sono entrato nell´Asl il presidente era uno del pci. Mi aspettavo di essere emarginato, invece no, anzi. Quello mi ha aiutato. E senza mai chiedere niente in cambio, né voto né altro. A destra non si fa niente per niente. E i dirigenti di destra sono sempre stati arroganti, non si può discutere: se non stai con loro sei fuori. Così mi sono spostato a sinistra. Oddio, ci fosse ancora Andreotti potrei avere dei dubbi, ma non con Berlusconi”.
Siamo già alla nostalgia della prima repubblica?
‟Sì. Meglio perfino Craxi. Le dirò: Prodi non mi piace, con un altro al suo posto si stravinceva, così non so. Mi fa venire sonno. Se governa con la stessa velocità, prima che abbia fatto una legge gli è finita la legislatura”.
Una voce dalla soglia: ‟Sa chi è il migliore?”.
È arrivata la cognata, "indipendente", nel senso di nubile oltreché politicamente parlando. Cinque anni fa si "fidanzò" con Berlusconi, ‟in quanto cattolica”, ma anche lui ‟avuto quel che cercava non ha mantenuto le promesse”. E lei ha deciso di lasciarlo.
Allora, chi è il migliore?
‟Il presidente. Scalfaro”.
‟Ciampi”.
La correzione è di Tonino, uno dei 4 figli, ragioniere, anche lui pentito. ‟Cinque anni fa votai a destra: Alleanza Nazionale. Perché credo nell´ordine e nella legge. Ma non nelle leggi personali e questo hanno fatto. Berlusconi ha perso più tempo a giustificarsi che a governare. E Fini? Che delusione. Aveva promesso di non allearsi con Bossi e l´ha fatto. Alla Lega interessa soltanto da Bologna in su. Poi Calderoli, uno così, ma come si fa a mandarlo al governo?”.
E allora, Tonino, da Fini a...
‟Diliberto”.
Senza stazioni nel mezzo.
‟Diliberto è uno pacato, che parla chiaro”.
‟È vero – interviene il padre – anche io voterò per lui”.
E la componente femminile? La figlia minore, Maria Vittoria, studentessa di biologia marina che sogna un lavoro a Barcellona?
‟Il partito non l´ho ancora scelto, ma ho votato centrosinistra cinque anni fa e lo rifarò. Questi sono stati cinque anni sbagliati. Cinque anni fa avevo votato per Rutelli presidente del consiglio, ma lui mi ha deluso. Gli ho sentito dire che la distribuzione equa delle risorse non è possibile o ci sarebbe povertà per tutti. È il contrario di quel che credo e di quel che dovrebbe credere il centrosinistra”.
‟E poi – parole di Tonino – al referendum Rutelli stava con Berlusconi. E nella satira lo fanno vedere come uno che sta sempre in mezzo, per non sbagliare. Noi, per farci un´idea ci basiamo molto sui comici”.
‟È vero – garantisce il padre – infatti io sono come Benigni, vorrei dire che cosa ha fatto di buono Berlusconi, ma non trovo una sola cosa...”.
E la madre, Angela, casalinga?
È la più timida, parla poco. Infatti: ‟Berlusconi parla troppo, parla sempre. Mi mette antipatia proprio. Mi basta vederlo per... brrr... quel sorriso, da quando si è fatto il lifting poi è ancora peggio”.
Allora è sufficiente votare contro? Chiunque pur di spegnere quel sorriso che brrr...?
Non per Giuseppe, il figlio impiegato e impegnato.
‟Il mio dentista mi ha spiegato questa teoria del turarsi il naso prima di votare. Mi ha detto che era un´idea di Montanelli e ora bisogna applicarla a sinistra. A parte il giudizio su Montanelli, non ci sto. Cinque anni fa ho votato Rifondazione, ma mi ha deluso. Non ha combattuto le nostre battaglie, ma quelle di potere. Prodi mi spaventa. Quest´idea della riduzione del cuneo fiscale, se la Confindustria applaude vuol dire che qualcosa non va. Sui Pacs ci sono state troppe contraddizioni, è una coalizione che non va. Le manca la forza e forse la voglia di cambiare la società. Non si propongono riforme serie. A me interessa la questione del lavoro. Il precariato viene dal pacchetto Treu ed è una cosa sbagliata. Ho un amico che è andato a Milano per lavorare, con un contratto da precario. Si è trovato casa, fidanzata e ora non l´hanno riconfermato. È esausto, disperato. Si può spezzare una vita così?”.
E astenersi cambia le cose?
‟No, ma neanche votare”, è la risposta del fratello minore Pasquale, che rientra, posa lo zaino, si siede ed esprime pochi concetti incrollabili. Questi: ‟Non ci sto a scegliere il male minore. Se rivince la destra saranno altri cinque anni pessimi. Ma se vincono gli altri non mi aspetto che cambino le cose. Nessuno, neppure Bertinotti, rispetta gli ideali di cui parla. Alla fine il problema vero è la società. È da lì che deve cominciare il mutamento e poi salire. Non si riforma dall´alto. Non si trasformano le cose con un voto”.
Nessuno che voglia convincere Giuseppe e Pasquale? Ci prova Mimmo l´amico di famiglia, che lavora nella cooperazione.
Così: ‟Io condivido le vostre opinioni, eppure voto. Perché? Per rispetto della storia di questo Paese, perché non voglio lasciare che i miei figli crescano sotto questi nuovi fascisti. Capisco chi non vota, ha le sue ragioni, soprattutto qui, vedendo quel che ha fatto la sinistra. Siamo una città laboratorio, ma proprio per questo non possiamo diventare il laboratorio di un moderno regime. Allora scelgo una qualunque falce martello. Se Rifondazione avesse in lista qui la Luxuria, la voterei. È stata presentata come una caricatura, invece si è rivelata una persona squisita”.
‟Anch´io – dice la cognata indipendente e indecisa – se ci fosse un candidato simpatico voterei per quello e amen”.
Come sarebbe il suo "partito"ideale?
‟Un cattolico. Uno serio. Uno che non sta tutto il tempo a criticare, come fa Berlusconi. Uno che non si mette in tasca i soldi degli altri”.
E che non è Prodi?
‟Mah. Sembra meglio solo perché lo mettono di fianco a Berlusconi... lo so, a quello cinque anni fa gliel´ho dato il mio voto, ma non ci casco più. L´ha già detta quella che se vince aumenta le pensioni?”.
‟Voi con tutti i vostri forse e ma, con tutto l´orgoglio delle idee e la pretesa di una società migliore – parola di padre Alfonso – non avete ancora capito che cosa conta adesso, in questo Paese, per questa società”.
Che cosa conta?
‟Togliere il potere a Berlusconi e a tutti quelli che sono stati con lui. Dopo, si ricomincia. E pazienza se non si parte da un granché”.
La moglie Angela, la figlia Maria Vittoria, il figlio Tonino e l´amico Mimmo annuiscono. La cognata indipendente ci pensa e sembra tentata. Il figlio Giuseppe sorride ma fa segno di no, che non è convinto. Pasquale chiede scusa, si alza e se ne va. Restiamo a bere il liquore freddo, senza il coraggio di brindare al futuro, nonostante la vittoria della parte che sostengono sia annunciata. Mentre i piccoli bicchieri si alzano verso il lampadario chiedo una dedica per quello che avrebbero voluto scolpire nel programma del Male minore perché potessero, invece, scegliere con entusiasmo.
È sera a Gallico. I capibastone raccolgono consensi porta a porta. I telefonini trasmettono sms sempre più pressanti. Ai muri, Berlusconi ancora sorride. In casa Marra risuonano tre parole antiche. ‟Rispetto”.
‟Lavoro”. ‟Giustizia”.


(1/continua)

Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) Giornalista professionista, a lungo inviato per “La Stampa”, direttore di “GQ” e Raisport è ora editorialista a “la Repubblica”. Narratore e saggista, il suo ultimo libro è …