Giorgio Bocca: Dio ci salvi dal Cavaliere

07 Aprile 2006
Su nessun uomo politico si è discusso e scritto nell'Italia repubblicana quanto su di lui: centinaia di libri, milioni di articoli, un mare di commenti. E non è una persona 'fatale' nel bene e nel male come Mussolini: è un ometto che affida la sua grandissima fortuna ai difetti e alle banalità assai più che alle qualità. E allora, perché gli italiani lo hanno eletto a capo del governo, perché ignorano i suoi visibilissimi e spesso ripugnanti difetti fisici e caratteriali, perché appoggiano il suo malgoverno, perché perdonano le sue spudorate menzogne, perché ascoltano rapiti e festanti le sue false promesse?
Uno dei suoi cortigiani, il direttore del ‟Foglio”, risponde: perché è più divertente, meno noioso dei moralisti e dei riformisti. E sarà pur vero che la noia è stata sottovalutata dagli storici delle umane vicende, ma a decidere dei destini di un popolo ci sono altre e più determinanti ragioni.
Ora se osserviamo lo stato della società italiana dopo gli anni del berlusconismo, dobbiamo dire che è stato certamente dannoso, che ha interpretato, motivato, accelerato il decadimento dello Stato e forse reso impossibile il suo risorgimento.
Negli anni del berlusconismo l'irresistibile marcia della criminalità organizzata si è allargata da alcune provincie meridionali all'intero paese. Il titolo che ho dato a un mio libro, Napoli siamo noi, vuol dire esattamente questo: il modello Napoli si sta adattando all'intera Italia. E che cosa è il modello Napoli se non una fotocopia del berlusconismo?
In questo modello le leggi sono ad personam, a misura dei ricchi e potenti che hanno licenza di violarle. Non è questa la regola anarcoide della camorra e della mafia? Un capo del governo che pubblicamente loda gli evasori fiscali, che rifiuta la giustizia se la giustizia non fa i suoi comodi, che immagina la politica estera come una serie di rapporti personali, non è il vero eversore di una democrazia che si fonda o dovrebbe fondarsi sulla legge uguale per tutti?
Nell'Italia passata sotto il controllo delle mafie qual è la difficoltà maggiore, spesso insuperabile, per riportare la legalità? È la complicità di fatto tra guardie e ladri e l'impossibilità di sciogliere queste complicità, è l'assurdo di centinaia di amici degli amici che stanno in Parlamento, nei palazzi di giustizia, negli istituti di credito.
Ebbene che cosa ha fatto il governo Berlusconi se non fare la guerra in tutti i campi alla legalità, che cosa fa in questa campagna elettorale se non muovere guerra ai sindacati, ai magistrati, ai giornalisti liberi, agli imprenditori, a tutti?
Il fascismo nacque dalla concomitanza di tanti eventi, di tanti mutamenti nazionali e mondiali, da una transizione difficile da governare. Molti italiani allora pensarono che la democrazia fosse troppo fragile, troppo difficile e che gli convenisse affidarsi all'uomo forte e provvidenziale. Un errore pagato con milioni di morti, con la crisi della Nazione.
Vogliamo riprovarci? Vogliamo di nuovo affidare il governo ai sempre fascisti eredi di Salò? A un ‟moderato” come Berlusconi, che ci ha di nuovo portati in guerra, che ha sdoganato i 'camerati', che ha ostentatamente voltato le spalle alla Resistenza senza capire che l'esclusione degli italiani che riportarono la democrazia in Italia rende impossibile ogni democrazia, e che una democrazia che ha per unico fondamento l'anticomunismo, a comunismo morto e sepolto, è una finta democrazia.
Dio ci salvi dal Cavaliere delle menzogne e dei doppi petti di Caraceni.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …