Lorenzo Cremonesi: Nepal, lesercito riprende il controllo
26 Aprile 2006
Venti minuti per abbattere un albero sul bordo dell’asfalto. Quando il tronco si schianta a terra, una trentina di manifestanti si lanciano tra grida di incitamento e lo trascinano a fatica per bloccare la strada. Qualcuno utilizza i rami e le foglie per alimentare un copertone già in fiamme. ‟Morte a re Gyanendra. Questo tronco dovrebbe essere il suo cadavere”, gridano altri. Ma è solo un momento. Poco dopo arriva un blindato carico di militari, i mitra puntati verso le case con il colpo in canna, i soldati scelti con i lacrimogeni pronti al tiro. E la folla si sposta timorosa, i soldati passano incolumi. Le manifestazioni restano bloccate alla ‟ring road”, la circonvallazione attorno alla capitale. Così ieri i soldati dell’esercito nepalese hanno ripreso il controllo di Kathmandu. Nulla a che vedere con le violenze di due giorni fa e i tentativi di assalto al palazzo reale. Per tutta la giornata la città è rimasta quasi spettrale. Paralizzata dal coprifuoco e dallo sciopero generale. Al parco Ratna, dove due giorni fa si erano concentrati i 7 partiti dell’opposizione con i gruppi maoisti, si sono accampati i corpi scelti dei ‟Gurka”, i figli delle tribù dell’Est, noti per spirito di obbedienza e crudeltà, pronti a intervenire. Ma non ce ne sarà bisogno. Dopo 17 giorni di rivolte, una ventina di morti e centinaia di feriti, la sommossa segna il passo. Re Gyanendra cerca di sfruttare le divisioni interne all’opposizione. Tre giorni fa ha offerto la restaurazione della monarchia costituzionale. I leader dei manifestanti rifiutano e chiedono l’immediata creazione di un’assemblea costituente. Eppure ora si scontrano al loro interno, tra i radicali,che chiedono l’abdicazione subito del monarca, e le correnti più aperte alla convivenza. ‟Se l’opposizione fosse unita, il re se ne sarebbe già fuggito”, afferma Tirtha Koirala della tv Kantipur. Ma sono in molti a dubitare sulla capacità di tenuta del sovrano. ‟C’è stata una profonda rivoluzione culturale in Nepal. E Gyanendra non è più considerato un dio”, sostiene Richa Nahayan, responsabile della Pilgrim Books House.
Lorenzo Cremonesi
Lorenzo Cremonesi (Milano, 1957), giornalista, segue dagli anni settanta le vicende mediorientali. Dal 1984 collaboratore e corrispondente da Gerusalemme del “Corriere della Sera”, a partire dal 1991 ha avuto modo …