Michele Serra: L’amaca di venerdì 26 maggio 2006

26 Maggio 2006
Leggendo l’intervento di Stefano Rodotà (Repubblica di ieri) contro l’onnipresenza dei politici in televisione, mi sono consolato. Anche un autorevolissimo studioso come lui suffraga la mia impressione di cittadino generico, e cioè che il bivacco permanente degli uomini di partito su tutte le reti, a tutte le ore, sia oramai insopportabile, e sia il modo migliore per rendere opprimente e al tempo stesso inconsistente la politica.
Perfino le riunioni di condominio si convocano solo due o tre volte l’anno, per tutelarne la solennità. Il cast fisso di questi ultimi mesi, circa una cinquantina di persone, è sortito dai telegiornali (residenza abituale e legittima dei politici) esondando ovunque, come se qualcuno avesse dimenticato aperto il rubinetto anche dopo le elezioni. Benissimo ha fatto Prodi a negarsi a "Porta a porta": i leader importanti, nei paesi importanti, vanno in tivù col contagocce, e parlano al paese solo quando occorre, non quando non sanno come passare la serata. Così i cittadini imparano a concentrarsi sui problemi, non sulle baruffe quotidiane. E difatti, quali siano i problemi (per esempio l’imminente referendum costituzionale, come ricordava Rodotà), lo sanno in pochi.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…