Vivian Lamarque: Cara Letizia, ci aiuti ad amare di più Milano

14 Giugno 2006
Cara Sindaco, scusi se la prendo un pò alla lontana: certe volte mi vengono in mente non gli uomini delle caverne, ma le donne delle caverne. Le scene di caccia sulla roccia le avranno certo incise i loro mariti, ma mi sa che qualche figurina, magari qualche sole, qualche luna l’abbiano fatta anche loro, le donne, stufe delle pareti monocolori, spigolose, antipatiche dei loro monolocali (che vista su cieli stellati però!). Con le pelli degli animali, oltre a giubbotti, qualcuna forse si sarà fatta anche la prima moquette. Cara Sindaco, è per chiederLe, nel mare di problemi che dovrà affrontare nella sua nuova carica, anche di ingentilirci un po’, da donna, questa città. In grandi pulizie e abbellimenti siamo manovalanza specializzata da un bel po’di millenni. Ci dia un numero verde ‟Idee per la Bellezza”. Siamo allenate, e vediamo al volo le incongruenze. Per esempio, che i cestini dei rifiuti spesso traboccano; per forza, sono grandi quanto le nostre pattumiere domestiche. All’estero i cestini sono capienti quattro volte tanto e sono più numerosi. L’educazione, ai pigri, si insegna anche così. E là i corsi d’acqua li tengono puliti e con le rive fiorite, perché non proteggiamo di più i nostri navigli, le nostre rogge? E ancora: tra qualche anno, quando i milanesi vecchi saranno più dei giovani, faranno a botte per contendersi gli spazi delle panchine ai giardini, già ora mandano avanti l’amichetta a tenere il posto su quelle in ombra. E per la strada da casa al super, da casa al dottore, faticano tanto, per questo escono così poco; urgono, mi creda, panchine-sosta, non solo ai giardini. Parentesi ciclistica: cara Sindaco, da ciclista che quando ha i nipoti nei cestini e, se la strada è dissestata è costretta a usare qualche volta, scusandosi, i marciapiedi: sui più larghi basterebbe una linea colorata, economica corsia d’emergenza per non disturbare i pedoni, in attesa di nuove piste ciclabili. Ma torniamo alla bellezza. Quando rincaso ‟ammalata” da qualche ‟brutto” incontro, mi rileggo alcune pagine de ‟La città narrata”. Lì ritrovo la Milano di Gadda, di Piovene, o quella contemporanea di Raboni, di Tadini, Vergani, Lagorio, e la Milano degli artisti viventi, gli angoli da loro amati. Il loro amore ci ricorda che questa è una città che si potrebbe amare. Ci aiuti, Sindaco, a rinnamorarci. Nelle case, anche quelle povere, in attesa di poter chissà quando cambiare il divano, rifare il bagno, le donne ogni giorno cercano lo stesso, senza una lira, di abbellire. Alcune hanno tentato di farlo persino nei campi di concentramento. Grazie.

Vivian Lamarque

Vivian Lamarque è poetessa e autrice di numerosi libri per bambini.