Lorenzo Cremonesi: “Il mondo ci aiuti a disarmare Hezbollah”. Intervista al premier libanese Fuad Siniora

20 Luglio 2006
Lo incontriamo nel suo ufficio proprio nel mezzo di una lunga serie di telefonate con Romano Prodi. ‟Conosco il vostro primo ministro da molto tempo. So che è un buon amico del Libano e degli arabi. E so anche che può fare molto per noi. L'Italia è un partner privilegiato e ha forti interessi in Libano, il suo export nel nostro Paese supera il miliardo di dollari, il primo in assoluto, più alto di quelli di Francia e Cina. Non mi stupisce che faccia di tutto per porre fine alla catastrofe rappresentata dai bombardamenti israeliani”, spiega accorato Fuad Siniora. Non a caso ha scelto di parlare con un reporter italiano. ‟Ci tengo a dire al vostro Paese quanto mi interessa la vostra mediazione. Sto anche pensando di invitare Massimo D'Alema a Beirut”, aggiunge. Un leader in difficoltà per uno deimomenti più difficili nella sanguinosa storia del Libano. Qui i commentatori lo dipingono come ‟il numero due che sta diventando con successo numero uno”. Da sempre stretto consigliere di Rafiq Hariri, suo ex ministro delle Finanze, lo ha sostituito alla guida del partito, e ora del Paese, dopo il suo assassinio nel febbraio 2005, Siniora dimostra di avere le spalle più larghe di quanto non si credesse. Ultimamente non ha esitato a sfidare la Siria, accusa l'Iran di ingerenze. Ma in questo momento ciò che gli preme di più è porre fine alla ‟barbara aggressione israeliana”. Poco dopo il nostro incontro legge pubblicamente un annuncio: ‟Occorre che la comunità internazionale imponga il cessate il fuoco a Israele. In sette giorni di bombardamenti abbiamo oltre 1.000 feriti, 300 morti e mezzo milione di profughi. Il Paese è in ginocchio.

Signor primo ministro, Israele sostiene che sta premendo sul vostro governo per disarmare l'Hezbollah. Se non lo farete voi, lo faranno loro. Ma a spese vostre.
Noi diciamo questa stessa cosa, ma in modo diverso. Il mondo intero deve aiutarci a disarmare l'Hezbollah. Ma prima di tutto occorre giungere al cessate il fuoco. Sino a che continueranno i bombardamenti non si potrà fare nulla, se non peggiorare la situazione. E anche Israele non ci guadagnerà niente. Vogliono annientare le infrastrutture dell'Hezbollah? Non si ricordano che ci hanno già provato manu militari contro altre forze in Libano nel passato. E non è servito.

Lei sa bene che prima del blitz dell'Hezbollah contro i soldati israeliani settimana scorsa questa regione era calma.
Sì, ma c'erano sul campo tutti i presupposti per il conflitto. Perché occorre trovare una soluzione complessiva al problema. L'Hezbollah sostiene che combatte una guerra partigiana per liberare i circa 40 chilometri quadrati a Sheba, terra libanese ancora occupata da Israele. E anche per liberare i 3 prigionieri libanesi nelle carceri israeliane. Israele lasci la zona di Sheba, che comunque non ha alcun valore militare o economico, rilasci i prigionieri e il nostro governo potrà dire che l'Hezbollah non ha più alcun legittimomotivo per mantenere una milizia armata. Sarà inevitabilmente costretto a diventare una forza puramente politica del nostro sistema democratico.

L'Onu 6 anni fa dichiarò che Israele si era definitivamente ritirato sul confine internazionale. Non è questo di Sheba un puro pretesto dell'Hezbollah per continuare la "guerra santa"?
Potrei anche essere d'accordo con lei. Ma, se così fosse, allora abbiamo un motivo in più per smascherare l'Hezbollah. A parte che esistono fior di carte diplomatiche, che sin dai primi anni Venti mostrano che la regione di Sheba è libanese, non siriana. Anche la Siria da qualche anno afferma che è nostra, sebbene non sia pronta scriverlo sulla carta. In ogni caso, l'importante ora è riportare la piena sovranità libanese nel Sud, smantellare qualsiasi milizia armata parallela all' esercito nazionale. E per farlo occorre delegittimare le ragioni dell' Hezbollah.

Romano Prodi, assieme ai partner europei, le sta proponendo una forza militare multinazionale, con un mandato diverso da quello dell' Unifil. È d'accordo?
Ho spiegato a Prodi, Chirac e agli altri leader stranieri con cui sono in contatto, che la mossa non è sufficiente. Non bastano 6.000, 8.000 o addirittura 20.000 soldati stranieri per disarmare l'Hezbollah, se prima non si giunge a una soluzione complessiva del problema che riguarda anche Sheba, come ho appena detto.

È rimasto sorpreso dall'arsenale dell'Hezbollah? Posseggono missili di fabbricazione iraniana in quantità. Come è potuto accadere che potesse nascere un esercito così forte?
‟L'Hezbollah è diventato uno Stato nello Stato. Lo sappiamo bene. E' un problema gravissimo. Ma precede di molto il mio mandato e anche l'era di Hariri. Non è un mistero per nessuno che l'Hezbollah risponde alle agende politiche di Teheran e Damasco. Noi non siamo un Paese in ostaggio della Siria. La nostra è una democrazia viva, con un'opinione pubblica libera, pluralista. Siamo un gioiello unico in Medio Oriente. Ma i siriani sono dentro casa nostra e noi siamo ancora troppo deboli per difenderci. Le memorie terribili della guerra civile sono ancora troppo presenti, nessuno è pronto a prendere le armi”.

Hariri è stato ucciso dai sicari siriani?
Questo è quello che pensa lei. Io non dico di essere in disaccordo. Maesiste una commissione internazionale che indaga sul caso. Lasciamo a loro il verdetto.

Per quando prevede il cessate il fuoco?
Non ci siamo ancora. Purtroppo vedo un gran polverone diplomatico e pochi fatti concreti. I bombardamenti criminali di Israele vanno bloccati subito, immediatamente. Ma i governi israeliani hanno sempre fatto di tutto per renderci la vita difficile: non ci hanno mai dato le mappe dei campi minati che loro avevano piantato in Libano, così la gente continua a morire. Oggi bombardano i civili e creano simpatie per l'Hezbollah anche dove altrimenti non ci sarebbero.

Lorenzo Cremonesi

Lorenzo Cremonesi (Milano, 1957), giornalista, segue dagli anni settanta le vicende mediorientali. Dal 1984 collaboratore e corrispondente da Gerusalemme del “Corriere della Sera”, a partire dal 1991 ha avuto modo …