Giorgio Bocca: Miliardari in rivolta operai al seguito
28 Luglio 2006
Perché gli operai del Nord votano a destra? Su questo tema decisivo per la sinistra il giornale del più forte partito della sinistra ‟l'Unità” balbetta e svicola. Fra i rarissimi interventi un corsivo di una segretaria della Filtea Cgil, ermetico e divulgante, in attesa che arrivi a conclusione una inchiesta dell'Ires, quanto dire il nulla.
Ora le ragioni concrete per cui una parte degli operai ha smesso di votare a sinistra sono, più che chiare, evidenti.
La prima è che se la cultura dominante nel paese e nel mondo è quella del capitalismo anarcoide e senza limiti non si capisce perché gli operai dovrebbero fare eccezione. Anzi, si capisce molto bene che, partendo dal basso, abbiano il desiderio forte di bruciare le tappe e di entrare anche loro nel mondo berlusconiano dei desideri e delle scorciatoie.
Per quale ragione non dovrebbero stare dalla parte dei padroni, dei ricchi, quando ogni giorno si dimostra che la classe padrona non ha né avversari né freni? Non c'è scandalo vergognoso e impudente che non passi come normalità.
Prendiamo il caso delle tasse contro il lusso decise dalla Regione Sardegna e altezzosamente respinte dalla borghesia ricca e ladrona. Il presidente della Regione deve aver fatto un ragionamento, ecco il suo errore, perfettamente logico: questa borghesia italiana e straniera si è installata nei luoghi più belli dell'isola, usa i servizi pubblici, recluta i lavoratori, fa delle speculazioni miliardarie e in cambio offre il mediocre spettacolo dei suoi costumi volgari, dei suoi club miliardari e delle sue feste cafonesche. Che almeno paghino una tassa di uso e di soggiorno, modestissima rispetto alle loro risorse, ma che almeno salvi la faccia della pubblica amministrazione, che almeno dimostri che non può fare nell'isola tutti i suoi porci comodi.
Apriti cielo! Il cavalier Silvio Berlusconi, e ti pareva, ha dato il via a una campagna mediatica sulle sue sei o sette televisioni, contro il regime comunista che invece di combattere la povertà combatte la ricchezza, allontanando i turisti a vantaggio della Corsica o della Costa Azzurra.
Ho risentito i discorsi che si facevano a Rapallo o a Sanremo da parte della clientela degli alberghi di lusso: siamo noi che comperiamo i fiori, che andiamo nei ristoranti eleganti, dai parrucchieri e dai massaggiatori.
In Sardegna tutti i record di impudenza sono stati battuti. Abbiamo ascoltato le proteste di padroni di barche lunghe 130 metri, di ville lussuose, di turisti come Silvio che in questi anni ha speso per la sua villa parecchie decine di miliardi.
E che fanno i poveri della Sardegna? Fanno come gli operai occupati del Nord, stanno dalla parte dei ricchi perché non vedono alcuna alternativa, perché i ricchi non solo hanno difeso i loro interessi, ma hanno rivendicato il dominio sociale, si sono comportati come padroni che non tollerano discipline e che non pagano nessun pedaggio.
Diceva Alcide De Gasperi negli anni della ricostruzione: in Italia c'è un quarto partito invincibile, il partito dei soldi che può condizionare a suo piacere l'economia del paese.
È strano e incomprensibile che gli operai del Nord facciano quello che i dirigenti dei partiti della sinistra fanno e predicano ogni giorno: andare d'accordo con i ricchi, non disturbare gli affari dei ricchi? Gli operai del Nord non sanno che nessun ricco sta nelle galere della Repubblica, che tutti i ricchi colti con le mani nel sacco trovano il modo di non andare in prigione, di recuperare il maltolto, di non pagare le tasse? Le uniche occasioni in cui i ricchi possono perdere è quando vengono in conflitto con altri ricchi, quando pagano risarcimenti miliardari alle loro amanti o mogli ricche che possono ricattarli.
Ora le ragioni concrete per cui una parte degli operai ha smesso di votare a sinistra sono, più che chiare, evidenti.
La prima è che se la cultura dominante nel paese e nel mondo è quella del capitalismo anarcoide e senza limiti non si capisce perché gli operai dovrebbero fare eccezione. Anzi, si capisce molto bene che, partendo dal basso, abbiano il desiderio forte di bruciare le tappe e di entrare anche loro nel mondo berlusconiano dei desideri e delle scorciatoie.
Per quale ragione non dovrebbero stare dalla parte dei padroni, dei ricchi, quando ogni giorno si dimostra che la classe padrona non ha né avversari né freni? Non c'è scandalo vergognoso e impudente che non passi come normalità.
Prendiamo il caso delle tasse contro il lusso decise dalla Regione Sardegna e altezzosamente respinte dalla borghesia ricca e ladrona. Il presidente della Regione deve aver fatto un ragionamento, ecco il suo errore, perfettamente logico: questa borghesia italiana e straniera si è installata nei luoghi più belli dell'isola, usa i servizi pubblici, recluta i lavoratori, fa delle speculazioni miliardarie e in cambio offre il mediocre spettacolo dei suoi costumi volgari, dei suoi club miliardari e delle sue feste cafonesche. Che almeno paghino una tassa di uso e di soggiorno, modestissima rispetto alle loro risorse, ma che almeno salvi la faccia della pubblica amministrazione, che almeno dimostri che non può fare nell'isola tutti i suoi porci comodi.
Apriti cielo! Il cavalier Silvio Berlusconi, e ti pareva, ha dato il via a una campagna mediatica sulle sue sei o sette televisioni, contro il regime comunista che invece di combattere la povertà combatte la ricchezza, allontanando i turisti a vantaggio della Corsica o della Costa Azzurra.
Ho risentito i discorsi che si facevano a Rapallo o a Sanremo da parte della clientela degli alberghi di lusso: siamo noi che comperiamo i fiori, che andiamo nei ristoranti eleganti, dai parrucchieri e dai massaggiatori.
In Sardegna tutti i record di impudenza sono stati battuti. Abbiamo ascoltato le proteste di padroni di barche lunghe 130 metri, di ville lussuose, di turisti come Silvio che in questi anni ha speso per la sua villa parecchie decine di miliardi.
E che fanno i poveri della Sardegna? Fanno come gli operai occupati del Nord, stanno dalla parte dei ricchi perché non vedono alcuna alternativa, perché i ricchi non solo hanno difeso i loro interessi, ma hanno rivendicato il dominio sociale, si sono comportati come padroni che non tollerano discipline e che non pagano nessun pedaggio.
Diceva Alcide De Gasperi negli anni della ricostruzione: in Italia c'è un quarto partito invincibile, il partito dei soldi che può condizionare a suo piacere l'economia del paese.
È strano e incomprensibile che gli operai del Nord facciano quello che i dirigenti dei partiti della sinistra fanno e predicano ogni giorno: andare d'accordo con i ricchi, non disturbare gli affari dei ricchi? Gli operai del Nord non sanno che nessun ricco sta nelle galere della Repubblica, che tutti i ricchi colti con le mani nel sacco trovano il modo di non andare in prigione, di recuperare il maltolto, di non pagare le tasse? Le uniche occasioni in cui i ricchi possono perdere è quando vengono in conflitto con altri ricchi, quando pagano risarcimenti miliardari alle loro amanti o mogli ricche che possono ricattarli.
Giorgio Bocca
Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …