Dario Fo sul caso Grass: io ho confessato il mio passato
22 Agosto 2006
«Certo, il silenzio di Grass, così lungo, così ostinato, pesa come un macigno. Sulla Germania e, certo, su di lui. Tenere
dentro per tutta la vita una colpa equivale inevitabilmente a ingigantirla, a farla dilagare a dismisura. Finché a un certo
punto lo stomaco, o l' anima, hanno dovuto sputarla fuori». Pensieroso, Dario Fo ripensa all' outing tardivo dello scrittore
tedesco che tanto scalpore sta suscitando. Ci pensa con cognizione di causa, consapevole delle molte, singolari, affinità che
lo uniscono a Grass. Entrambi ottantenni, entrambi uomini di una sinistra rigorosa, impegnati a tempo pieno nella vita
culturale e politica, entrambi autori di testi letti e tradotti ovunque nel mondo. Entrambi premi Nobel: Fo nel ' 97, Grass
nel ' 99. In più, come Grass, anche Fo ha avuto un trascorso giovanile a destra, qualche mese nella Repubblica di Salò, prima
nella contraerea poi nei paracadutisti. «E' successo pressappoco nello stesso periodo in cui lui si era arruolato nelle
Waffen-SS. Grass aveva 16 anni, io 17. Lui lo fece, a quanto racconta, per fuggire dalla famiglia e attratto dall' idea di
andare a combattere negli U-Boot, io per non finire a lavorare in Germania, come succedeva a quelli che si rifiutavano di
entrare nell' esercito. Un modo per defilarmi certo non glorioso, ma a quei tempi dalle mie parti, sul Lago Maggiore, con i
gruppi partigiani allo sbando, fummo in molti a farlo. Una "fuga" seguita da tante altre: in poche settimane me la battei
dalla contraerea, nei parà durai solo 40 giorni. E quindi mi imboscai sul serio, dentro un capanno nella brughiera, fino alla
Liberazione. Una parentesi di cui non mi vanto, ma che non ho neanche mai tentato di nascondere. Di conseguenza non ho mai
avuto l' angoscia di venir "scoperto". Anche, se a più riprese, la destra ha cercato di sfruttare questo capitolo, imbastendo
ogni sorta di falsità». Stare nelle file dei repubblichini, anche se defilati, non dev' essere stata comunque una
passeggiata... «Mah, dentro c' era un po' di tutto, perfino delle brave persone. Certo i fanatici non mancavano. Ricordo
certi ufficiali terribili già a vedersi, gente che non ci metteva niente a farti secco se si accorgeva che tu stavi lì per
portare a casa la pelle. Quando, anni dopo, ho letto Il buon soldato Schweyk messo in scena da Brecht, uno che attraversa gli
orrori della guerra con l' unico proposito di sopravvivere, mi sono detto: è la mia storia». Ma da noi, aggiunge, erano
ancora rose e fiori. «A salvarci, noi italiani abbiamo sempre avuto l' ironia, dote meno diffusa in Germania dove l' idea di
essere il popolo "über alles", di avere una missione da compiere, doveva essere diffusa. Il giovane Grass di sicuro si
arruolò spinto da pulsioni romantiche e gloriose, da noi invece vigevano l' opportunismo e senso di sopravvivenza. Alla fine
meglio noi. Per dirla con Brecht, beato il popolo che non ha bisogno di eroi». Un sospetto di opportunismo postumo corre però
ora in Germania, dove molti sospettano che dietro il «colpo di teatro» di Grass ci sia un' abile manovra pubblicitaria per
lanciare la sua autobiografia, di prossima uscita. «Non credo proprio - ribatte Fo -. Uno come lui non rischierebbe certo la
reputazione, il credito messo insieme in una vita, per vendere un libro. Addirittura ho letto che qualcuno vorrebbe che
rinunciasse al Nobel... No, se si vuole la "punizione" lui se l' è già inflitta con quell' autobiografia. Dev' essergli
costata sangue, mai avrebbe voluto scriverla. Ma a un certo punto ha "dovuto" farlo. Pur sapendo che il prezzo da pagare
sarebbe stato altissimo». E non tanto per la «colpa» in sé ma per averla taciuta così a lungo. «Tacere talora equivale a
mentire. Adesso però, che ha finalmente trovato la forza della verità, Grass magari ne uscirà ridimensionato, perderà in
parte il suo credito, lo smalto di intellettuale sopra ogni sospetto, ma forse diventerà anche più "umano", più vicino alle
fragilità di tutti. Sarà interessante rileggere la sua opera alla luce di questo segreto svelato. Che certo non sarà l'
unico. Attendo con gran curiosità la sua autobiografia. Per saper di più su Grass, ma anche su altre pagine ancora sotto
chiave. Per esempio, quando racconta dell' incontro nel campo di prigionia con il giovane Ratzinger. I soldati delle SS erano
tenuti in campi distinti dagli altri. Come mai allora il futuro Papa si trovava anche lui là?» .
Günter Grass
Günter Grass (Danzica 1927 - Lubecca 2015) ha raggiunto la massima notorietà con Il tamburo di latta, pubblicato nel 1959 (Feltrinelli, 1962, nuova edizione 2009). Delle sue opere successive ricordiamo: …