Grass e le Ss, confessione in tv: "Ho parlato troppo tardi!"

22 Agosto 2006
Günter Grass si difende in diretta, nella lunga intervista alla prima rete tv pubblica tedesca Ard. «Allora ero giovane, non ero cosciente di aver commesso una colpa, non ho partecipato a crimini, ma per sessant'anni il bisogno di confessare ha pesato sul mio cuore, oggi ce l'ho fatta». E intanto in un'intervista alla Bbc Salman Rushdie lo ha difeso: il suo errore politico giovanile non toglie nulla alla grandezza della sua figura letteraria, così come restano grandi Céline ed Ezra Pound che pure si schierarono col nazifascismo. «Tutti, specie la comunità ebraica, hanno il diritto di criticarmi», ha continuato Grass nella lunga intervista con Ulrich Wickert, il più influente anchorman della Ard. «Charlotte Knobloch, la leader della comunità ebraica, ha diritto di criticarmi. Ma è anche mio diritto spiegare per quali motivi agii così, spero che chi mi critica trovi il tempo di leggere il mio libro. Io a quell'epoca anche in famiglia non ponevo domande, neanche su zio Franz, polacco che combatté con i polacchi difendendo la posta polacca dall' attacco nazista del settembre '39 e fu fucilato sul posto. Hanno diritto di criticarmi i polacchi che come Walesa chiedono che io rinunci alla cittadinanza onoraria di Danzica» continua Grass «ma ricordino che nei miei libri e nel mio impegno politico mi mossi a tempo per la riconciliazione tedesco-polacca. Decida il loro presidente». Ma perché, lo ha incalzato l' intervistatore, non ha rivelato tutto anni e anni fa nel suo primo viaggio in Israele? «Il mio tema oggi è il mio silenzio di allora», ha risposto Grass. Poi ha letto i passaggi del libro: «Nel mattino, il treno stava per partire da Dresda, nessuno parlava dell'ordine di mobilitazione, tra noi adolescenti ancora non toccati dalla guerra. A Berlino poi, in un piano superiore d' una villa seppi dove sarei stato assegnato: a un centro d' addestramento delle Waffen-Ss. Mi scosse o no allora, mi chiedo da decenni, quello che mi scuote e mi sembra orribile ancora oggi, la doppia S sull'uniforme? Vedevo le Ss allora come un'unità d'élite. La doppia runa sul bavero dell' uniforme non mi faceva schifo». «Perché non ho parlato prima?», ha continuato Grass nella sua straordinaria confessione in diretta. «Si può dire che ho parlato molto tardi o troppo tardi, ma le critiche e quel che affronto ora, il tentativo di molti di ridurmi a una non persona, hanno molto messo alla prova la mia forza sullo sfondo della mia vergogna. La vergogna ha creato un tabù dentro di me. M'interrogo sulla mia colpa e sulla colpa collettiva dei tedeschi: se allora, in quegli ultimi mesi di guerra, avessi avuto tre anni di più, non posso garantire oggi a posteriori che non avrei partecipato a crimini di guerra, ero ideologicamente prigioniero del nazismo. Fino alla fine credevo nella vittoria». «Non fui mai educato come antisemita», narra ancora Grass. «Eravamo buoni amici di un negoziante ebreo. All'inizio, le prime volte che ne sentii parlare, credevo che le voci sull' Olocausto fossero solo propaganda ostile, e lo credetti fino al Processo di Norimberga, quando Baldur von Schirach disse "i miei giovani della Hitlerjugend non lo sapevano ma io sì". Poi anni dopo difesi Christa Wolff dalle accuse di contatti con la Stasi e Walter Jens dai sospetti di un passato nazista. Allora quando li difesi forse pensai anche alla mia gioventù. Ma ho parlato troppo tardi, farò a lungo i conti con le accuse».

Günter Grass

Günter Grass (Danzica 1927 - Lubecca 2015) ha raggiunto la massima notorietà con Il tamburo di latta, pubblicato nel 1959 (Feltrinelli, 1962, nuova edizione 2009). Delle sue opere successive ricordiamo: …