Umberto Galimberti: Natascha, una vita sospesa
Ascoltandola traspare tutta la cultura accumulata.
L'intervistatore della tv austriaca, Worm, ha dichiarato: "Sembrava di parlare con una laureata dalla volontà invincibile". Quindi con una ragazza non mentalmente degradata dalla prigionia, ma educata dalla lettura, che le ha dato eloquio, metafore, connessioni logiche ed educazione del cuore. Primo insegnamento: la cultura educa anche in situazioni parossistiche ed estreme, e la volontà si forma non tanto nell'abbondanza e nella gratificazione, quanto nella privazione e nella determinazione sostenuta dal progetto (nel suo caso la conquista della libertà).
Del suo rapitore che si è suicidato parla con rispetto: "Nessuno si deve togliere la vita". Non lo accusa: "Perché non è qui per potersi difendere". Afferma che: "faceva parte della sua vita quotidiana, negli ultimi anni cucinava per lui e spesso con lui guardava la televisione la sera". A proposito di questo rapporto in molti hanno parlato di "sindrome di Stoccolma" con riferimento all'ostaggio che si innamora del suo rapitore. Niente di più falso. Se avete esperienza di bambini maltrattati e chiedete loro un giudizio sui loro genitori, immancabilmente questi vi risponderanno che i loro genitori sono buoni. Perché se così non fosse e se il bambino così non pensasse, si vedrebbe preclusa ogni possibilità di vita.
E allora le forze della vita, anche nelle più terribili condizioni, dipingono un quadro accogliente al di là di ogni dato di realtà, per poter continuare a vivere.
Ne deriva un secondo insegnamento: Natascha a dieci anni si è comportata come i bambini maltrattati. Ha negato la terribile realtà dipingendosela come accettabile, per poter sopravvivere. Anche i deliri, con cui gli psichiatri definiscono la negazione della realtà, in certe circostanze sono indispensabili per continuare a vivere.
L'intervista si è svolta nell'Ospedale Generale di Vienna dove la ragazza, mai visitata da medici durante la sua prigionia, è sottoposta a controlli per problemi di cuore. Non sappiamo se a seguito della denutrizione o come effetto dello stress da liberazione. Ma in senso metaforico il cuore di Natascha sembra sappia far risuonare tutte le corde del sentimento invece di quelle del ri-sentimento.
Sentimento di rispetto per il suo rapitore, sentimento di attesa serena per l'incontro con i suoi genitori, sentimento di speranza e di aiuto per tutte le giovani vittime del crimine a cui Natascha destina tutti i ricavi per la vendita all'estero dei diritti dell'intervista (rilasciata gratuitamente alla televisione austriaca).
Di qui il terzo e ultimo insegnamento: se in tutte le ingiustizie, anche le più terribili che ci possono capitare nella vita, occupiamo il nostro cuore con il sentimento e non col risentimento, allora il nostro cuore davvero ci aiuta a vivere, perché il sentimento è una forza potente, mentre il risentimento risucchia la forza e rattrappisce l'anima.
Se evitiamo la curiosità morbosa e il voyeurismo, Natascha, proprio col dramma della sua adolescenza negata, oggi ci ha raccontato una storia bellissima da cui possiamo solo imparare come si fa, nonostante tutto, a vivere.