Gian Antonio Stella: Con le nuove tasse anche i ricchi piangono. Ma i nababbi no

05 Ottobre 2006
‟Non voglio tornare a una sinistra rozzamente egualitaria”, dice Massimo D’Alema. E bolla i manifesti di Rifondazione con lo yacht e lo slogan ‟anche i ricchi piangano” come ‟una stupidaggine e un’indecenza”. Dirà Nichi Vendola, ripescando parole di anni fa, che è perché Baffino ha ‟il culto della griffe” e mostra ‟un dandismo piccolo borghese nel modo in cui esibisce la sua barca”. Ma certo non è solo il ministro degli Esteri a denunciare la demagogia di quel manifesto. Perfino Vincenzo Visco, a ‟Repubblica”, è arrivato a bollare quella sortita come una ‟incredibile manifestazione di stupidità politica” perché il suo obiettivo, giura, non è mai stato di ‟far piangere qualcuno” ma al contrario di ‟far sorridere tutti”. Sarà... Fatto sta che, a leggere in questi giorni i commenti della sinistra più accesa, talora trionfanti, ai ‟ritocchi” fiscali decisi dalla Finanziaria, verrebbe da rifare il verso alla pluricitata introduzione del Manifesto: uno spettro si aggira per la baia: lo spettro dello yachtismo. Oddio, non è merce propagandistica nuova, a sinistra. Fortebraccio, sul tema, aveva una fissa. A una signora che nel 1981 garbatamente gli scriveva di non riconoscersi, lei benestante, nella caricatura di tutti i ricchi ‟padroni delle ferriere e quant’altro”, il corsivista dell’Unità rispondeva che avevano ragione ‟lorsignori” a temere: ‟Se comandassero i comunisti, signora, questi non ci sarebbero più e voi, forse, sgavazzereste un pò meno, non lo escludo. Non avreste più qualche barca che oggi probabilmente vi cresce, ma vi ritrovereste certamente alcune serenità che adesso vi mancano. E, tutto sommato, forse vivreste meglio, comprendendo che la giustizia è un valore più alto d’ogni anche legittimo benessere”. Un quarto di secolo dopo, incalzato da un rosso più rosso come Marco Ferrando, convinto che anche questa Finanziaria benedetta da ‟Liberazione” ‟toglie ai poveri per dare ai ricchi”, il ministro Paolo Ferrero non solo tuona che ‟c’è una minoranza di ricchi che come Berlusconi vivono sulle spalle degli altri e una maggioranza di cittadini che lavora ogni giorno” ma confida di essere un po’ deluso: ‟Dopo le misure di quest’estate sulla lotta all’evasione sono passato con la famiglia a Santa Marinella, ma lì non ho visto nessuno triste sugli yacht”. Quanto a Franco Giordano, non è scosso dal minimo dubbio sulla opportunità di quella pubblicità che ha fatto arrabbiare gli alleati. Anzi, ha spiegato: ‟Il manifesto della nostra campagna ha colto nel segno. Contiene un congiuntivo esortativo "anche i ricchi piangano", visto che nel nostro Paese hanno sempre sorriso. Abbiamo poi fatto una ricerca sul modello dello yacht presente sul manifesto: per comprarlo ci vogliono 44 milioni di euro, per affittarlo settimanalmente invece occorrono 420 mila euro. Insomma dubito che possa essere utilizzato dal ceto medio...”. Poco ma sicuro: non saranno le nuove tasse a impedire a un primario che denuncia il doppio dei dentisti o il quadruplo degli idraulici perché ha scelto il tempo pieno nell’ospedale pubblico (rinunciando agli extra delle cliniche private e beccandosi pure le rampogne di Visco: ‟C’è il rifiuto di una parte rilevante del ceto intellettuale e benestante ad accettare un’idea di solidarietà”) di comprarsi uno yacht così. La cosa più ‟divertente” però è che proprio chi può comprarsi quel genere di panfilo sarà il meno penalizzato dalla manovra sulle aliquote portatrice, dice la Finanziaria alla faccia di chi nega un aumento complessivo della tassazione, di 436 milioni in più. Le tabelle non lasciano dubbi: l’aggravio sarà di 1.780 euro l’anno sia per chi dichiara centomila euro l’anno sia per chi dichiara cento fantastilioni di triliardi. Mica male, come riequilibrio. Anche i ricchi piangono: i nababbi, però, no.

Gian Antonio Stella

Gian Antonio Stella è inviato ed editorialista del “Corriere della Sera”. Tra i suoi libri Schei, L’Orda, Negri, froci, giudei & co. e i romanzi Il Maestro magro, La bambina, …

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