Marina Forti: I dieci siti più inquinati del mondo

30 Ottobre 2006
Può sembrare un esercizio vano elencare i luoghi più inquinati al mondo: l'inquinamento, di origine industriale o altro, è una delle principali crisi ecologiche del pianeta insieme al cambiamento del clima, l'esaurimento delle risorse idriche, la deforestazione, l'erosione dei suoli/desertificazione. Così, ridurre la cosa a una lista di ‟mostruosità” può sembrare inadeguato. E però guardare l'elenco dei ‟10 luoghi più inquinati al mondo”, stilata da una istituzione ambientalista di New York, può essere istruttivo. Intanto, perché si scopre che in quei dieci siti vivono oltre 10 milioni di persone, la cui salute è minacciata. E poi perché sono luoghi per lo più sconosciuti (fatta eccezione per Cernobyl, sito del più grave disastro dell'industria nucleare civile). Così, sarà una curiosità, ma ecco la lista pubblicata dal Blacksmith Institute, e compilata da un gruppo internazionale di esperti ambientali e sanitari (tra cui ricercatori della Johns Hopkins University, il Mt Sinai Medical Centre e la City University di New York).
Tre dei siti elencati sono in Russia, gli altri sette sono in Cina, Repubblica Dominicana, India, Kyrgyzistan, Perù, Ucraina e Zambia. Gli autori del raporto spiegano che il criterio chiave per selezionare i siti è la natura delle sostanze inquinanti presenti: ‟I maggiori colpevoli sono i metalli pesanti - come piombo, cromo e mercurio e sostanze chimiche persistenti come quelle definite Pop, ‟inquinanti organici persistenti”. E questo perché preoccupano in particolare di tutti questi casi sono effetti a lungo termine, nell'ambiente e nei corpi umani, di sostanze che si accumulano e perdurano nel tempo”, spiega Richard Fuller, direttore del Blacksmith Institute, al notiziazio on-line Environmental News Service. Il rapporto aggiunge che questi siti super inquinati minacciano in primo luogo popolazioni estremamente povere. Ma avverte anche che le soluzioni ci sono: nei paesi industrializzatri situazioni di inquinamento analoghe sono state risolte e bonificate nel corso degli anni, ovvero le tecnologie per farlo esistono, fa notare il Blacksmith Institute (che in effetti si dedica in particolare ai temi dell'inquinamento e del trasferimento di tecnologie ‟pulite” nei paesi in via di sviluppo).
La lista, dunque. La città cinese di Linfen, nel cuore della regione carbonifera, scelta come caso estremo e indicativo dell'inquinamento di molte altre città cinesi. La cittadina di Haina, nella Repubblica Dominicana, sito di un vecchio impianto per il riciclaggio di batterie d'automobile: l'impianto ha chiuso ma il sito è impregnato di piombo e l'intera popolazione ne soffre gli effetti. La città di Ranipet, in India, dove 3 milioni e mezzo di persone sono toccate dai reflui delle concerie di pellame, che contengono tra l'altro cromo esavalente. Mailuu-Suu, in Kyrgyzistan, sito di un vecchio impianto di era sovietica per la lavorazione di uranio, oggi contaminato da residui di uranio radioattivo. La città peruviana di la Oroya, dove gi abitanti sono esposti a emissioni tossiche di una fonderia di metalli. Dzerzinsk, in Russia, sito di un impianto di armi chimiche dell'era sovietica. In Russia anche la città di Norilsk, sede del più grande complesso di fonderie di metalli pesanti al mondo, che rilascia ogni anni 4 milioni di tonnellate di cadmio, rame, piombo, nickel, arsenico, selenio e zinco. Nell'estremo oriente russo le città di Dalnegorsk e Rudnaya Pristan, dove gli abitanti soffrono di grave inquinamento da piombo dovuto a una vecchia fonderia e al trasporto senza nessuna protezione di concentrati di piombo da una locale miniera. Infine Kabwe, in Zambia, dove le miniere e fonderie hanno provocato un ampio inquinamento da piombo e cadmio.
Il rapporto diffuso a New York afferma che ‟vivere in una città così tanto inquinata è come vivere con una sentenza di morte. Se il danno non viene dall'inquinamento immediato, i risultati probabili sono tumori, infezioni dei polmoni, ritardo mentale”. Ci sono così città dove decenni di inquinamento industriale hanno fatto crollare la speranza di vita a tassi ‟medioevali”, e dove malformazioni dei neonati sono la norma e non l'eccezione. Oppure posti dove l'incidenza dell'asma infantile è del 90%, o dove i casi di ritardo mentale sono endemici. ‟In posti così, la speranza di vita può essere la metà che nei paesi più ricchi”. L'istituto Blacksmith intende far circolare il suo rapporto tra le organizzazioni internazionali per lo sviluppo e i governi dei luoghi interessati, perché mettano all'ordine del giorno operazioni di bonifica (che significa anche lanciare raccolte di fondi). ‟Il nostro obiettivo è instillare l'idea che c'è un'urgenza, e che occuparsi di questi siti è una priorità”, conclude Dave Hanrahan, dirigente del Blacksmith Institute.

Marina Forti

Marina Forti è inviata del quotidiano "il manifesto". Ha viaggiato a lungo in Asia meridionale e nel Sud-est asiatico. Dal 1994 cura la rubrica "TerraTerra" che riporta storie quotidiane in …