Marina Forti: Malaysia. La diga di Bakun e le sue inutili sorelle
Per fare posto al cantiere e al futuro invaso sono state evacuate circa 11mila persone, appartenenti alle popolazioni native Kenyah, Kayan e Penan. Sono state risistemate in una colonia, «resettlement camp», chiamata Sungai Asap, a una trentina di chilometri dal muro della diga. Ma non è una gran vita: prima vivevano di agricoltura di sussistenza, cioè coltivavano e raccoglievano quello che gli serviva; ora vivacchiano vendendo ortaggi al mercato, o con lavoretti di manovali. Devono comprare tutto ciò che serve. Ogni famiglia ha ricevuto 1,2 ettari di terreno, ma è troppo poco e soprattutto poco adatto alla coltivazione del riso. Insomma: hanno cambiato una vita autonoma per una che dipende dai risarcimenti (per la gran parte già spesi) e dalle alterne fortune del mercato. Oltretutto, le case del nuovo villaggio costruito per loro stanno già cedendo e per la gran arte sono senza elettricità, perché le famiglie non hanno i soldi per pagarla. Di recente la Commissione malaysiana per i diritti umani ha compiuto una visita a Sungai Asap: nella sua relazione parla di alloggi scadenti, strade e fognature inadeguate, ritardi e conflitti circa i risarcimenti, insufficenti servizi sanitari e mancanza di accesso alle circostanti aree di foresta. Nessuna sorpresa che molte famiglie abbiano abbandonato il villaggio di ripopolamento per tornare dove abitavano prima, sopra alla diga: così facendo però hanno perso anche il teorico diritto a risarcimenti. Questo però non è l'unico argomento di chi critica la diga di Bakun. Le turbine della nuova diga entreranno in funzione nel 2009, secondo le previsioni attuali, ma il problema è che non si sa bene cosa fare di quell'energia. L'idea iniziale era che un terzo fosse consumato nel Sarawak (per stimolare lo «sviluppo» di questa provincia arretrata) e il resto fosse trasferito nella più industrializzata Malaysia peninsulare. Ora si discute se costruire una fonderia di alluminio presso la diga - cosa estremamente inquinante - o se incanalare l'energia via cavi sottomarini posati sul fondale del mar Cinese meridionale fino alla terraferma: cosa estremamente costosa (forse è per questo che non si fano avanti compratori per quell'energia?) e anche tecnicamente difficile.
Nonostante tutto questo, i governanti dello stato di Sarawak progettano di una seconda diga idroelettrica da mille megawatt a Murum, nell'alto bacino di Rejang e parlano anche di una terza diga sul fiume Rejang da 20mila MW. Ma tutto questo senza rispondere né dei danni prodotti dalla diga di Bakun, né spiegare a cosa servirebbe tanta capacità idroelettrica: il Sarawak consuma oggi 750 megawatt all'anno, che produce con una vecchia diga e un po' di centrali a gas naturale, diesel e carbone; sia il Sarawak che lo stato di Sabah hanno ampi margini con l'energia che già producono.