Michele Serra: Lamaca di venerdì 3 novembre
03 Novembre 2006
Belle e struggenti le rievocazioni della grande alluvione di Firenze, le immagini degli "angeli del fango" accorsi da tutta Italia in soccorso di uomini e pitture, case e libri, storia e vita quotidiana. Colpisce in particolare la faticosa eppure necessaria armonia di intenti che quell’emergenza impose. Il trascurare le beghe e le divisioni, che pure erano all’epoca radicate tanto quanto adesso, in favore del classico rimboccarsi le maniche, e spalare il fango.
Ne esce però rafforzata la diceria, tutto sommato non beneaugurante, di un popolo che per ritrovare energia e dignità ha bisogno di catastrofi straordinarie: guerre e macerie, inondazioni e funerali, terremoti, penuria e freddo, atterramenti così radicali da richiedere, per rialzarsi, intelligenza e sentimento estremi. Un popolo da emergenze, da piaghe bibliche, da lutto nazionale, altrimenti sciatto e indifferente. Bisognerebbe dunque, per evitare l’indesiderabile necessità di stragi e distruzioni, fare in maniera che anche la deriva lenta e quotidiana, implacabile e impalpabile, che sta mangiandosi Italia e italiani, fosse finalmente percepita, appunto, per quello che è: una catastrofe. Non concentrata in poche ore o pochi giorni, ma spalmata su un paio di generazioni almeno. Una sirena d’allarme che suoni, ci vorrebbe. Adesso, subito.
Ne esce però rafforzata la diceria, tutto sommato non beneaugurante, di un popolo che per ritrovare energia e dignità ha bisogno di catastrofi straordinarie: guerre e macerie, inondazioni e funerali, terremoti, penuria e freddo, atterramenti così radicali da richiedere, per rialzarsi, intelligenza e sentimento estremi. Un popolo da emergenze, da piaghe bibliche, da lutto nazionale, altrimenti sciatto e indifferente. Bisognerebbe dunque, per evitare l’indesiderabile necessità di stragi e distruzioni, fare in maniera che anche la deriva lenta e quotidiana, implacabile e impalpabile, che sta mangiandosi Italia e italiani, fosse finalmente percepita, appunto, per quello che è: una catastrofe. Non concentrata in poche ore o pochi giorni, ma spalmata su un paio di generazioni almeno. Una sirena d’allarme che suoni, ci vorrebbe. Adesso, subito.
Tutti i santi giorni di Michele Serra
Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…