Enrico Franceschini: Shevchenko. Lusso, shopping, asilo inglese e gol nel giardino di quartiere

29 Novembre 2006
‟Papà, corri a vedere, c’è Shevchenko che gioca a pallone nel nostro giardino”. Il padre non dà ascolto al figlio: figuriamoci se un campione costato 45 milioni di euro, e costretto ad allenarsi tutti i giorni per mestiere, mette a rischio le sue preziose gambe per tirare due calci a una palla in un cortile. Ma il figlio insiste e alla fine il padre, per farlo contento, va alla finestra: scoprendo che è proprio vero. Andriy Shevchenko, l’attaccante che Roman Abramovich ha voluto aggiungere a tutti i costi alla già ricca rosa del suo Chelsea, con l’obiettivo di fare non solo il tris di titoli consecutivi nella Premiere League inglese ma pure di vincere per la prima volta la Champions, stava effettivamente giocando a calcio con i ragazzini del quartiere in un giardino. Non un quartiere qualsiasi: bensì Chelsea, dove anche i ragazzini con l’aspetto dei monelli di strada hanno genitori miliardari e la Porsche Cayenne in garage (come terza macchina di famiglia). Ma fa lo stesso. Perché la storiella che mi ha raccontato un amico - vicino di casa di Sheva, tifoso del Chelsea e, va da sé, pure lui con miliardi e Cayenne in garage - è un piccolo indizio per scoprire come sta l’ex-campione del Milan.
O si dovrebbe dire "l’ex-campione" e basta? Quel giorno, in cortile, Shevchenko segnava gol a grappoli: ma in campionato, con la maglia dei Blues, ne ha segnati solo tre, deludendo i suoi nuovi fans e - secondo le indiscrezioni - anche il suo allenatore, Josè Mourinho, e il suo presidente, "Paperone" Abramovich. Il quale, come scriveva ieri il Sun, avrebbe potuto comperarsi 2.729.808 bottiglie di vodka con i soldi spesi per acquistare Andriy, e ‟forse sarebbero stati spesi meglio”. Ma se Sheva in campo non funziona, fuori dal campo apparentemente è in buona se non ottima forma. Come dimostra l’aneddoto, a Londra si è ambientato bene. Il che è la regola, non l’eccezione: quasi tutti i giocatori stranieri si ambientano bene a Londra. Sebbene non tutti: Crespo, per esempio, non vedeva l’ora di tornare in un paese latino. E dire che lui, i gol, li segnava anche nel Chelsea.
Shevchenko vive in uno dei quartieri più chic della capitale, Chelsea appunto, dorato "ghetto" franco-italiano di Londra, in una casetta di tre piani presa in affitto che, se comprata, costerebbe una decina di milioni di euro. Va a cena nei molti e ottimi ristoranti italiani della zona. Sua moglie, l’ex-fotomodella americana Kristen Pazik, va a fare shopping con Irina Abramovich, la moglie del proprietario del Chelsea. E i suoi figli vanno all’asilo inglese, come desiderava mamma Kristen: uno dei motivi citati a suo tempo per spiegare il trasferimento di Andriy da Milano a Londra. Nelle interviste che il giocatore ha dato nei mesi scorsi, in Italia e in Inghilterra, lui ha sempre insistito per sottolineare che far crescere i figli in un paese di lingua inglese era anche suo desiderio, non soltanto della moglie. Ma l’impressione di chi ha visto la coppia nella capitale britannica è che sia soprattutto l’ex-top model americana a desiderare di vivere in un paese anglosassone: i figli avrebbero potuto imparare l’inglese senza difficoltà anche a Milano, dove non mancano certo le scuole in lingua inglese; ma è per lei che è più comodo e interessante vivere in un paese di lingua e cultura inglese.
Andriy con l’inglese si arrangia: ma parla molto meglio l’italiano. Stai a vedere, commenta qualche cronista sportivo londinese, che adesso Sheva rimprovera il suo cattivo stato di forma in campo al "capriccio" della moglie di andare a vivere in un paese più "vicino", in tutti i sensi, all’America. Forse non basta una partita a calcetto con i ragazzini nel giardino sotto casa per trovarsi bene a Londra.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …