Giorgio Bocca: Come sono sexy queste news

20 Dicembre 2006
Dicono che i giornali quotidiani siano in calo in tutto il mondo. Certo il fatto che escano dei quotidiani gratuiti non depone a favore della merce. Il calo però è verosimile e le sue ragioni evidenti.
La prima è il linguaggio. Il linguaggio corretto dei ceti scolarizzati ha ceduto il campo a quello tecnico pubblicitario di difficile comprensione. Per leggere un articolo bisogna faticare: tradurre le parole straniere, quelle in gergo, le sigle, le iniziali, quelle del gruppo, del quartiere, dei sessi. Più che di una lettura trattasi di una partita incerta fra lingue, significati, abbreviazioni, qualcosa che più che a una lingua assomiglia a delle indicazioni stradali.
Il linguaggio dei giornali non è più scolastico, comprensibile da lettori di una classe dirigente acculturata, ma inventato giorno per giorno. I temi politici hanno ceduto nettamente il campo a quelli economici ed essi o sono incomprensibili, dato che gran parte dell'economia non è confessabile, o vogliono persuadere, cioè sono pubblicitari.
Ogni giorno sui quotidiani compaiono annunci di affari fatti per somme enormi: banche che si fondono, pozzi di petrolio che passano di mano. Ma sono tutte operazioni su cui si mantiene il segreto aziendale, tutte informazioni criptiche. Si capisce qualcosa solo quando falliscono e, tirate le somme, si scopre che ci sono degli azionisti derubati di tutto e altri arricchiti, quasi sempre gli autori della bancarotta. Alla lunga si viene informati che coloro i quali hanno male amministrato e dilapidato, stanno ancora in villa o viaggiano ancora sull'aereo personale ed è cosa piuttosto fastidiosa e deludente.
Si viene anche a sapere che i bancarottieri non solo non erano degni della nostra fiducia, ma ci prendevano per i fondelli, stampavano le false fatture della Parmalat nelle pubbliche tipografie, incaricavano un ragioniere di inventare la contabilità.
La prevalenza dell'economico, cioè della pubblicità nei quotidiani e negli ebdomadari li riempie di zavorra illeggibile, di esposizioni merceologiche straripanti e promozionali alla evidenza false. Ogni giorno si è costretti ad apprendere che le mele o le carote o la vaniglia o qualsiasi frutto e legume sono provvidenziali per la nostra salute e per un po' quella abbondanza di frutta e verdura come marmellate, prosciutti e vini può fare compagnia, ma alla fine stufa e magari puzza. E siccome quelli che fanno i giornali hanno fatto la sensazionale scoperta che il sesso aiuta a vendere, le pagine sono strapiene di tette, di culi, di belle ragazze che la offrono, di mannequin che simulano tentazioni erotiche.
Insomma il calo dei giornali risponde alle leggi elementari del mercato. Vendono ciò che non è richiesto: invece delle notizie le bugie e gli inviti, invece della chiarezza la confusione e gli inganni. Vendono soprattutto l'idea che, dopo tutto, questo è un mondo gradevole e in progress, mentre tutti sanno che le cose non stanno proprio così.
Portano iella i giornali: non una loro notizia che sia a lieto fine, sviluppala, concludila e scopri che mira al peggio, al petrolio che finisce, all'acqua che scompare, all'aria sempre più fetida e che neanche per sbaglio gli uomini riescono a mettersi d'accordo per porvi riparo, che c'è sempre un arcano incomprensibile motivo di disaccordo.
E le ripetizioni? I discorsi demenziali? Ma vi rendete conto che per giorni le gazzette sono state piene delle cronache della grande manifestazione di Forza Italia, milioni di italiani in piazza a gridare il loro fascismo inconscio quanto massiccio, invocazioni alla libertà senza giustizia, confusione di tutte le pseudo idee, saluti romani, spappolamento delle classi, trionfo delle retoriche dei servi e dei cortigiani.
Che tristezza, ah non per questo!

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …