Giorgio Bocca: Life is now. Senza passato e senza futuro

20 Dicembre 2006
Credevamo con la Seconda guerra mondiale di esser usciti dalla brutalità del mondo, ma siamo solo passati dalla tragedia alla infamia. Allora l'uomo del terrore era Stalin, il tiranno che fece morire milioni di persone, oggi al suo posto c'è Vladimir Putin, un colonnello dell'ex Kgb che va in palestra ad allenarsi al karatè.
Questo Putin è al di sotto anche della tirannia e della sua violenza. Lui non nega di essere un assassino, uno che fa uccidere i suoi nemici. Lui dice: anche voi lo fate; io ho i miei sicari della polizia, ma voi avete i vostri mafiosi, la vostra malavita organizzata. Voi mi accusate di neo imperialismo energetico, di tenervi legati al mio petrolio e al mio gas, ma voi mi ricattate con la finanza e il riarmo.
Il dio del terrore, Stalin, il dittatore che mandava a morte milioni di persone nei campi siberiani non c'è più. Ma la vita della nuova Russia è segnata dai soprusi, dalle lotte per bande, dai nuovi feudatari che si sono impadroniti dello stato in modi che ignoriamo. Perché alcuni di essi languono nelle prigioni dell'Estremo Oriente e altri, come Roman Abramovich, scialano miliardi a Londra? Non si è neppure capito se è il piccolo padre del Cremlino che ha fatto uccidere una giornalista a Mosca e un agente dello spionaggio a Londra, o se quei cadaveri glieli hanno gettati fra i piedi i suoi nemici.
La violenza e la brutalità dominano il mondo. Gli Stati Uniti per difendersi dal terrorismo hanno violato tutte le leggi internazionali, i diritti umani, hanno catturato centinaia di persone, le hanno recluse nei loro campi di prigionia.
Nel Medio Oriente il sopruso è la regola e la confusione dei soprusi è totale. Il nostro ministro degli Esteri è pronto a inventarne uno al giorno. Siamo andati nel Libano a fare che cosa non si capisce, a interporre pochi nostri soldati male armati a eserciti numerosi e bellicosi e adesso non sappiamo come uscirne. In Iraq e in Afghanistan la guerra è irrimediabilmente persa, ma la continueremo per anni. In un gioco perverso non perdiamo occasione per correre nuovi rischi: il Giappone va verso il riarmo atomico, evento che nel 1945 sembrava impossibile. Il riarmo atomico è generale: si fabbrica la bomba l'Iran, se l'è fabbricata la Corea del Nord.
Siamo persino tornati alla pirateria, le marine militari europee dovranno scortare i mercantili davanti al Corno d'Africa e nel mar della Sonda.
I tragici problemi dell'ambiente sono irrisolti: non si è fatto nulla per contrastare l'inquinamento, non si fa nulla per affrontare i disastri idrogeologici.
Mai come oggi il sistema politico appare inadeguato a governare il mondo e neppure la società civile sembra capace di autogovernarsi, ma una pubblicità dissennata continua a ripetere da tutte le televisioni che 'Life is now', che la vita è il presente, che tutto il resto, passato e futuro non contano niente. E per gridarlo hanno scelto due famosi calciatori, due cicale che già si stanno bruciando le ali.
Qui non si tratta più di essere ottimisti o pessimisti, ma di conservare un minimo di ragione, di capire di che morte moriremo. I nostri politici girano come ubriachi per la Penisola cantando ciascuno le sue flebili canzoni. I napoletani oppongono allo sfascio generale le loro innocue memorie; il presidente napoletano della Repubblica celebra Enrico De Nicola e riabilita Giovanni Leone. E per emozionare gli italiani Silvio Berlusconi non trova altro di meglio che svenire in un comizio. Abbiamo passato mesi a discutere della Finanziaria, togli questo aggiungi quello, gioco defatigante mai avvenuto in altro paese.
Le cose non stanno su per giù così? La violenza e l'improvvisazione non hanno sostituito dovunque la ragione? E che vita è questo rotolare di eventi?

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …