Furio Colombo. L’esecuzione di Saddam. La lunga notte

02 Gennaio 2007
Mi piacerebbe dire che questo - il giorno in cui il mondo, adulti e bambini, ha visto in televisione l’impiccagione di Saddam Hussein - è un giorno da dimenticare. Purtroppo non lo dimenticheremo. Nessuno di noi pensava di appartenere a una civiltà e a un tempo in cui puoi chiamare ‟vittoria per la democrazia” l’enorme cappio che boia mascherati mettono al collo di un uomo che li guarda e che ti guarda. La nostra presenza tramite la televisione dichiara e conferma la squallida verità: siamo i testimoni partecipi di un periodo barbaro. Stiamo attraversando una lunga notte di violenza stupida e inutile che ci mette tutti sullo stesso piano.
Hanno perso San Francesco e Ghandi. A causa dell’ottusa visione del mondo di George Bush e di Tony Blair, resta al centro della scena il volto di quell’uomo che muore col cappio al collo. In un mondo di immagini è lui il vincitore. I cosiddetti carnefici iracheni di Saddam Hussein non sono altro che povere comparse. Sono, come è giusto, mascherati perché non esistono. Sono parte di una spaventosa e negata guerra civile. A quella guerra civile, impiccando Saddam, hanno dato una nuova, poderosa fiammata. Lo hanno fatto su mandato e per ordine di due leader del mondo che credevamo moderno e civile. Qualcuno ha detto alla radio: ‟Nessun danno. Gli arabi amano la vendetta”. Affermazione imbarazzante, razzista ma anche falsa. Infatti abbiamo assistito, angosciati e impotenti, alla vendetta ordinata dai capi di due grandi democrazie.
Ma c’è un riscatto per noi italiani, ed è bene dirlo con riconoscenza e persino con orgoglio. Ho scritto che non possiamo illuderci di dimenticare il cappio che penzola accanto a un uomo vivo da mettere a morte come rito di fine d’anno, celebrato, con inconsapevole scherno, come ‟giustizia” e ‟democrazia”. Allo stesso modo, per la stessa ragione non dovremo dimenticare il ‟no” febbrile e irremovibile di Marco Pannella, non solo a tutte le esecuzioni (che è stato l’impegno militante e non violento di tutta la sua vita) ma a questa esecuzione. Perché in questa esecuzione non era in gioco l’innocenza o la colpa (che è immensa) di Saddam Hussein, ma la nostra. A parte alcune civili dichiarazioni di governo e di opposizione contro una decisione che ci identifica con i boia mascherati, solo la voce, il gesto, il digiuno, l’ostinazione di Marco Pannella hanno reso meno solitaria l’umiliazione di chi è stato costretto a veder penzolare quel cappio e, con orrore, ha sentito pronunciare la frase: ‟si tratta di una pietra miliare per la democrazia”. Invece, ci ha detto Pannella, è una pietra tombale. Dobbiamo dirgli grazie, perché la sua testimonianza ci riporta nel mondo della ragione.

Furio Colombo

Furio Colombo (19319, giornalista e autore di molti libri sulla vita americana, ha insegnato alla Columbia University, fino alla sua elezione in Parlamento nell’aprile del 1996. Oltre che negli Stati …