Eva Cantarella: Vernant. La bella morte in Grecia e oggi

12 Gennaio 2007
È impossibile, in poche righe, dire quel che si vorrebbe di Jean-Pierre Vernant, nell’apprendere la sua scomparsa a Parigi. Impossibile rendere almeno in parte giustizia alla grandezza di un uomo che non è stato solo uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo. Bastava sentirlo parlare una sola volta per capire che non si trattava solo di uno dei grecisti più originali del secolo ventesimo, ma anche una persona straordinaria per gentilezza, modestia e un perdurante, appassionato interesse alla vita. Negli anni tra il ‘43 e il ‘45, l’impegno politico lo aveva portato (giovane militante comunista, poi fortemente critico nei confronti del Pcf) a militare nella Resistenza francese. E a chi gli domandava come potesse conciliare ricerca e politica raccontava di quando, nel corso di un dibattito, un giovane gli aveva chiesto se esistesse un nesso tra la sua lettura di Omero e la sua attività nella Resistenza. In un primo momento la domanda lo aveva scandalizzato: poi si era reso conto dei legami che avevano tessuto una sorta di rete invisibile di corrispondenze tra il suo passato e la sua interpretazione dei poemi omerici. L’esperienza di combattente aveva orientato la sua ricerca "erudita", facendogli privilegiare determinati aspetti della poesia epica: l’ideale eroico, la vita breve dell’eroe, la sua "bella morte", l’oltraggio al cadavere, la gloria imperitura, vero onore al di là della morte, la memoria del canto poetico La politica e la Grecia, dunque. Una Grecia diversa, nuova, che Vernant ci ha aiutato a scoprire nel 1965, anno di pubblicazione di Mito e pensiero presso i Greci. Un libro fondamentale, per chi era, allora, un giovane studioso. Riprendendo la parola d’ordine lanciata pochi anni prima da Zebedei Barbu, Vernant invitava a tornare ai greci. Non i greci "del miracolo" beninteso. Bisogna cercare, diceva Vernant, quell’uomo greco antico che non può essere separato dal quadro sociale e intellettuale di cui è al tempo stesso creatore e prodotto. Bisogna scrivere una storia dell’uomo interiore solidale a quella delle civiltà. L’invito a tornare ai greci venne accolto con entusiasmo dagli antichisti che sentivano la necessità di un approccio nuovo, che ridesse un senso agli studi classici. I greci che Vernant invitava a riscoprire erano al tempo stesso prossimi e "altri". Su versanti diversi, l’"alterità" dei greci divenne oggetto di ricerche fondamentali. I greci non erano più gli stessi, si era aperta la via allo studio delle condotte eterodosse che le sette raccomandavano per contestare la regola civica, venivano alla ribalta gli esclusi dalla città, i marginali, gli schiavi, le donne Ogni libro di Vernant offriva un nuovo spunto, ed erano tanti, da Mito e tragedia nell’antica Grecia a Le origini del pensiero greco, da Le astuzie dell’intelligenza nell’antica Grecia a Nascita di immagini. E ancora: La morte negli occhi, Mito e tragedia due, Senza Frontiere. Memoria mito e politica. Direttore alla ‟Ecole des hautes études” dal 1958, fondatore del Centre Gernet, dal 1975 al 1984 al Collège de France, quindi all’Academie Francaise, Vernant ha ricevuto innumerevoli premi e riconoscimenti. A dargli la sopravvivenza (quella che gli eroi omerici cercavano con la "bella morte") saranno le sue opere, che hanno dato ai classici un nuovo futuro.

Eva Cantarella

Eva Cantarella ha insegnato Diritto romano e Diritto greco all’Università di Milano ed è global visiting professor alla New York University Law School. Tra le sue opere ricordiamo: Norma e sanzione …