Giorgio Bocca: La società liquida ha perso l'anima
20 Febbraio 2007
Sono di moda nelle nostre televisioni i dibattiti sui rapporti fra giovani e anziani che partono dal presupposto che quelli di oggi siano molto diversi da quelli di ieri, mentre sono gli stessi, in competizione per i posti migliori. Gli anziani, tutto finte preoccupazioni per i giovani, i giovani che malamente si nascondono dietro il mito della pensione e ripetono agli anziani godetevi la giusta pensione mentre sanno benissimo che con la pensione, ben che vada, sono dimezzati socialmente, costretti a passare il tempo ai giardinetti.
Nei dibattiti i giovani non ci sono quasi mai. Chi li conosce? Che autorità hanno per parlare? Ci sono quelli di mezzo fra i quaranta e i sessanta, che la carriera l'hanno già fatta e proprio per questo hanno paura dei giovani che possono portargli via i posti di potere. Dice il grande vecchio Carlo Fruttero: "Tutti i giovani che incontro dicono di me 'lucido, lucidissimo' e vogliono dire poveretto, connette ancora".
I giovani più attaccati al potere sono i cosiddetti manager che nei dibattiti sono sempre per il rapido ricambio generazionale purché, si intende, non li riguardi personalmente. Loro non rimangono mai disoccupati: passano dalla direzione di una azienda chimica a una metallurgica o alimentare con infallibile automatismo, come se fosse accertato che sono pronti a tutti gli usi. E in certo senso lo sono, perché la loro specialità onnicomprensiva è quella di aumentare il valore delle azioni comunque, anche se si deprezza l'azienda. Ci riescono praticando l'arte del taglio dei dipendenti, compresi loro amici o lontani parenti per dimostrare che non guardano in faccia a nessuno.
Al centro dei dibattiti c'è sempre questo mitico 'aumento del valore' che può essere ottenuto grazie al cameratesco intervento di un manager di altra azienda che compera la tua al doppio del giusto prezzo, così farete a metà con le stock option per l'aumento del valore ottenuto alle spalle degli azionisti. In una società che ha accettato e pratica allegramente questa truffa delle stock option, che passa sopra a una regola fondamentale del capitalismo, la divisione dei profitti fra gli azionisti, non esiste più la morale borghese del capitalismo, e cioè la meritocrazia, la vergogna somma del fallimento, il rispetto della parola data, degli impegni e dei rispetti di classe. L'unica cosa che conta è il denaro: ecco perché nella società attuale non si fa differenza fra galantuomini e avventurieri.
C'è chi dice che questa è una società liquida per dire inafferrabile, indefinibile, fra i circoli dei nobili e le cosche mafiose, fra gli uomini di affari e i gangster. Anche i dibattiti generazionali vertono tutti sui profitti leciti o illeciti che siano: quello che conta è il guadagno. Ti accorgi, seguendoli, che non c'è sostanziale differenza fra sindacalisti, operai e manager, fra giuslavoristi e controllori dei tempi e metodi; che nessuno si sognerebbe più di discutere se il lavoro è un piacere o una sofferenza, come a nessuno interessa più discutere se in Cina ci sia il comunismo o un ibrido capitalismo pubblico-privato, efferato nello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Diciamo che a nessuno fa scandalo se si praticano capitalismi sudcoreani o pakistani purché siano redditizi.
L'idea che il licenziamento di una persona, la sua espulsione dal lavoro in età in cui è difficile se non impossibile trovarne un altro decente, equivale a una esecuzione sommaria è scomparsa dai discorsi seri e confinata nella retorica.
È l'intera società 'liquida' che ha rinunciato a occuparsi e preoccuparsi delle aspettative umane più vere, più profonde e che sacrifica, compatta, al culto del vitello d'oro.
Ci voleva un poeta come Sanguineti per ricordarci la necessità di quella resa dei conti che è la lotta di classe.
Nei dibattiti i giovani non ci sono quasi mai. Chi li conosce? Che autorità hanno per parlare? Ci sono quelli di mezzo fra i quaranta e i sessanta, che la carriera l'hanno già fatta e proprio per questo hanno paura dei giovani che possono portargli via i posti di potere. Dice il grande vecchio Carlo Fruttero: "Tutti i giovani che incontro dicono di me 'lucido, lucidissimo' e vogliono dire poveretto, connette ancora".
I giovani più attaccati al potere sono i cosiddetti manager che nei dibattiti sono sempre per il rapido ricambio generazionale purché, si intende, non li riguardi personalmente. Loro non rimangono mai disoccupati: passano dalla direzione di una azienda chimica a una metallurgica o alimentare con infallibile automatismo, come se fosse accertato che sono pronti a tutti gli usi. E in certo senso lo sono, perché la loro specialità onnicomprensiva è quella di aumentare il valore delle azioni comunque, anche se si deprezza l'azienda. Ci riescono praticando l'arte del taglio dei dipendenti, compresi loro amici o lontani parenti per dimostrare che non guardano in faccia a nessuno.
Al centro dei dibattiti c'è sempre questo mitico 'aumento del valore' che può essere ottenuto grazie al cameratesco intervento di un manager di altra azienda che compera la tua al doppio del giusto prezzo, così farete a metà con le stock option per l'aumento del valore ottenuto alle spalle degli azionisti. In una società che ha accettato e pratica allegramente questa truffa delle stock option, che passa sopra a una regola fondamentale del capitalismo, la divisione dei profitti fra gli azionisti, non esiste più la morale borghese del capitalismo, e cioè la meritocrazia, la vergogna somma del fallimento, il rispetto della parola data, degli impegni e dei rispetti di classe. L'unica cosa che conta è il denaro: ecco perché nella società attuale non si fa differenza fra galantuomini e avventurieri.
C'è chi dice che questa è una società liquida per dire inafferrabile, indefinibile, fra i circoli dei nobili e le cosche mafiose, fra gli uomini di affari e i gangster. Anche i dibattiti generazionali vertono tutti sui profitti leciti o illeciti che siano: quello che conta è il guadagno. Ti accorgi, seguendoli, che non c'è sostanziale differenza fra sindacalisti, operai e manager, fra giuslavoristi e controllori dei tempi e metodi; che nessuno si sognerebbe più di discutere se il lavoro è un piacere o una sofferenza, come a nessuno interessa più discutere se in Cina ci sia il comunismo o un ibrido capitalismo pubblico-privato, efferato nello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Diciamo che a nessuno fa scandalo se si praticano capitalismi sudcoreani o pakistani purché siano redditizi.
L'idea che il licenziamento di una persona, la sua espulsione dal lavoro in età in cui è difficile se non impossibile trovarne un altro decente, equivale a una esecuzione sommaria è scomparsa dai discorsi seri e confinata nella retorica.
È l'intera società 'liquida' che ha rinunciato a occuparsi e preoccuparsi delle aspettative umane più vere, più profonde e che sacrifica, compatta, al culto del vitello d'oro.
Ci voleva un poeta come Sanguineti per ricordarci la necessità di quella resa dei conti che è la lotta di classe.
Giorgio Bocca
Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …