Maurizio Maggiani: Quelli del Pci, sezione Nord, gente rude e buona. Chissà se ora riuscirei a litigare con quelli del Pd
Non era una sezione di intellettuali la Nord, ma di gente che "faceva", uomini e donne che facevano politica lavorando con le loro mani. Tanto per cominciare, prima ed essenziale parte della politica, rappresentazione materiale del loro ideale. Che ce lo avevano e lo coltivavano, con le non moltissime parole che avevano a disposizione, con le molte cose che sapevano fare. Litigavamo perché avevamo parole diverse e modi diversi per lo stesso ideale; un ideale per niente complicato, che alla fine di giustizia e libertà si trattava, non di altro.
Quelli della sezione ritenevano un dovere, parte del loro "fare", mettermi sulla giusta strada ed avevano una idea chiara e semplice di quale fosse: rendersi utili nella storia presente. Io ero sempre un po' più in là di domani, e per loro questa era una buona scusa per parlare tanto e fare poco. Oggi non sarei così sicuro di dargli torto. Mi trattavano discutendo con ruvida fraternità, con severa familiarità; era uno stile, lo stile Nord, militanti di base popolare. E a me quello stile faceva bene, mi imponeva di crescere, mi piegava alla ragionevolezza. E mi risparmiava la solitudine. Quelli della Nord c'erano, sempre; sempre a chiederti di dare una mano. Dare una mano a fare cose utili. Aiutare, condividere. Volevamo tutti quanti bene al posto dove vivevamo, e quelli della Nord sapevano cosa fare per renderlo sempre benevolo.
Le feste dell'Unità erano feste, appunto, le feste della piazza e del quartiere. Scendeva la gente dalle case e dava una mano; la davano anche "quelli dei preti". Dopo, la piazza era sempre più pulita e più splendente. Presidiavano il nostro quartiere contro il degrado della solitudine e contro la sporcizia; nel loro modo così poco elegante, amavano la bellezza e pensavano che ce ne dovesse essere per tutti. Quelli della Nord non sapevano fare solo collette per il loro partito, ma anche per quelli che avevano bisogno di mangiare e di vestirsi, o di andare a Parigi a farsi operare. Sapevano fare il vino e vendemmiavano nella loro sezione, ma sapevano anche chi faceva il pane più buono della città e sapevano compilare per te il modulo per una domanda di lavoro.
Quelli della Nord non ci sono più da un pezzo; i vecchi sono morti e i giovani dispersi. Credo che la sezione ci sia ancora, ma di sicuro non c'è più quella gente, quella che faceva le cose dell'ideale, nello stile della Nord. Non è un caso, secondo me, che nella piazza che tutti amavamo oggi ci sia solitudine e degrado. I dirigenti di ciò che resta del loro partito dicono che nell'epoca presente la sezione del partito non ha più senso così com'era. Credono nel partito "leggero"; leggere discussioni, azioni leggere, leggeri ideali. Quando parli con loro ti chiedi a cosa credano, se credono davvero a qualcosa; hanno un sacco di parole a disposizione, ignorano la ruvidezza, ma non si sanno spiegare.
Da un po' di tempo mi parlano del Partito democratico, e non riesco a capire a cosa serva. Li ascolto con pazienza, senza malizia, ma non trovo una, una sola delle cose concernente l'ideale che mi hanno insegnato a vedere, capire e poi fare quelli della Nord. Chissà chi saranno gli uomini e le donne che frequenteranno le sezioni del Partito democratico, se mai avranno voglia di chiamare un ragazzo a litigare con loro; se avranno voglia di portarlo con loro a pulire la piazza per rendersi utili alla storia presente. Se avranno mai voglia loro di mettersi a pulire una piazza.