Tullio Kezich: Cannes 2007. Muro del pianto? No, grande festival

11 Giugno 2007
Per celebrare la 60ª edizione del festival, che si conclude oggi, gli organizzatori avevano avuto la spiritosa trovata di allestire un ‟muro del pianto” con tutti i peggiori articoli usciti sulla manifestazione. Richiesto di mandare qualcosa di mio, mi sono accorto frugando nell’archivio che c’era solo l’imbarazzo della scelta. A sfogliare tanti vecchi giornali, sembra davvero che io abbia passato la vita a parlar male di Cannes. Per fortuna l’iniziativa è sfumata sul nascere, altrimenti mi sarei ritrovato in cattiva compagnia. Ovvero fra i 7.875 lettori di ‟Le Figaro”, sollecitati via internet dalla rubrica ‟Figaro oui Figaro non” a rispondere a una semplice domanda: ‟Andrete a vedere i film selezionati a Cannes?” La risposta è affermativa solo per il 17 per cento, negativa per il residuo 83 per cento. E attenti alle motivazioni. Scrive Pierre: ‟Il festival di Cannes non è cultura, solo promozione di un avvenimento nombrillista”. Aggiunge Géo: ‟Esattamente come i Molières (premi teatrali) e i Césars (premi di cinema), questo festival è una cerimonia realizzata da ‘loro’, con ‘loro’ e in onore ‘loro’”. André scrive addirittura: ‟Perché dovrei spendere del denaro per delle bufale sopravvalutate che la tv programmerà con la massima rapidità?”. Non piacciono neppure i film impegnati; e quelli con il messaggio politico incorporato, tipo Michael Moore, a molti danno fastidio. In questo tipo di inchieste conforta il fatto che al di là del bombardamento mediatico una parte dell’opinione pubblica continua a pensare con la propria testa, ma il timore è che insieme con l’acqua sporca si butti via il bambino. Che cioè alla fiduciosa accettazione di ciò che il cinema propone sia subentrato un rifiuto totale quanto immotivato. La sfiducia nella politica e nelle istituzioni, che è il fatto nuovo degli ultimi decenni in Europa come in Usa, può essere per varie ragioni legittimata, ma può anche portare a ingiusti atteggiamenti di populismo ignorantista. Se mi azzardo per un attimo a leggere il referendum di ‟Le Figaro” con gli occhi di ‟Citizen Cannes”, l’ormai mitico presidente Gilles Jacob, immagino la sua rabbia di fronte a questa levata di scudi che sa tanto di Vandea. Lui certo dovrà accettare la discussione e magari riconoscere qualche eventuale colpa sul piano dei compromessi evitabili o inevitabili, ma vorrei raccomandargli di respingere gli attacchi ispirati a uno sterile qualunquismo. Per quanto mi riguarda, altro che ripescare le mie critiche a Cannes e affiggerle al muro: a questo punto, dopo dieci giorni di un festival fra i migliori di sempre, mi vien voglia di solidarizzare con Jacob e con i suoi collaboratori.

Tullio Kezich

Tullio Kezich (1928-2009), autore di numerosi volumi e commediografo largamente rappresentato, è stato critico cinematografico al “Corriere della Sera”. Con Feltrinelli ha pubblicato la biografia di Fellini, Federico, nel 2002 …