Michele Serra: L'amaca di mercoledì 18 luglio 2007

18 Luglio 2007
L’animosa, amara lettera della lettrice Mila Spicola, pubblicata ieri in prima pagina su questo giornale, nella quale lamentava il sessismo dei maschi italiani, aveva questo di veramente impressionante: che avrebbe potuto essere scritta, pari pari, quarant’anni fa, quando il femminismo era ai suoi primi passi, quando tutto pareva ancora da fare e da disfare, quando sembrava di essere all’inizio di un lungo cammino. Se rileggiamo oggi le stesse precise cose che sentimmo dire allora, quasi con le stesse parole – la stessa rabbia "di genere", le stesse analisi spietate – significa che niente è cambiato. Anzi, peggio: significa che le poche o tante cose che stavano cambiando, o che ci parevano cambiate per sempre, sono state ricacciate indietro una a una, cancellate, represse, e siamo tornati al punto di partenza. Il neo-maschilismo (e il neo-clericalismo, e il neo-conformismo, e la neo-censura, eccetera) sono semmai più virulenti dei loro ceppi originari, come è tipico dei periodi storici reazionari (come il nostro), quando la restaurazione somma ai vecchi abusi di potere anche il veleno vendicativo dell’odio e del disprezzo contro chi ha osato mettere a soqquadro l’ordine costituito. Grazie dunque alla lettrice Spicola, che ci costringe a capire quanto ci sia di vecchio, e di retrodatato, dietro la finta spigliatezza dell’Italia col culo di fuori.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…