Gianni Mura: Tour 2007. Sui Pirenei il guizzo di Contador

27 Luglio 2007
Il Pollo che assume dimensioni da condor comincia a preoccupare il Tour. Doveva pagare la crono di Albi e non l’ha pagata. Il rischio che vinca il Tour è aumentato. Una volta al corridore che dava fastidio si rifilava qualche bastonata (a Gerbi nel 1904) o si avvelenava la borraccia (Duboc nel 1911, Bottecchia nel '23), gli si lanciava pepe negli occhi (Maes nel '38), si tentava di spingerlo in un burrone (Bartali nel '50). Oggi i tempi sono cambiati e solo un crollo di Rasmussen, un gran finale di Contador o la trasformazione di Evans da passivo in attivo. O chissà che altro. In una domenica spagnola il bel cavallino Contador è primo, come Alonso al Nurburgring. Lui e il Pollo si sono parlati all’ultimo chilometro, ma forse non si sono capiti. ‟Gli ho detto che era interesse comune tirare fino in fondo, non gli ho promesso la vittoria di tappa. Qui siamo al Tour e non si fanno regali. Tanto meno a un ragazzo che va forte in salita e che può ancora battermi” dice Rasmussen. ‟Lui è uno che non tiene fede alla parola data e la cosa mi ha nauseato, ma ho vinto comunque e allora finiamola qui” dice Contador. Lo scatto di Rasmussen, ai 300 metri, non era ad uso delle telecamere, ma era dettato dalla voglia di vincere la tappa. Una tappa dominata da loro due. Questo è il Tour dei sospetti e dei colpi di scena. Dei sospetti relativi a Rasmussen il lettore è informato. E i colpi di scena vanno tutti a vantaggio di Rasmussen. Clamoroso il caso di Vinokourov. Ad Albi con gli occhi da lupo diceva che l’avevano seppellito troppo presto e che il Tour sarebbe ricominciato sui Pirenei. E invece per lui è già finito. Il dolore al ginocchio destro è tornato fuori, il morale è andato sotto ai tacchi. A 4 km dalla cima del Pailhères, ossia a 55 km dall’arrivo, Vinokourov è scivolato in coda a un gruppo di almeno 80 corridori. Alla moto della tv che lo inquadrava ha fatto un gesto con la mano che stava a metà tra ‟lasciatemi perdere” e ‟addio”. Dettagli per gli appassionati: Vinokourov non è crollato sull’allungo di qualche scalatore, né su un tratto di salita particolarmente duro. Semplicemente, non ha retto il passo scandito da Millar per la Saunier Duval che sperava di vincere la tappa. Non si sa con chi, ma ci sperava. Intanto, era andata via una fuga tutta spagnola, nata intorno al 30º chilometro. Perez, Gutierrez, Txurruka, Barredo e Colom. C’era anche Kuchynski, non solo bielorusso e dunque intruso ma anche poco portato alle salite. Gli spagnoli se ne sbarazzano in fretta e continuano a strappi, sperando che dietro dormano. Così non è, e il più ostinato dei fuggitivi, Colom, sarà raggiunto e superato a 3,5 km dal traguardo. Dietro non dormono ma nemmeno fanno i fuochi d’artificio. La crisi di Vinokourov è di quelle che non richiedono accanimento, basta lasciarlo andare a fondo e ci andrà, come un sasso nell’acqua. In termini cronometrici: 28’50". A sottolineare in nero la sua giornata nera, anche una caduta sull’ultima salita, colpa di uno spettatore la cui bandiera era finita nei raggi di Ivanov, badante di giornata. Quanto a Moreau, per la commozione di Sarkozy, altri 35’sul groppone. Due favoriti che finiscono nel gruppetto, ecco una cosa che non succede tutti i giorni. Risaliamo la fila. Sul Pailhères aveva sgobbato inutilmente la squadra di Mayo, nell’ultimo tratto Rasmussen aveva fatto lavorare i suoi: Boogerd, Dekker, Menchov, che il Pollo nemmeno saluta, ma i gradi adesso li ha lui e tira fuori gli artigli. All’inizio dell’ultima salita l’operazione prende contorni più precisi. E’una cosa per specialisti. Il treno lo fa lungo Popovych, tra le prime vittime c’è Valverde. Negli ultimi 7 km la parola passa ai tre scalatori più in gamba: Rasmussen, Contador, e il colombiano Soler, che a cronometro aveva rimediato 6’56" da Vinokourov. Gli scatti degli scalatori, a turno, mettono in croce i colleghi abituati a seguire, senza variazioni di ritmo. Saltano prima Kashechkin, poi Evans, poi Kloden. Evans paga il tentativo di rispondere ai primi scatti, lui che scattista non è. ‟E’stata una stupidaggine, lo ammetto, e poi sono andato anche in crisi di fame”. Leipheimer e Sastre limitano i danni, chiudendo sotto il minuto. Come Soler, che ha peccato di inesperienza e preteso forse troppo dalla sua cilindrata. Se in cima a una salita pirenaica troviamo ai primi tre posti tre scalatori puri, non c’è nessuna sorpresa. Oppure sì: sorprende la crescente autorevolezza del Pollo, sorprende la crescente disinvoltura (e bravura) di Contador. Per questo cavallino tifa Francesco Guidolin, che ieri ha scalato il Balès (salita inedita) e il Peyresourde. E che parla come un ciclista: ‟Il Balès, 20 chilometri: i primi dieci un professionista li fa col 53, più duri gli altri dieci, specialmente gli ultimi tre”. Ieri il Tour l’hanno perso in molti, forse anche Evans. Rasmussen ha già fissato il suo margine di sicurezza per l’ultima crono: 3’. Su Evans li ha già, su Contador no e cercherà di allontanarlo. Ha provato a spiegare che risponde solo a domande sulla corsa: ‟C’è ancora una settimana di gara con tre tappe molto dure. Se non mi concentro e comincio a parlare di tutto divento pazzo”. La sua capacità di concentrarsi è eccezionale, in un ambiente in cui alcuni ds (Madiot, Bernaudeau, Legeay) dicono che la Rabobank, nascondendo le pecche di Rasmussen oppure non comunicandole responsabilmente agli organizzatori, ha giocato sporco. Ieri si è visto un uomo vestito da pollo a un chilometro dal traguardo, forse Rasmussen non è così solo. Quanto a Contador, ha confermato di possedere molti numeri da campione, da futuro vincitore del Tour. Forse non quest’anno. Non ha mai corso più di due settimane filate, le incognite cominciano oggi. Ma anche il bello può cominciare. Ieri Contador ha dedicato la vittoria al fratello minore Raul, che dalla nascita soffre di paralisi cerebrale. Quanto ai controlli antidoping, ieri mattina controllati 42 corridori di cinque squadre: Liquigas, Caisse d’Epargne, Gerolsteiner, Saunier Duval e Milram. Tutto regolare.

Gianni Mura

Gianni Mura (Milano 1945). Studi classici, entra alla “Gazzetta dello Sport” nel 1964. Giornalista professionista dall’aprile del ’67. Altre testate: “Corriere d'informazione” (72/74), “Epoca” (74/79), “L'occhio” (79/81). Inviato di “Repubblica” …