Gianni Mura: Tour 2007. Il sorprendente Vinokourov, avanti così tra crisi e imprese

27 Luglio 2007
Più Rasmussen conserva la maglia gialla più cresce il giallo intorno a lui. Più resurrezioni ci sono più è difficile spiegarle. Il ginocchio destro di Vinokourov è deformato da una specie di occhio di bue, ma più grande e rosso, ed è una ferita che impedirebbe a una persona normale di camminare. Conciato così, ha vinto la crono di Albi sotto la pioggia. Incredibile. Il giorno dopo ha beccato quasi mezz’ora. Più credibile, più facile da spiegare. Ha forzato, per orgoglio, per l’onore del Kazakistan sportivo, per dimostrare che la sua sepoltura era stata intempestiva. Ha forzato e ha pagato. D’altra parte si sa che i ciclisti non sono gente normale, hanno più resistenza al dolore. Oggi ci ritroviamo Vinokourov che vince per distacco, infilandosi in una fuga di venticinque partita da lontano (dopo 55 km) e staccandone i resti (Kirchen, Zubeldia, Cobo Acebo) a 18 km dal traguardo, ossia a 5 dalla cima del Peyresourde. Tutto questo è davvero difficile spiegarlo, anche in una zona di apparizioni miracolose, di roghi religiosi, di mostri fantastici, di caverne senza fondo, di tesori sepolti. Un po’come in una commedia surrealista, un giorno Vinokourov ritrova le gambe, poi le riperde, poi le ritrova. Il povero suiveur, sbilanciato da questa successione di polveri e altari, amerebbe cavarsela con un tranquillizzante ‟credo quia absurdum”, ma Tertulliano non si occupava di pedivelle e di pendenze. Egli non troverebbe da ridire sul Plateau de Beille, che Armstrong scalò in 45’43’’nel 2002 e in 45’30’’nel 2004. Il Pollo e Contador, 44’09’’. Il record rimane al Pantani del '98, con 43’30’’, natura mettendo che i numeri non sono tutto c’è la contraddizione di prestazioni sempre più spinte in un clima di controlli sempre più numerosi, là dove numerosi non equivale a rivelatori. In questo clima, la notizia che in mattinata, in un’area di sosta della A64, vicino St. Gaudens, la polizia avesse controllato quattro dei grossi pullman delle squadre, ha fatto drizzare molte orecchie. Le squadre: Rabobank, Discovery, Csc e Astana. Nei bagagli dei corridori sono stati trovati medicinali ma, secondo la portavoce della Astana, niente è stato prelevato, si è trattato di un normale controllo. Sempre ieri mattina i capi del Tour (Clerc e Prudhomme) hanno convocato De Rooy, il responsabile della Rabobank, che è uscito dal colloquio molto teso e non ha rilasciato dichiarazioni. Il biker americano che accusa il Pollo di avergli fatto trasportare merce proibita nel 2002 sarà sentito dall’Uci la prossima settimana, a Tour già finito. Quindi come avrete capito, il Tour vorrebbe liberarsi della scomodissima maglia gialla che si ritrova. Non ci tiene ad avere un’altra riga bianca al posto del vincitore (un altro danese Riis) o a reiterare le lungaggini del caso - Landis. Come sempre, quando si parla molto di etica sportiva, è anche una questione di quattrini. La tivù tedesca ha aperto una breccia, come a Porta Pia, e la breccia resta aperta. Il vero problema è che Rasmussen ci sta prendendo gusto. Chissà come fa a restare concentrato sulla corsa con tutto quello che gli gira intorno, che si dice e scrive di lui. Non male ‟Libération” di ieri. Il succo: conoscevamo il Rasmussen scalatore, prendiamo atto che in un giorno è diventato cronoman, adesso ha qualche altro giorno per diventare sprinter e vincere sui Campi Elisi”. Ieri Contador ha provato ad accontentare la sua squadra, la Spagna, la Francia e tutti quelli che gufano contro il Pollo. Gli ha piazzato quattro scatti nella parte finale del Peyresourde, non durissima, e quattro volte Rasmussen ha risposto, le ultime due con qualche difficoltà. Ma è lucido nell’analisi: ‟Sapevo che in discesa Contador avrebbe ritrovato Hincapie e io sarei rimasto da solo. Non dovevo perdere la sua ruota”. Lo sa che McQuaid ha dichiarato che non sarebbe contento se lui vincesse il Tour? ‟Per me è una novità. Cercherò di vincerlo ugualmente. E’da ottobre che penso al Tour, da quando mi sono rotto il femore sinistro al Giro dell’Emilia”. E’successo anche questo, in effetti, e fa bene Rasmussen a ricordarlo, umanizzando un po’la sua sospetta figura. Ha anche corso il Giro, senza mai farsi notare, finendo a un’ora abbondante da Di Luca. Non sente una pressione enorme, pressione che invece viene risparmiata a Contador? ‟E’normale che le attenzioni si concentrino sulla maglia gialla, è capitato anche ad Armstrong”. Classico esempio di umorismo involontario. Ha fissato un tempo di sicurezza per l’ultima crono? ‟Se la classifica resta questa, mi va bene così”. E ci credo. Quasi un altro minuto rifilato a Evans, che adesso è a 4’tondi. E sempre 2’23’’su Contador, che ad Albi aveva fatto meglio di lui sì, ma di poco, 37’’. Credo che la Discovery abbia sbagliato tattica, attaccando a fondo troppo vicino al traguardo. Il famoso Colle di Balès affrontato per la prima volta, non ha ispirato nessuno. E’mancata un’azione a tenaglia Contador - Leipheimer. Contador ha uno scatto che fa male, in salita, ma si muove troppo d’istinto e forse è anche giusto così, che sbagli. Ieri, tutto sommato, può dire di averci provato, non una ma quattro volte, ma alla fine ha fatto il gioco del rivale, un gioco che diventa più facile quando puoi e devi marcare un solo uomo. Altre cose di giornata. E’rientrata la protesta degli allevatori di pecore che volevano bloccare il Tour. Si sono limitati a esporre striscioni con scritto ‟no agli orsi” e a suonare i campanacci. Hinault, che in Bretagna alleva bovini, ha portato loro la solidarietà del Tour. Principale indiziata delle stragi di pecore è un’orsa slovena, di nome Franska. I pastori chiedono che gli orsi siano chiusi in un parco vasto quanto si vuole, ma recintato. Il governo ci sta pensando. A Mauleon ho parlato con un vecchio e saggio pastore. ‟I giovani non hanno più la vocazione. L’orso non attacca il gregge se sente la presenza dell’uomo. Oggi molti fanno il pastore come secondo lavoro, lasciano il gregge al pascolo e vanno in bottega o in fabbrica. E comunque a me gli orsi sono simpatici, qui gli avvoltoi fanno fuori più pecore degli orsi e nessuno dice niente”. Infine: non è partito Pozzato, la cronometro sotto la pioggia gli aveva portato un febbrone. Il meno peggio dei francesi, Le Mevel, è caduto nella discesa del Port e s’è rotto una clavicola. Nella discesa dal Portet d’Aspet il Tour è passato davanti alla stele che ricorda Casartelli. Oggi giornata di riposo a Pau. Conferenza stampa di Rasmussen alle 14, non si escludono colpi di scena.

Gianni Mura

Gianni Mura (Milano 1945). Studi classici, entra alla “Gazzetta dello Sport” nel 1964. Giornalista professionista dall’aprile del ’67. Altre testate: “Corriere d'informazione” (72/74), “Epoca” (74/79), “L'occhio” (79/81). Inviato di “Repubblica” …