Giorgio Bocca: Che bel delitto merita un applauso
05 Settembre 2007
Ogni giorno, al vespro, l'informazione televisiva compie il suo rito funebre. Racconta i morti da automobili sulle strade e i delitti. Non si sa di preciso a chi interessi questo lugubre e orrido notiziario. Per milioni di ascoltatori il fatto che una famiglia sia morta in un incidente stradale a Canicattì o che una giovane donna sia stata pugnalata in casa sua a Casalpusterlengo, sono del tutto indifferenti, ma ci si è fatta l'abitudine e ormai si andrebbe a cena o a dormire meno soddisfatti della giornata se non ci avessero raccontato questa storia di fondo della nostra vita italiana.
Un memento tutto sommato indolore e quasi consolatorio: beh, anche stavolta è toccato ad altri! La televisione riferisce le testimonianze dei passanti o dei vicini di casa, tutte sui delitti: assurde, inventate, di comodo. Sembravano normalissimi, buongiorno e buonasera, brave persone, non ci siamo mai accorti di niente.
E di che cosa avrebbero dovuto accorgersi? Che in quella giornata apparentemente normale a lui o a lei era girata la testa, aveva buttato il bambino dalla finestra e ammazzato lui o lei a coltellate? I testimoni non sapevano niente e non hanno capito niente di quello che è accaduto. Le televisioni lo sanno. E allora, perché non dicono che in questo mondo accadono cose incomprensibili di cui agli altri non importa veramente niente, ma bisogna parlarne? Non consiste in questo la solidarietà umana, la fratellanza?
Nelle sere seguenti il rito informativo funebre viene perfezionato: appaiono mazzi di fiori di fronte alla casa dei morti assassinati, si fanno i funerali, i superstiti quando appare il feretro si uniscono in uno scrosciante applauso. Che cosa significa? È il sollievo per lo scampato pericolo? È un commiato corale? È la prova che anche noi comunità il nostro dovere lo facciamo sempre, adesso anche con fiori e applausi. È una delle novità assurde di questi tempi fasulli in cui bisogna far spettacolo e mostrare allegria anche quando si è in lutto e al fondo della tristezza. L'applauso per gli assassinati e i suicidi equivale alla musica per tutti e a ogni ora che è diventata una regola nazionale.
I clienti di un bar appena possono mettono assieme una orchestrina, ogni attività umana anche caritatevole anche scientifica tende a manifestarsi con musica sguaiata e dilettantesca, la cultura nazionale consiste principalmente in cori e canzonette, ci sono intellettuali, noti politologi, che esistono perché da giovani hanno fatto parte di una voga canterina.
Presto tornerà di moda anche l'arte naturale del fischio, dello strumento gratuito che tutti possiedono per far musica con il fiato. Ci siamo abituati a vivere per l'assurdo e nell'assurdo. Viviamo al centro di un enorme universo informativo che è riuscito nel nome dell'informazione ad annullarla: volente o nolente anche uno come me che ha passato la vita a informare e a cercare di essere informato si accorge di vivere in un assordante incomprensibile frastuono.
Che cosa è accaduto, per esempio, a metà agosto con lo scoppio di una crisi finanziaria che ha divorato migliaia di miliardi? È accaduto che la pubblica opinione, diciamo i lettori dei giornali e i clienti delle televisioni, hanno saputo di aver perso parte dei loro risparmi senza sapere bene il perché, essendo al di fuori della loro comprensione le spiegazioni forrine dei cosiddetti media.
Miliardi di persone abituate a discutere sul soldo, a risparmiare il soldo, hanno mandato giù senza protesta fiumi di notizie incomprensibili non solo dalla gente comune, ma anche dagli esperti finanziari che in settimane non sono riusciti a spiegarsi e spiegarci che cosa era accaduto. Forse una cosa sola, non pubblicamente ammessa: che il mercato, questa famosa guida superiore della umana economia, in realtà privo di ragione e di controlli, è un uragano che viene per il mondo.
Un memento tutto sommato indolore e quasi consolatorio: beh, anche stavolta è toccato ad altri! La televisione riferisce le testimonianze dei passanti o dei vicini di casa, tutte sui delitti: assurde, inventate, di comodo. Sembravano normalissimi, buongiorno e buonasera, brave persone, non ci siamo mai accorti di niente.
E di che cosa avrebbero dovuto accorgersi? Che in quella giornata apparentemente normale a lui o a lei era girata la testa, aveva buttato il bambino dalla finestra e ammazzato lui o lei a coltellate? I testimoni non sapevano niente e non hanno capito niente di quello che è accaduto. Le televisioni lo sanno. E allora, perché non dicono che in questo mondo accadono cose incomprensibili di cui agli altri non importa veramente niente, ma bisogna parlarne? Non consiste in questo la solidarietà umana, la fratellanza?
Nelle sere seguenti il rito informativo funebre viene perfezionato: appaiono mazzi di fiori di fronte alla casa dei morti assassinati, si fanno i funerali, i superstiti quando appare il feretro si uniscono in uno scrosciante applauso. Che cosa significa? È il sollievo per lo scampato pericolo? È un commiato corale? È la prova che anche noi comunità il nostro dovere lo facciamo sempre, adesso anche con fiori e applausi. È una delle novità assurde di questi tempi fasulli in cui bisogna far spettacolo e mostrare allegria anche quando si è in lutto e al fondo della tristezza. L'applauso per gli assassinati e i suicidi equivale alla musica per tutti e a ogni ora che è diventata una regola nazionale.
I clienti di un bar appena possono mettono assieme una orchestrina, ogni attività umana anche caritatevole anche scientifica tende a manifestarsi con musica sguaiata e dilettantesca, la cultura nazionale consiste principalmente in cori e canzonette, ci sono intellettuali, noti politologi, che esistono perché da giovani hanno fatto parte di una voga canterina.
Presto tornerà di moda anche l'arte naturale del fischio, dello strumento gratuito che tutti possiedono per far musica con il fiato. Ci siamo abituati a vivere per l'assurdo e nell'assurdo. Viviamo al centro di un enorme universo informativo che è riuscito nel nome dell'informazione ad annullarla: volente o nolente anche uno come me che ha passato la vita a informare e a cercare di essere informato si accorge di vivere in un assordante incomprensibile frastuono.
Che cosa è accaduto, per esempio, a metà agosto con lo scoppio di una crisi finanziaria che ha divorato migliaia di miliardi? È accaduto che la pubblica opinione, diciamo i lettori dei giornali e i clienti delle televisioni, hanno saputo di aver perso parte dei loro risparmi senza sapere bene il perché, essendo al di fuori della loro comprensione le spiegazioni forrine dei cosiddetti media.
Miliardi di persone abituate a discutere sul soldo, a risparmiare il soldo, hanno mandato giù senza protesta fiumi di notizie incomprensibili non solo dalla gente comune, ma anche dagli esperti finanziari che in settimane non sono riusciti a spiegarsi e spiegarci che cosa era accaduto. Forse una cosa sola, non pubblicamente ammessa: che il mercato, questa famosa guida superiore della umana economia, in realtà privo di ragione e di controlli, è un uragano che viene per il mondo.
Giorgio Bocca
Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …