Giorgio Bocca: La guerra infinita

22 Ottobre 2007
Perpetual war for perpetual peace. Ossia, la guerra infinita, come quella in corso nel Medio Oriente. Nella guerra infinita nessuna sconfitta appare definitiva: il Bush sconfitto in Iraq può essere vincitore in Afghanistan dove la partita è aperta o in Iran dove la guerra è già cominciata senza dichiarazioni ufficiali.
Che cos' è la guerra infinita che riempie le nostre televisioni, i nostri giornali, le nostre perpetue angosce? Come può durare senza soste? Come è possibile che i potenti la alimentino di continuo?
Una delle ragioni per cui esistono queste guerre infinite è la scomparsa in molti paesi, negli Stati Uniti in particolare, della leva militare obbligatoria. Nella Seconda guerra mondiale, quando c'era la leva obbligatoria, il soldato lo facevano tutti e proprio per questo si arrivò a una pace che durò più di mezzo secolo. Furono gli Stati Uniti d'America a capire per primi che la guerra di tutti non era più possibile, che i giovani ricchi piuttosto di fare la guerra del Vietnam preferivano disertare in Canada o in Sudamerica. Allora finì l'esercito di leva e si arrivò all'esercito di mestiere: ufficiali istruiti e bianchi, truppa ignorante e di colore, cioè i poveracci in gran parte neri che per campare dovevano arruolarsi. Di costoro vivi o morti che siano ci si può occupare come carne da cannone. Se uno dei poveracci muore al Pentagono non si disturbano, mandano un telegramma alla famiglia e consegnano il cadavere a domicilio.
La guerra infinita può continuare anche nella ricca America: la riserva di poveri che devono in qualche modo campare è senza fine. La guerra senza fine è possibile, anzi necessaria, perché l'impero ne ha fatto una parte integrante della sua economia: i 150 mila soldati mandati in Iraq, a cui aggiungere i 70 mila contractors, i mercenari che sostituiscono i soldati a stipendio di compagnie private come la gigantesca Halliburton del vicepresidente Dick Cheney, sono costati alla nazione americana una montagna di miliardi finiti per la maggior parte nelle tasche dei ricchi che giustamente considerano la guerra infinita il migliore e più sicuro degli investimenti. La guerra infinita è possibile perché infinita è la lotta per la sopravvivenza economica. Il presidente americano George Bush ha fatto guerra all'Iraq non perché Saddam Hussein era un dittatore feroce, non per esportare la democrazia, ma perché era in gioco il fondamento dell'impero, cioè l'indissolubile binomio del controllo del petrolio e della supremazia del dollaro. La guerra infinita è possibile perché i suoi artefici ne hanno fatto una guerra globale che si sposta come vuole in tutti i continenti. Le guerre di un tempo si ripetevano nei luoghi cruciali dei confini, montagne o fiumi deputati a ospitare le grandi stragi. Adesso la rocca di Gibilterra è praticamente abbandonata e gli americani sono partiti armi e bagagli dalla Maddalena per le nuove basi in Turchia più vicine all'epicentro bellico.
E le bandiere? Le patrie? Le fanfare? I nastrini delle medaglie e delle guerre? Resistono come i colbacchi e le penne e i picchetti d'onore, perché quanto più la guerra è impossibile tanto più tutti si preparano a farla. L'Inghilterra ha appena costruito una nuova potentissima flotta, la Russia vuol tornare minacciosa come ai tempi di Stalin. Persino i tedeschi hanno rimandato nel mar del Libano le loro navi da guerra e i cinesi tengono pronto un esercito di un milione e mezzo di uomini. La guerra infinita piace a tutti, non c'è piccolo paese che non spenda buona parte delle sue risorse nel commercio delle armi. Prosit.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …