Giorgio Bocca: Un nuovo socialismo

15 Febbraio 2008
Sui giornali e alla televisione continua l'elogio del libero mercato, cioè di qualcosa che non esiste, smentito dalla realtà. E mentre si celebra la morte delle ideologie, delle utopie, delle promesse ingannevoli, sale il concerto di lodi al 'capitalismo natura', cioè la corsa al profitto come unico premio ai cittadini laboriosi e unico freno ai pigri e ai disonesti. La giustificazione ripetuta sino alla noia è il solito così siam fatti o così fan tutti. Basta aprire gli occhi e guardare cosa succede nel nostro Paese e nel mondo per capire che questo libero mercato non è libera concorrenza, ma uno scontro di giganti che dispongono di montagne di miliardi e dell'appoggio dei politici al potere, non libero mercato, ma spartizione tra i più forti.
E allora, perché appendergli addosso virtù che non ha e nascondere anche i difetti più macroscopici? Il libero mercato, nel senso di un mercato senza regole che può portare alla fine del genere umano, è la filosofia delle alluvioni, dei terremoti: venir trascinati verso la rovina universale continuando a dire che si tratta di un processo naturale e benefico.
Il libero mercato come selezione dei migliori? Quel che succede realmente in Italia è l'esatto contrario, la corsa al profitto seleziona i peggiori: ci sono province nel nostro Meridione in cui il ceto dirigente, la borghesia al potere negli uffici e nelle industrie, quella che dovrebbe combattere le associazioni malavitose, diventa Mafia, crea la nuova società capovolta dove sono premiati i delinquenti e puniti gli onesti.
Dal libero mercato si passa al partito degli affari, dallo Stato di diritto allo Stato mafioso dove a comandare sono le associazioni dei furbi e ladri. La decomposizione dello Stato di diritto è manifesto: l'applauso del Parlamento a un deputato che difende l'impunità sua e della sua casta, il perdurante e crescente elogio del 'martire' Craxi, cioè del politico che ha creato il sistema delle 'dazioni', i pedaggi che la politica pretende dalla società civile, un politico condannato in modo definitivo dai tribunali della Repubblica, uno che considerava giusto e normale usare ai suoi fini personali i miliardi delle aziende di Stato. Difeso e lodato dal partito degli affari perché aveva ridotto la politica a un affare.
A volte si ha l'impressione che si avvicini la catastrofe finale. La vergognosa vicenda napoletana di una grande città sommersa dalla spazzatura perché i furbi e i ladri per fare soldi non hanno voluto spazzarla via, indica però la via a un socialismo nuovo, non più utopico e romantico, non più evangelico e filantropico, ma da stato di necessità. Un socialismo obbligatorio che s'imporrà per la sopravvivenza, perché il mondo ha dei limiti, perché non ha più posto per tutti i desideri e tutti i soprusi.
Il libero mercato sta portandoci all'autodistruzione: se non provvedi a rimuovere la tua spazzatura, te la ritrovi sulla porta di casa. Il rimedio dei ricchi di passare le loro spazzature ai poveri non è più facile e indolore.
Al posto del libero mercato il socialismo della sopravvivenza arriverà, speriamo, al mercato possibile. Mettendo fine al mercato libero dell'autodistruzione, degli sprechi, dei furti, per passare al mercato ragionevole dei consumi compatibili con le risorse, del benessere esente dagli sprechi e dalle competizioni insensate. E alla rinuncia a una cultura di stampo militare, fatta di continue conquiste e di continui riarmi.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …