Fabrizio Tonello Condannato a morte in base alla Bibbia

08 Settembre 2008
‟Se uno colpisce un altro con uno strumento di ferro e quegli muore, quel tale è omicida; l'omicida dovrà essere messo a morte. (...) O se lo colpisce con uno strumento di legno che aveva in mano, atto a causare la morte, e il colpito muore, quel tale è un omicida; l'omicida dovrà essere messo a morte. Sarà il vendicatore del sangue colui che metterà a morte l'omicida: quando lon incontrerà, lo ucciderà”. Così dice l'Antico Testamento (Numeri, 35, 16-19) e così decise nel 1998 la giuria del Texas che processava Khristian Oliver, un giovanissimo rapinatore che aveva ucciso la vittima della rapina colpendolo con il calcio di un'arma. Oliver doveva essere giustiziato. Così hanno deciso venerdì 14 agosto tre giudici texani per la Corte d'Appello del Quinto Circuito, con sede a New Orleans.
Nel corso di una serie di procedimenti legali successivi alla prima sentenza, gli avvocati di Oliver scoprirono che numerosi giurati avevano con sé la Bibbia durante le deliberazioni in camera di consiglio e che alcuni di loro avevano letto il passaggio dal libro dei Numeri agli altri nella fase di decisione sulla pena da applicare. Uno dei giurati, Michael Brenneisen, dichiarò in una intervista che usò la Bibbia per essere certo di raggiungere la decisione giusta, chiedendosi: «Cosa deciderebbe il Signore in questo caso?» Sempre Brenneisen disse a un giornalista straniero che, in caso di conflitto fra la legge civile e la legge biblica, a suo parere, l'Antico Testamento doveva prevalere.
Gli avvocati di Oliver avevano chiesto alla Corte d'Appello del Quinto Circuito di annullare la condanna sulla base di una sentenza della Corte Suprema che vieta ogni «interferenza esterna» nelle deliberazioni della giuria (Parker v. Gladden, 1966). In particolare, sostenevano che la lettura di un passo della Bibbia che sembrava descrivere i fatti del processo («Se lo colpisce con uno strumento di legno che aveva in mano, atto a causare la morte, e il colpito muore, quel tale è un omicida; l'omicida dovrà essere messo a morte») era stata ovviamente un danno per l'imputato.
Che la Bibbia sia una «interferenza esterna» alla legge dello Stato dovrebbe essere palese, ma la giurisprudenza americana è invece divisa: vari tribunali hanno deciso che, poiché la Bibbia fa parte del bagaglio culturale del cittadino comune, non c'è nulla di male se un giurato cerca «conforto e ispirazione» in essa, anche in camera di consiglio. Altre corti sono state di parere opposto e il giudice Prado (nominato da Reagan e promosso alla Corte d'Appello da Bush nel 2003) ha riconosciuto che, leggendo ad alta voce il passo del libro dei Numeri che sembrava applicarsi perfettamente ai fatti del processo, il giurato responsabile aveva «oltrepassato il segno». Tuttavia, poiché l'imputato non aveva concretamente dimostrato che una corte di grado inferiore aveva sbagliato nel valutare che la giuria aveva emesso il proprio verdetto senza influenze esterne il carattere decisivo dell'interferenza non era sufficientemente provato. La sentenza di morte va quindi confermata. Probabilmente gli avvocati di Oliver ricorreranno alla Corte Suprema ma se, come spesso è accaduto in questi anni, la Corte rifiuterà di riesaminare il caso la sentenza diventerà definitiva e Oliver, 31 anni di cui 10 passati nel braccio della morte, sarà giustiziato.

Fabrizio Tonello

Fabrizio Tonello (1951) insegna Scienza dell'Opinione Pubblica presso l'università di Padova. Ha insegnato anche nel Dipartimento di Scienze della Comunicazione presso l'università di Bologna e nella Scuola Internazionale Superiore di …