Maurizio Maggiani: Pietrasanta, nel cortile di Gimmi
A Pietrasanta ci sono laboratori per fare ogni genere di chincaglieria marmorea appetita dal mercato turistico e pellegrinante. Dinastie di onesti artigiani che da centinaia di anni torniscono esaurienti riproduzioni del David di Donatello o della Madonna di Fatima dalla scala 1:1 alla 1:100. Come è ancora possibile in Pietrasanta trovare mortai scavati a mano per chi volesse cimentarsi nell’impossibile arte del ‟vero” pesto genovese o della farmacopea galenica. Per non dire degli artigiani del posacenere e della scultura funebre, scalpellini d’arte fornitori di stupende Pietà post michelangiolesche alle abbienti famiglie disfatte da incolmabili lutti.
E poi c’è Gimmi, l’ultimo grande laboratorio d’arte, l’officina dove vanno a chiedere il permesso e il privilegio di essere assistiti gli scultori che possono permettersi l’onore di essere accettati come clienti. Qui si è fermato a vivere Moore per poter lavorare notte e giorno, estate e inverno. Prima di lui è venuto Michelangelo, anche se ha preferito tornarsene a Roma e portare qualche giovanotto scalpellante con lui. Naturalmente il laboratorio di Gimmi è un luogo sacro e violabile solo eccezionalmente. Quasi mai sono concesse visite, mai fotografie. Al tempo di questa immagine, l’officina stava lavorando per Botero, Folon, Mitoraj. E nel cortile, dove nella bella stagione i maestri scalpellini vanno a fare colazione con pale e lardo e vino di Candia, stava sonnecchiando in balia di imperscrutabili sogni un volto che forse diventerà Mitoraj, forse soltanto un lavoro ben fatto.