I have a dream

21 Agosto 2013

Io continuo ad avere un sogno. È un sogno che ha radici profonde nel sogno americano.
Il 28 agosto del 1963, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili passata alla storia come la Marcia di Washington, Martin Luther King teneva il suo celebre discorso al davanti al Lincoln Memorial.

 

copertina il sogno della non violenza “...Oggi, amici, vi dico che se anche affrontiamo le difficoltà di oggi e di domani, io continuo ad avere un sogno. È un sogno che ha radici profonde nel sogno americano.
Ho un sogno che un giorno questa nazione si leverà e vivrà secondo il vero significato del suo credo: ‘Noi riteniamo queste verità evidenti di per sé; che tutti gli uomini sono creati uguali’.
Ho un sogno che un giorno, sulle rosse colline della Georgia, i figli degli ex schiavi e i figli degli ex padroni di schiavi potranno sedersi assieme al tavolo della fraternità.
Ho un sogno che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato che soffoca nel caldo dell’ingiustizia, che soffoca nel caldo dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.
Ho un sogno che i miei quattro bambini vivranno un giorno in una nazione in cui non saranno giudicati dal colore della loro pelle, ma dalla sostanza del loro carattere.
Ho un sogno oggi.
Ho un sogno che un giorno, giù in Alabama, con i suoi feroci razzisti e quel governatore le cui labbra grondano parole di interposizione e di annullamento delle leggi federali, un giorno, proprio lì in Alabama, i bambini e le bambine neri possano prendere per ma¬no i bambini e le bambine bianchi e camminare in¬sieme come fratelli e sorelle.
Ho un sogno oggi.
Ho un sogno che un giorno ‘ogni valle sarà innalzata, ogni collina e ogni montagna sarà appianata, i luoghi scoscesi diventeranno piani e i luoghi tortuosi diventeranno dritti, e la gloria del Signore sarà rivelata, e tutta l’umanità assieme potrà vederla’.
Questa è la nostra speranza. Questa è la fede con cui ritorno al Sud. Con questa fede saremo in grado di staccare dalla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridule dissonanze della nostra nazione in una splendida sinfonia di fraternità. Con questa fede saremo in grado di lavorare assieme, di pregare assieme, di lottare assieme, di levarci assieme per la libertà, sapendo che saremo liberi un giorno.
E questo sarà il giorno. Questo sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio potranno cantare con un significato nuovo: ‘Patria mia, è di te, dolce terra di libertà, è di te che canto. Terra dove sono morti i miei padri, terra dell’orgoglio dei pellegrini, da ogni montagna lascia risuonare la libertà!’.
E perché l’America sia una grande nazione, questo si deve avverare. E dunque che la libertà risuoni dalle prodigiose sommità del New Hampshire. Che la libertà risuoni dai possenti monti di New York. Che la libertà riecheggi dagli alti Allegheny della Pennsyl¬vania!
Che la libertà risuoni dalle innevate Montagne Rocciose del Colorado!
Che la libertà risuoni dai curvi pendii della California!
Ma non basta questo; che la libertà risuoni dalla Stone Mountain della Georgia! Che la libertà risuoni dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Che la libertà risuoni da ogni collina e da ogni minimo rilievo del Mississippi. Da ogni montagna, che risuoni la libertà.
E quando ciò avvenga, quando consentiremo alla libertà di risuonare, quando la faremo risuonare da ogni paese e da ogni villaggio, da ogni stato e da ogni città, saremo in grado di anticipare il giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, protestanti e cattolici, potranno prendersi per mano e cantare le parole dell’antico spiritual negro: ‘Liberi infine! Liberi infine! Grazie a Dio onnipotente, siamo infine liberi!’.”

Washington, DC, 28 agosto 1963.
Estratto dal discorso tenuto alla Marcia di Washington.

Il sogno della non violenza di Martin Luther King Jr

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